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9 Maggio 2011

Paesaggi di Pietra

Le Cave di Fantiano a Taranto
Da discarica a teatro: un buon esempio di recupero in Puglia


Cava di Fantiano a Grottaglie (TA) progetto di Studio Donati-D’Elia Associati
Fonte: Studio Donati-D’Elia Associati

Era una ferita nella terra. Adesso è l’arena di suggestivi spettacoli teatrali. Dopo quarant’anni di abbandono, le cave di Fantiano oggi sono uno spazio culturale, “un parco attrezzato per attività teatrali”.
L’area, a tre chilometri da Grottaglie, nel tarantino, è soprattutto un esempio di riqualificazione del territorio, dopo essere stata per anni una discarica abusiva.
Oggi, invece, le cave di tufo a cielo aperto si presentano come incredibili architetture che il tempo ha saputo rimodellare e con pareti a strapiombo che l’ingegno umano è riuscito a valorizzare.
Un luogo dove uomo e natura sembrano aver trovato il giusto equilibrio, seppure conquistato a fatica.


Il palcoscenico del teatro stabile nella cava di Fantiano a Grottaglie (TA)
Fonte: Studio Donati-D’Elia Associati

Fantiano ha fatto parlare di sé al “Marmomacc”, la mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie, giunta alla quarantacinquesima edizione e ospitata a Veronafiera, dal 29 al 2 ottobre. Il progetto realizzato nella gravina tarantina, in particolare, è stato presentato come esempio di architettura di recupero ecosostenibile all’interno di una mostra intitolata “Architetture di cava”, curato dall’architetto Vincenzo Pavan.
La Puglia, quindi, protagonista a Verona, insieme alla Spagna, Francia, Scandinavia, Grecia e Inghilterra.

Fantiano: l’arte nella pietra
Le cave di Fantiano sono immerse nella omonima gravina, tra oliveti secolari e alberi di pino inverditi dalla calura estiva del Mediterraneo. Le estrazioni di materiale dell’area sono durate un ventennio e si sono concluse negli anni ’70. Una grande risorsa per il territorio e l’economia, durata vent’anni. Dopo, tuttavia, ha subito un lento abbandono, lasciata all’incuria del tempo e dell’uomo. Come spesso accade in altre gravine, è diventata una discarica a cielo aperto.
Dopo gli anni del degrado, il territorio della cave, ha subìto un forte rifiorire della natura che, in qualche modo, si è ripresa ciò che l’uomo le aveva strappato.


Una parte dei gradini per gli spettatori del teatro in cava di Fantiano

Poi gli interventi dell’amministrazione comunale che ha tentato un primo recupero dell’area, grazie anche al riconoscimento nel 1999, con una legge regionale (n.19 del 1997 sull’istituzione e la gestione delle aree naturali protette pugliesi), del Parco della Terra delle Gravine. L’Ente locale ha avviato i lavori, reso accessibile l’area e spianato il territorio per farlo diventare un contenitore di eventi, col festival “Musica mundi”, per esempio, o con “Il Teatro della fede”.
Il bisogno di riappropriarsi di questi luoghi e le manifestazioni concertistiche che hanno acquistato rilevanza a livello internazionale, hanno ispirato, nel 2006, il progetto di uno studio di architettura tarantino, il “Donati-D’Elia associati”. L’idea è stata, infatti, quella di creare uno spazio teatrale stabile. E, soprattutto, un “parco attrezzato delle Gravine e delle Cave per ospitare attività culturali. Dal 2008 nell’area c’è la sede stabile del teatro della cave di Fantiano.


Le gradinate del teatro di Fantiano
Fonte: Studio Donati-D’Elia Associati

Minimo l’impatto ambientale. E’ un luogo scarno, quello di Fantiano, un’installazione semplice che si sposa bene con l’area naturale e al tempo stesso antropomorfizzata circostante. I colori, i materiali, leggeri e rassicuranti come il legno del palcoscenico, rendono lo spazio artistico, un vero e proprio luogo di rinascita.
La cavea per gli spettatori nasce proprio nella depressione del terreno, già discarica abusiva. Molti dei gradoni già esistevano, derivando dalla precedente attività estrattiva. Sono state aggiunte ulteriori gradinate, sempre in tufo. Il materiale usato è stato recuperato prevalentemente da quello di scarto presente sul sito: le sedute del pubblico sono “blocchi squadrati di pietra calcarea del tipo locale”. I gradini di smistamento, invece, sono in mattoni di cotto tipici della tradizione ceramica tarantina. Al di sotto di una parte dei gradini, sono ospitati i servizi per gli spettatori e gli apparati tecnici di gestione.
L’illuminazione artificiale è razionalizzata e le curve acustiche e visive ottimizzate. L’impianto rispetta in tutto le caratteristiche morfologiche della cava, sia in lunghezza che in altezza.
Palcoscenico, camerini e retro delle quinte sono a ridosso della parte frontale della cava, sapientemente nascosti al pubblico e ai non addetti ai lavori.
Secondo i progettisti sembra sia stato il luogo a suggerire gli interventi architettonici.


