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4 Novembre 2007

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L’Architettura del tempo presente

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Mario Pisani, L’architettura del tempo presente, Libria, Melfi, 2007, pp. 213, 18 euro

“Uno sguardo sulla storia”: questa frase, adottata da Franco Purini nell’ampia premessa al libro di Mario Pisani, L’architettura del tempo presente, edito da Librìa, ci appare l’ espressione più adatta per raccontare, con due parole, il testo dello storico romano. Qui, infatti, con scioltezza espositiva, con metodologia onesta e comprensibile, con lo sguardo e la mente sgombri da intenzioni tendenziose, l’autore ci conduce in un ‘viaggio’ attraverso ‘l’architettura moderna’ (prendendo in prestito le parole del più noto Piacentini), partendo dagli anni ’70 del Novecento, fino ai nostri giorni, alle novissime generazioni.
Il testo, chiaro e scorrevole, ha il merito e la prerogativa di essere accessibile, di poter esser utile e positivo, tanto agli studenti (in cui l’autore crede fortemente e a cui dedica buona parte del suo tempo, nell’impegno che lo vede docente presso la facoltà di Architettura “Luigi Vanvitelli”, II Università degli Studi di Napoli) che vogliono iniziare ad avere un quadro completo del periodo, quanto agli studiosi che si propongono di approfondire il discorso qui intrapreso.
Lo sguardo sull’architettura ‘moderna’ del nostro tempo non è selettivo, rispetto alle diverse correnti architettoniche, ma si apre attentamente, a 360°, su ogni strada intrapresa dai, più o meno noti, personaggi che da trent’anni lavorano, con risultati di qualità, in tutto il mondo.
Partendo dal 15 luglio 1972 con l’esplosione del Pruitt- Igoe di Minoru Yamasaki che segna, secondo Jencks, la morte dell’architettura moderna, il testo percorre, a volo d’uccello, le correnti architettoniche che si sono succedute, intrecciate, scavalcate ed hanno camminato parallelamente, nel corso degli anni. Dagli esordi dei FIVE, i cinque architetti (Eisenman, Hejduk, Graves, Gwathmey, Maier) che, nel 1969, ancora poco conosciuti, vennero presentati al Museum of Modern Art del CASE, da Kenneth Frampton , ne delinea con chiarezza l’operato ed il modus agendi che li vede riprendere “il concetto di “scuola” e del recupero di una tradizione, quella del Movimento Moderno (…) insistendo sull’imitazione dinamica di alcuni processi formativi che sono alla base del razionalismo”. Così, l’architettura ed i suoi processi evolutivi sorprendono durante il loro corso: siamo a principio degli anni ’70, quando l’architettura High Tech entra nel cuore della vecchia Europa con il Beaubourg, realizzato a Parigi da Piano e Rogers; da qui i più noti Foster, Nouvel, Arup, Architecture Studio, le realizzazioni dei nostri Pica Ciamarra, Manfredi Nicoletti, Massimiliano Fuksas che, con gli anni, hanno iniziato a riflettere “sulla necessità di risparmiare energia e non esaurire le preziose risorse della terra”.
Nel testo si delineano le figure degli architetti, l’evoluzione dei loro percorsi, all’interno di una griglia storica del periodo in cui agiscono e, in loro supporto, entrano in scena le immagini che, selezionate tra le opere più eloquenti e significative, rendono, se è possibile, ancora maggiore giustizia alle parole.
Altro grande merito del libro è quello, come sottolineato dal maestro Purini, di ‘ridar luce’ al Post-Moderno: stagione dell’architettura “oggi tanto ingiustamente, oltre che incomprensibilmente, accantonata”. Si giunge così, dopo aver rivolto lo sguardo alla ‘nuova classicità’ di Aldo Rossi, di Franco Purini e Laura Thermes, di Giorgio Grassi, Mario Botta, al linguaggio di Moore, Venturi, Bofill, Graves, Moneo, Johnson, England e dei nostri Portoghesi, Natalini, Anselmi.
L’architettura è movimento, cambiamento, totale negazione e altrettanta ripresa, rivalutazione e riproposizione di tutto, così dal Post-Modern si arriva al Minimalismo, al Decostruttivismo e da qui alle nuove generazioni: da Cherubino Gambardella a Cino Zucchi, da Marco Cucinella a Kengo Kuma, dai Mecanoo a Ben Van Berkel che, affiancati alle immagini delle loro opere, ci fanno sognare un futuro fatto ancora di episodi architettonici forti, significativi, espressione del nostro tempo.
Il libro, con le sue 200 pagine, è un vademecum, un promemoria di quanto fin ora realizzato; ancora, unitamente alla sua funzione storica e didattica, vogliamo e crediamo possa essere anche un’esortazione a ‘far bene’, rivolta a tutti coloro che inizieranno, o continueranno, a costruire nel presente e nel futuro.

Alessandra Sgueglia

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