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16 Novembre 2009

Design litico

I marmi biomimetici di Patricia Urquiola

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Rivestimento Macrosterias di Patricia Urquiola per Budri. (ph. Davide Turrini)

Nuove metafore naturalistiche pervadono da alcuni anni l’arte, l’architettura e il design, mutuando dai mondi biologici figure, pattern tessiturali e consistenze materiche, e rinvigorendo di fatto il perpetuo tentativo dell’uomo di superare l’archetipico contrasto tra natura e artificio. Nell’aspirazione di avvicinare al “bios” i manufatti o i prodotti industriali, si assiste sempre più spesso alla creazione di architetture o pezzi di design ricoperti di essenze vegetali nonché alla proliferazione di materiali artificiali che nell’aspetto, o nelle qualità tattili, ripropongono con diversi gradi di raffinatezza presenze organiche vitali e mutevoli.
Con questa volontà ha operato Patricia Urquiola, designer di origine iberica e di formazione italiana che in occasione dell’ultima edizione del salone Marmomacc ha firmato le installazioni Marbleous Garden e Macrosterias. Nel primo caso, la Urquiola ha “dato vita” a un giardino oversize dove l’uso di materiali come il marmo, la pietra e l’onice è stato declinato in stimolanti contrasti chiaroscurali popolati di piante terrestri e acquatiche, rampicanti, ricadenti, tappezzanti o galleggianti.

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Piante in una vasca di marmo nell’installazione Marbleous Garden. (ph. Davide Turrini)

La composizione litico-vegetale è stata servita al pubblico su un grande vassoio marmoreo ricamato con innesti erbosi, dove l’ospite si è trovato come “Alice nel paese delle meraviglie”, circondato da enormi catini e alte ampolle che rielaboravano, in scala gigante, forme già impiegate dalla designer per interpretare la raffinata collezione di ceramiche Landscape per Rosenthal. I grandi vasi, sullo sfondo di un esile graticcio-pergola in pietra calcarea, sono stati decorati con calligrafiche texture a rilievo, ispirate all’idea di eleganti presenze organiche condotte ad invadere e ad erodere parzialmente le forme solide e inanimate della materia lapidea.

Globi in onice traslucente dalle tinte tenui, hanno poi corredato il giardino a ricordare molli presenze di attinie o altre creature marine, completando la sensazione di un ecosistema anfibio lasciato libero di crescere e trasformare l’opera dell’uomo rendendola cangiante, viva, più amichevoli.

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Schermi traforati in marmo e dettaglio della panca-alveare in Green Bowenite dall’installazione Macrosterias. (ph. Davide Turrini)

Nel caso delle superfici Macrosterias, ideate da Patricia Urquiola per Budri, la preziosa tradizione italiana del commesso di pietre dure policrome ha trovato una stupefacente attualizzazione, grazie alla quale l’affascinante mondo delle micrasterias – micro organismi vegetali invisibili ad occhio nudo – è stato ingrandito a dismisura e rielaborato con processi grafici digitali per dar corpo a suggestive ibridazioni, in cui marmi e onici esotici sono stati accostati a inclusioni erbose e a legni pregiati.
La visione della Urquiola ha portato così alla creazione di una tarsia litica popolata dalle micrasterias, da tralci e racemi sinuosi, da insetti alati; in tale tessitura, segnata da motivi naturalistici e da geometrie astratte, elementi del regno botanico e di quello zoologico si sono fusi in inedite chimere, incastonate in tappeti o arazzi di pietra a tratti lisci e specchianti, a tratti “trapuntati”, a tratti lavorati ad “effetto pixel” con macchine a controllo numerico.

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Marbleous Garden di Patricia Urquiola: dettaglio di una parete traforata in pietra da cui si affacciano essenze vegetali. (ph. Davide Turrini)

Tra le pareti e sui pavimenti di Macrosterias una grande panca-alveare di oltre 40 metri quadrati di superficie, realizzata con marmo verde Green Bowenite traforato e alleggerito su honeycomb di alluminio, ha aggiunto un tocco di esotica eccentricità all’insieme.
In entrambe le installazioni la natura si è impossessata della pietra, o ricoprendola letteralmente con un proliferare di vegetazione o perché la materia litica stessa ha simulato anatomie fitomorfe; le strutture di tessuti organici, rielaborate, hanno generato pattern grafici astratti con cui traforare o intarsiare trine litiche leggere ed evanescenti; le forme di frutti e infiorescenze, o di fogliami marini e bulbi rigonfi di linfa hanno procreato pietre tumide o gelatinose, capaci di attivare nel visitatore un potente intreccio di sensazioni sinestetiche.

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Sedute in onice traslucido all’interno del Marbleous Garden. (ph. Davide Turrini)

In ultima analisi, con le sue fitopietre e litopiante, la Urquiola ha dimostrato ancora una volta coma la materia lapidea sia sempre più versatile e creativa, pronta a dar vita, grazie alle più aggiornate tecnologie di lavorazione, alle infinite ispirazione del progetto contemporaneo di architettura e design; anche a quelle ispirazioni d’artificio che in apertura del nuovo millennio ambiscono a perdersi nel misterioso e ancestrale abbraccio della natura.

di Davide Turrini

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