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19 Ottobre 2010

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LITODIVERSITÀ
Il Casone e Budri con Uainot Architetti per “Abitare il Tempo” e “Marmomacc 2010”


Allestimento progettato da Uainot Architetti per Il Casone e Budri

Kengo Kuma, Claudio Silvestrin, Francesco Steccanella, Gianluca Rossi insieme allo studio Uainot di Bologna, questi gli architetti che negli ultimi anni si sono fatti interpreti del concept aziendale del Casone. Opere di raffinata qualità, risultato di un mirabile insieme di architettura e design, sono state capaci di rappresentare, valorizzandola, la qualità della pietra estratta e lavorata da quest’azienda leader del settore lapideo. Un’operazione spesso perseguita attraverso il riutilizzo di materiali scartati in cava ma sempre più frequentemente utilizzati attraverso processi esecutivi nuovi in grado di sfruttarne le insite potenzialità e far sì che niente risulti più materia di scarto.
Per i due eventi fieristici che si sono susseguiti quest’anno a Verona, Abitare il Tempo e Marmomacc 2010, il Casone decide di arricchire la propria proposta al pubblico attraverso un brillante dialogo con Budri, l’azienda modenese all’avanguardia nei rivestimenti in marmo e commesso lapideo.
La nuova sfida è la connessione del progetto con l’anno Internazionale della Biodiversità proclamato, per il 2010, dalle Nazioni Unite. La salvaguardia delle diversità biologiche esistenti sul pianeta si concretizza in nuovo obiettivo e oggetto di comunicazione capace di dimostrare che anche nel contesto di questa filiera produttiva un contributo a questo percorso, volto alla difesa della vita, è possibile.
Se da una parte tecniche e processi di lavorazione volti in maniera sempre più netta alla salvaguardia del territorio e sottoposti a rigidi controlli degli enti preposti tutelano gli equilibri naturali dalle alterazioni che il settore del lapideo potrebbe potenzialmente provocargli, dall’altra le occasioni progettuali di spazi finalizzati alla rappresentazione della tipologia, delle caratteristiche e delle qualità dei prodotti aziendali possono trasformarsi in momenti di trasmissione di un messaggio e di sperimentazione di nuove concezioni materiche.


L’architetto Gianluca Rossi espone il progetto (foto G. De Sandre)

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Sono questi gli spunti attraverso i quali “Uainot Architetti” per Il Casone e Budri ha progettato la carta da visita per il 2010 delle due aziende.
Il nuovo allestimento trasforma il concetto di “biodiversità” in “litodiversità”. Nel nuovo spazio, l’immancabile protagonismo della pietra si confronta con una vera e propria “bio-sfida”, come la definisce lo stesso progettista raccontando il processo che ha dato forma concreta alla sua idea creativa, reso possibile dalla professionalità del Casone e Budri per la fornitura di materiali di pregio e per la lavorazione e il montaggio delle superfici, dalla maestria del gruppo Corradi per la modellazione degli arredi e dall’esperienza di Martinelli Luce per la cura dell’illuminazione.
La pietra si presta ancora una volta a misurarsi con i propri limiti facendo tesoro delle precedenti esperienze legate a “leggerezza”, “flessibilità” e “superficie epidermica”, le tematiche perseguite da aziende e architetti nel corso delle ultime tre edizioni di Marmomacc incontra il Design.
Se il progetto si concentra sulla biodiversità, l’inorganicità connaturata alla pietra sembra essere mancanza e ostacolo; Gianluca Rossi riesce invece a concepirla come stimolo per riuscire a trasformarla in organica apparenza. I conci di pietra si modellano allora in catene molecolari; il simbolo della vita, scelto come modulo compositivo del nuovo spazio, conduce la pietra cavata e priva di energia vitale al suo divenire elemento vegetale che emerge dall’acqua.


