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12 Ottobre 2015

Design litico

Digital Generation Design

Un incontro tra più generazioni, un confronto tra chi oggi è attore dell’architettura, del design, e chi realizza la tecnologia che rende possibile la concretizzazione delle idee.
Helios Automazioni, l’azienda produttrice di macchine CNC per la trasformazione dei materiali lapidei, ha invitato quest’anno, in occasione della cinquantesima edizione di Marmomacc, ogni parte del processo di costruzione negli spazi della Fiera di Verona a dialogare sui processi di ricerca esplorabili alla luce delle potenzialità espresse dalle sue tecnologie.
L’attività di progettazione è oggi quasi completamente rivoluzionata dalla digitalizzazione dei metodi, utilizzati in prevalenza dalla nuova generazione di progettisti, i quali, al di là delle ispirazioni, concepiscono un’idea sin dal principio confrontabile con i software, talvolta partendo da uno schizzo digitale.
Lo sviluppo della progettazione in ambito tecnologico è raccontato dall’architetto Domenico Potenza attraverso un percorso fatto di storia ed esempi sperimentali durante il convegno Digital Design – Lithic Experiences tenuto nell’Italian Stone Theatre, curato da Raffaello Galiotto e a cui ha preso parte anche il noto ricercatore Christian Pongratz.
I tre progetti dei giovani Maurizio Barberio, Gianluca Gimini, Erika Pisa e Nicola Violano entrano nell’ambito di una collaborazione avviata da quest’azienda che aggiorna il range dei suoi prodotti lasciandosi influenzare non solo dalle esigenze dei propri utilizzatori bensì dai limiti proposti dai designer, come accaduto per l’installazione curata da R. Galiotto nella mostra Digital Lithic Design nella Hall 1, all’interno della stessa Fiera veronese.
Avendo sollevato un particolare interesse, l’energia delle attività promosse, l’Urban Park Design curato da Massimiliano Caviasca ha accolto alcuni di questi progetti all’ingresso Cangrande mostrando come proprio l’Italia, attenta agli sviluppi creativi e tecnologici del settore, debba essere molto meno parsimoniosa di quanto lo è ora nell’investire in ricerca e nuove opportunità.

CIRCO MINIMO

[photogallery]circo_album[/photogallery]

Design: Gianluca Gimini
Realizzazione: Masutti & Rusalen
Tecnologia: Helios Automazioni

Mi chiamo Gianluca Gimini e mi hanno detto che appartengo ad una nuova generazione di designer italiani. La cosa mi lusinga non poco, ma ricadere in questa “generazione” in senso professionale di certo non significa in assoluto appartenere alla più nuova delle generazioni, giacché di anni ne ho ben 32.
Avendo il privilegio di insegnare progettazione a studenti ventenni mi sono trovato spesso a ragionare di queste cose ed è forse proprio la riflessione sul debito che tutti collettivamente, e a volte anche individualmente, accumuliamo nei confronti delle generazioni a noi successive che mi ha spinto a pensare a un progetto per l’infanzia; ma non si tratta solo di questo. Tra i tanti miei disegni e i pochi oggetti realizzati, tutto ciò che da designer ho ad oggi progettato ha sempre avuto una dimensione privata e un carattere in certa misura effimero: una fruttiera e un salvadanaio entrambi in ceramica, un gadget a ventosa per lo smartphone, uno zaino trasformabile, oggetti da cucina in plastica, oggetti da tavola e una serie di altre piccole cose. Il confronto con il materiale eterno per antonomasia ed il tema urbano mi hanno invece imposto per la prima volta di misurarmi con il tempo (quello che si conta in generazioni) e con il gradimento di utenti finali che non scelgono di acquistare il prodotto, ma che lo ritrovano, con piacere o loro malgrado, installato da un decisore all’interno della propria città.
L’oggetto presentato potrebbe essere definito come un supporto ludico che mira, utopisticamente, a riportare il gioco dei bambini nelle piazze, dalle quali è oramai quasi del tutto scomparso. Formalmente si tratta di un oggetto pseudo architettonico basso e lungo (si sviluppa in orizzontale per tre metri), risolto come una citazione idealizzante di un Circo Massimo le cui rovine sono state modellate dalla pioggia e dal vento. Come nel Circo Massimo ai tempi della Roma imperiale si svolgevano gare equestri, nel Circo Minimo si possono organizzare piccole corse di biglie.