Uno spettacolo notturno nella cava di Fantiano a Grottaglie (Ta)
Fonte: Studio Donati-D’Elia Associati

Le cave abbandonate in Puglia: come risarcire il territorio
Il ruolo della Regione

La Puglia è ricchissima delle cosiddette “cave a fossa”, grandi crateri nel terreno, nonché importanti risorse del territorio.
La particolare diffusione nel tacco d’Italia delle attività estrattive ha reso la questione del recupero delle aree di cava dismesse un problema di non facile soluzione. Una questione che coinvolge architetti, ingegneri, soggetti economici e sociali interessati, nonché gli enti locali.
Da una parte, la Regione favorisce lo sviluppo produttivo in Italia e nel mondo dei nostri materiali lapidei e non ostacola l’apertura di nuove cave. Si limita ad adottare regole per fare in modo che il patrimonio non si esaurisca. Dall’altra, però, “rende difficoltoso il recupero dei siti lapidei abbandonati perché mancano i fondi”, ha spiegato il docente incaricato di Progettazione architettonica della facoltà di Pescara, Domenico Potenza.
In Puglia il progetto delle cave di Fantiano non è un caso isolato di recupero. Anche a Cursi, nel leccese, la Cava “Serpentane” rappresenta un ulteriore esempio.


Il paesaggio della gravina tarantina

Qui il laboratorio progettuale del Politecnico di Bari ha realizzato uno spazio per spettacoli teatrali e manifestazioni artistiche. La sua realizzazione è opera anche della ditta proprietaria della cava. Un lavoro sinergico, per la valorizzazione del territorio. Ad Apricena (Foggia), inoltre, ci sono cave utilizzate per un festival jazz: “Suoni in cava”. Un recupero che dura in totale una quindicina di giorni, inclusi quelli per l’allestimento. Uno scenario che cambia sempre, di anno in anno, con un paesaggio diverso.
“Non tutte le cave, però, possono diventare teatri. Ma, al tempo stesso, non possono venire abbandonate o utilizzate come discariche”, ha tenuto a puntualizzare l’architetto. La legge regionale n. 37 del 1985 ha imposto ai proprietari della cave, ad autorizzazione ventennale (prorogabile, però, se motivata), la stipula di una fideiussione. Si tratta di una garanzia per la Regione in base alla quale l’escavatore si impegna, una volta terminati i lavori, a riempire l’area e restituirla all’agricoltura. “Ma il regime della fideiussione è solo sulle cave attive”, ha spiegato il dirigente regionale dell’area Attività estrattive, ingegnere Francesco Sciannameo. “Pertanto quelle dismesse prima del 1985 (cioè prima dell’approvazione della legge), sono così da decenni”: un problema di cui la Regione si sta occupando, promette Sciannameo. “C’è un disegno di legge in corso di approvazione – ha spiegato – che prevede tariffe sull’escavato utili a recuperare risorse per attivare bandi. Obiettivo: concedere anche ai privati dei finanziamenti per il recupero delle cave abbandonate o dismesse. La logica non è solo quella dei contributi ma ci saranno incentivi per quanti promuovano, con progetti, una variazione di destinazione d’uso dell’area”. Cioè, destinando le aree di cava ad attività industriali o commerciali. Non solo socio-culturali o teatrali, quindi.


Ad Apricena (Fg), in Cava Pizzicoli, ogni anno organizzano un festival di musica jazz che dura 4 giorni, “SUONI IN CAVA”

In termini di attività estrattiva, la Puglia incide per il 20% sulla produzione nazionale. Il distretto lapideo foggiano, in particolare ad Apricena, è secondo solo a Carrara per produzione. Le cave, quindi, sono una risorsa importante per il territorio pugliese. Anche quelle dismesse. Una risorsa per l’ambiente e per l’uomo.
Per l’architetto Potenza, “i grandi crateri di cui dispone la Puglia sono delle lacerazioni necessarie per ricostruire la città da qualche altra parte”.
Tecnici e amministratori convengono nel sostenere che i materiali di scarto delle cave non devono essere più considerati rifiuti ma ulteriori ricchezze “per ricostruire paesaggi e città”, per ricoprire le cave stesse. E perché no? Ispirare designer nella progettazione di oggetti di arredo, anche di uso quotidiano.

Anna Memoli

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