Veduta esterna dello stand del Casone e Budri (foto G. De Sandre)

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Lo spazio, dal perimetro quadrangolare, contiene al suo interno una porzione della catena organica, un cilindro contenente una serie di moduli molecolari connessi tra loro e poggianti su una spirale bidimensionale che si fa punto nevralgico del progetto. È attraverso quest’ultima che, concettualmente, la pietra cavata rappresentata da un possente muro scabro posto lungo una parte del perimetro esterno, prende vita trasformandosi in canneto, eretto sul lato opposto della pedana. Alla molecola si affiancano i quattro elementi naturali, il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra, rappresentati da elementi litici di raffinato design.
Elementi concettuali, quelli appena descritti, che corrispondono quindi ad elementi architettonici o di design costruiti sulla componente del cerchio e della linea retta e formanti al contempo uno spazio estremamente diversificato da esplorare, osservare e comprendere nella sua complessità. Il muro litico, in possenti lastre residuali di pietra serena lavorata a spacco rappresentante la “cava”, accoglie il visitatore tramite un’ampia fenditura centrale o attraverso un percorso ricavato tra la sua superficie interna e il cilindro adiacente.


Stand del Casone e Budri, corridoio d’ingresso (foto G. De Sandre)

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Se la superficie del muro è lasciata grezza, quella del cilindro, in colombino, è finemente lavorata al fine di donarle un senso tattile nuovo, dotato di un aspetto di morbidezza quasi tessile. La porzione di cilindro, alto 3 e dal diametro di 6,67 metri, è apparentemente leggera; tuttavia, questa risulta formata da solide lastre di arenaria di 850 kg ciascuna poggiate a terra e bloccate superiormente da un’unica guida metallica curvilinea. Il cilindro abbraccia un’area libera arricchita da una pavimentazione marmorea preziosamente intarsiata a rappresentare la catena molecolare composta in spirale; tutt’intorno la pavimentazione torna a essere in colombino tagliato e posato in doghe, levigate per l’area a contatto con il cilindro, lavorate a canapa o scalpellate a mano per il resto della superficie.


Stand del Casone e Budri, piazza centrale (foto G. De Sandre)

Una volta soffermatisi su questa piazza centrale e goduto delle sedute formate dai moduli cilindrici e dalle loro linee di unione, una volta ammirato i bracieri rappresentanti il fuoco, i ventilatori l’aria, i vasi la terra, e dopo avere osservato le sequenze di immagini che, scorrendo sulla superficie curvilinea del cilindro mostrano il progetto attraverso le parole e i disegni dell’architetto Gianluca Rossi, si è portati inevitabilemente a volgere lo sguardo e spostarsi verso la terza parte dello spazio architettonico, opposta alla quinta di arenaria grigia. Il panorama è totalmente trasformato: dalla precedente superficie chiusa, severa e imponente, la vista si sposta verso un’architettura rarefatta, leggera e irregolare fatta di aste inclinate, di 2-3 metri, emergenti da uno stagno d’acqua. La pietra aurisina si modella in canne di bambù, portando a compimento il processo di metamorfosi della materia litica che, attraverso la completa totalizzazione dello spazio, da inorganica diventa organica.


Stand del Casone e Budri, bracieri in pietra serena (foto G. De Sandre)

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L’opera del Casone e di Budri ancora una volta mostra come l’avanzare della tecnologia, affiancato alla professionalità delle aziende e alla qualità dei loro prodotti, sia in grado di dare una nuova dimensione alla materia, a sua volta capace di rispondere alle più svariate esigenze e di modellarsi in quinte curvilinee piuttosto che in oggetti di design o complementi di arredo.
Un allestimento, anche questo, leggibile come una nuova lezione dedicata alla conoscenza della pietra, dei suoi possibili utilizzi e delle sue insite potenzialità che, avanzando nella sperimentazione, si mostrano in maniera crescente come vera “litodiversità”.

Sara Benzi

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