EROSION BOLLARD LIGHT

[photogallery]erosion_album[/photogallery]

Design: Maurizio Barberio
Realizzazione: Artedil di Lorenzo e Pasquale Palazzo
Tecnologia: Helios Automazioni

Erosion è un bollard light che si ispira al fenomeno delle rocce erose dall’azione del vento e del mare.
Le forme organiche create in questo modo hanno una forte analogia con le morfologie generate grazie ai software di modellazione digitale, in particolare le operazioni di smoothing, ottenute grazie a specifici algoritmi come quello di Catmull-Clark.
Erosion è pensato per i contesti urbani a più stretto contatto con la natura, come i tratti costieri, i lungomare e le spiagge; oppure in giardini o i parchi dove sono presenti altri elementi minerali di arredo paesaggistico come massi o pietre.
La particolare superficie scavata è stata realizzata utilizzando diversi tool all’interno del programma di modellazione Rhinoceros, in particolare Grasshopper, EvoluteTool e Weaverbird. Partendo dalla superficie sviluppata sul piano del cilindro principale, l’utilizzo di questi strumenti si è reso necessario per poter suddividere progressivamente la stessa in entità geometriche via via più piccole e complesse, le quali sono state successivamente “scavate” in maniera parametrica grazie ad un algoritmo sviluppato in Grasshopper, che ha consentito di realizzare bucature di diverse dimensioni a diverse distanze da due linee di riferimento, che fungevano da elementi “attrattori”. EvoluteTool, infine, è stato utilizzato per rifinire la mesh per poter essere prototipata correttamente, mentre Weaverbird è stato utilizzato per realizzare la smussatura con l’algoritmo di Catumull-Clark. La volontà è stata quella di utilizzare questi strumenti di modellazione avanzata e parametrica, in modo che “condizionassero”, orientassero il risultato estetico e tecnico dell’oggetto litico.
Il prototipo, realizzato dalla azienda Artedil Marmi di Apricena, è stato presentato durante la cinquantesima edizione del Marmomacc a Verona. La realizzazione ha previsto l’utilizzo della pietra di Apricena nelle varietà Fiorito, Bronzetto e Biancone, attraverso la tornitura con macchine a controllo numerico.

LE DÉJEUNER SUR LA PIERRE

[photogallery]dejeuner_album[/photogallery]

Design: Erika Pisa + Nicola Violano Architects
Realizzazione: Marmi Fratelli Petraroia
Tecnologia: Helios Automazioni

L’abitare è il modo in cui uomo e natura entrano in contatto. L’incontro tra i due è sempre mediato dall’artificio e in Le déjeuner sur la pierre questa responsabilità è data ad uno spesso lenzuolo di pietra.
Sedersi, intrattenersi e interloquire all’aperto rimangono punti cardine di uno spazio definito urbano e per un progetto per un ambito pubblico deve avere come scopo principale quello di estendere la permanenza degli utenti all’esterno. Alla ricerca di continue novità, ci si illude di potersi allontanare dagli archetipi che la cultura di una società si è creata sin dal principio in accordo con alcune funzioni fondamentali.
La tecnologia delle macchine CNC ha influito sull’idea e sui metodi di montaggio dell’installazione. Due volumi di distinti materiali, sfruttando l’alta precisione, si incastrano creando un’unica seduta componibile perché composta modularmente.
In modulo di 95×95 cm in pianta, può essere composto linearmente ruotando una alla volta le sedute, ottenendo così una lunga superficie variabile a seconda delle diverse posizioni assumibili.
I lapidei utilizzati derivano da cave di località diverse, entrambe italiane. Il travertino noce dell’area romana è impiegato nella parte sottostante come massello e nei pioli incastrati superiormente. L’altra pietra locale di Cercepiccola, in provincia di Campobasso non lontano dalla sede del laboratorio Marmi Fratelli Petraroia autore della realizzazione dei pezzi, per la compattezza dovuta alla sua composizione calcarea e per la finitura levigata assolve la funzione di seduta, così da non creare interruzioni nella continuità della superficie.
Un volume sottostante con i due pioli, che rispondono alle funzioni di schienali o piani d’appoggio, attende l’incastro dall’alto di una mesh scolpita riportante due fori in vista dell’allocazione risolta col metodo dell’incastro. La precisione delle macchine automatizzate e il processo di modellazione digitale ha reso il progetto appartenente al lavoro di un nuovo tipo di laboratorio che lavora il materiale lapideo, contemporaneo e tecnologicamente avanzato.

di Maurizio Barberio, Gianluca Gimini, Erika Pisa, Nicola Violano

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