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21 Marzo 2008

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RACCONTI DI PIETRA*
Madre, Abbraccio, Casa, Forza, Silenzio, Rispetto, Bellezza, Architettura, Unicità, Patrimonio non rinnovabile

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Foto Palmalisa Zantedeschi

Rispetto
La tradizione ci insegna che l’uomo è un microcosmo nel macrocosmo, un organismo in sè completo e inserito nell’armonia universale.
E l’albero rappresenta l’uomo: come il suo tronco non cresce in altezza e non si espande con una chioma rigogliosa se non ha profonde radici, così la nostra mente non è in grado di elevarsi spiritualmente e di sviluppare le proprie potenzialità, se tende a staccarsi dal quotidiano e a disprezzare le umili cose di ogni giorno.
Era una fredda mattina di inverno. Il vecchio sedeva sul selciato, i piedi nudi poggiavano accanto ai fiori che sporgevano, polverosi, fra i pochi fili d’erba ai lati della strada. I ciottoli irregolari, a formare il suolo dell’improbabile sentiero di campagna, conducevano per una ripida salita fino ai piedi dell’immenso Monastero di Rasmatah.
Fumi di incensi ed essenze esotiche si disperdevano alti nell’aria; il loro odoroso sospiro accompagnava i mantra dei grandi Maestri, riuniti in somma meditazione.
Mille macchie a scacchiera, bianche e arancioni. Esili corpi di giovani eletti, nel fiore di un’età imprecisata, si muovevano sollevando il petto all’unisono, seguendo il respiro del vecchio baba Lità. Celebre e ascoltato predicatore, il venerato sacerdote aveva raccolto intorno a sè una vasta comunità di fedeli, che sotto la sua egida si erano rispettosamente riuniti, onorandone precetti e parole. Ore di preghiere e lunghe meditazioni scandivano la giornata, seguite da prediche e insegnamenti morali. Si praticava la purificazione dell’anima attraverso sacrifici e voti di castità; il precetto dell’astinenza da ogni eccesso accompagnava incuranza e disdegno di ogni piacere, per una spirituale ricerca di eterna serenità.
Uno dei giovani monaci del Tempio, terminati la sontuosa cerimonia e il mistico sermone, perplesso su quanto ascoltato scese dabbasso, incontrando sulla via l’uomo dai piedi scalzi, ancora seduto sul ciglio della strada.
Immerso tra mille, ascetici e pur sublimi pensieri, il ragazzo non si avvide della presenza del vecchio e, calpestando i pochi fiori fra le sue gambe, proseguì come se niente fosse il suo cammino.
L’accesa brama di elevazione spirituale, ricerca affannosa dell’idea del Bello e del Buono, probabilmente aveva fatto scordare al giovane quanto invece il vecchio teneva bene a mente, nel rispetto della dignità di ogni cosa presente – più che nella vana speranza di un lontano e trasparente domani:
“Un potere immortale collega in modo più o meno forte tutte le cose tra loro:
Non si può strappare un fiore senza turbare una stella!”.

Nicoletta Gemignani

* Racconti di pietra, testi di Alfonso Acocella e Nicoletta Gemignani, foto di Palmalisa Zantedeschi

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