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25 Maggio 2009

Design litico

Monocromo

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Il padiglione Monocromo progettato da VISTO Architectural Workshop.

L’impegno sinergico di un gruppo di aziende in un progetto comune di exhibit design ha creato Monocromo, uno spazio per le mostre culturali delle prossime edizioni veronesi di Abitare il Tempo e Marmomacc; nell’allestimento la Pietra Serena di Firenzuola darà vita ad un involucro rustico pensato per racchiudere una collezione di elementi lapidei per l’ambiente bagno. Scorze dell’arenaria toscana, scelte nel piazzale di cava e messe in opera senza ulteriori lavorazioni, conferiranno alla microarchitettura l’aspetto di uno scrigno roccioso teso a restituire la facies primigenia della materia litica; i pezzi di design, anch’essi interamente realizzati in Pietra Serena, interpreteranno il litotipo in modo raffinato e fortemente concettuale.
Monocromo è ideato da VISTO Architectural Workshop e ospiterà la collezione Saturnia firmata da Philippe Nigro per PIBA Marmi. La realizzazione dello spazio sarà possibile grazie alla collaborazione strategica delle realtà produttive che hanno voluto il progetto e che sono tra loro complementari: Il Casone fornirà e lavorerà la pietra serena estratta e selezionata in cave di sua proprietà; PIBA Marmi sarà impegnata nella declinazione monomaterica della collezione di elementi per il bagno esposta all’interno; Fischer e Fila interverranno nelle fasi di ingegnerizzazione ed esecuzione dei sistemi di fissaggio delle scorze e di finitura superficiale della pietra; Viabizzuno, infine, firmerà il progetto illuminotecnico del padiglione.

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Blocchi di pietra serena in un piazzale di cava a Firenzuola.

L’involucro di Monocromo sarà sostenuto da un’intelaiatura metallica leggera su cui verrà fissato un rivestimento costituito da moduli di pietra del formato omogeneo di 100×70 cm, e di spessore variabile dai 6 agli 8 cm. Le lastre saranno ricavate dalle scorze dei blocchi di Pietra Serena, cioè dalle facce esterne degli elementi tridimensionali che in genere vengono scartate all’avvio della filiera di normale trasformazione dell’arenaria toscana. Le scorze recano i segni delle perforazioni ripetute e delle lavorazioni a spacco necessarie per la separazione del materiale litico dal fronte di cava e praticate per ottenere la prima riquadratura dei blocchi; esse daranno vita ad una superficie di rivestimento ruvida e vibrante, sì monocromatica ma ricca di sfumature e di effetti chiaroscurali attivati dalla luce radente.
Il rivestimento litico fodererà anche l’interno dello spazio espositivo, sul pavimento e sulle pareti dove la pietra mostrerà all’osservatore lo stesso volto rugoso e naturalistico dell’esterno o un aspetto maggiormente formalizzato: in alcuni settori dei setti di chiusura, infatti, l’involucro sarà visibile attraverso l’esile struttura metallica di sostegno in forma di superficie complanare e levigata, poiché le facce interne delle lastre saranno rettificate da un semplice finitura a piano sega.

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Le superfici rustiche di alcune scorze di pietra serena.

In questa scena fissa, contrassegnata dal total design in Pietra Serena, sarà collocata, infine, la nuova collezione Saturnia di Philippe Nigro, dove il designer esplora variazioni di geometrie compenetrate, interpretabili come insolite metafore del bisogno attuale di integrazione tra genti e culture e tradotte in una singolare trasfigurazione della teoria diagrammatica degli insiemi matematici, fatta di figure litiche nitide e compatte.
Nell’involucro rustico del rivestimento, come anche nel raffinato cuore di design dell’interno, la netta dominante cromatica plumbea del padiglione, si frazionerà di fatto nelle innumerevoli sfumature di grigi freddi e caldi della struttura minerale naturale della Pietra Serena, si arricchirà di varianti livide, argentee, azzurrate e cinerine, di venature gialle e velature brune, di micalizzazioni rilucenti e sottili inclusioni di calcite bianca; queste ultime, a loro volta, giocheranno con le tessiture superficiali sempre variate delle scorze, segnate da solchi, grane più o meno scabre, dorsali più o meno pronunciate.

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Vista interna del padiglione Monocromo.

Monocromo confermerà così la vera natura del grigio, tinta nient’affatto neutra e priva di carattere, ma ricca di qualità relazionali empatiche rispetto alla luce e agli altri colori e, soprattutto, carica di significati simbolici affascinanti; come ricorda ad esempio Michel Pastoureau, nelle sue osservazioni sulla storia culturale e antropologica dell’universo policromatico, il grigio ha tutti i caratteri di un vero colore e possiede un duplice simbolismo: «per noi, spesso, può evocare la tristezza e la vecchiaia; ma, in un’epoca in cui la vecchiaia non era deprezzata, rimandava al contrario alla saggezza, alla pienezza, alla conoscenza. Ne ha serbato l’idea d’intelligenza (la materia grigia). Alla fine del Medioevo, lo si vedeva come l’opposto del nero, dunque simbolo della speranza e della felicità. Charles d’Orleans ha scritto perfino una poesia intitolata “Il grigio della speranza”.
(…) Il grigio ha uno status a parte. Goethe, d’altronde, aveva intuito questa singolarità. Per lui, il colore che riuniva tutti gli altri non era il bianco, tinta debole che a suo avviso conteneva poche materie colorate, ma proprio il grigio che lui definiva colore “medio”. Cosa che, da un punto di vista chimico, non è affatto stupida. Per giunta (…) il grigio è il colore più ricco da lavorare: possiede un gran numero di sfumature, autorizza le monocromie più delicate, esalta gli altri colori».1

di Davide Turrini

Vai a:
Philippe Nigro
Casone
Fila
Fischer
Piba Marmi
Viabizzuno

Note
1 Michel Pastoreau, Dominique Simonnet, Il piccolo libro dei colori, Firenze, Ponte alle Grazie, 2006, p. 100, (I ed. francese, 2005)

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