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18 Novembre 2007

Eventi

La bellezza del marmo

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Ad un anno dalla fondazione, l’Associazione donne del marmo, ha promosso un convegno, all’interno della manifestazione fieristica di Marmomacc 2007, sul tema della Bellezza. Intesa in differenti maniere, e contrapposta alla forza fisica, la bellezza diventa caratteristica peculiare della donna, che nel corso dei secoli se ne è fatta portatrice ed icona. Da qui nasce il sottile legame tra il mondo delle donne, e della bellezza. Ma il convegno non ha analizzato solo l’elemento della bellezza in rapporto alla donna, ha fatto molto di più; affiancando la bellezza al marmo, ha cercato un connubio tra donna, marmo e bellezza, appunto. Premesso che marmo è da intendersi nel senso antico del temine, e quindi come materiale nobile per i rivestimenti tanto parietali quanto pavimentali, questo materiale deve la sua bellezza a tre caratteristiche fondamentali: il colore, la finitura superficiale e la sua storia. Il tentativo del convegno dal titolo “La bellezza del marmo” ha toccato le tre argomentazioni, chiudendo così il cerchio delle premesse iniziali.
L’Architetto Alessandra Ubertazzi ha svolto il ruolo di moderatore, ed ha introdotto gli ospiti presenti; nella sua introduzione ha ripercorso le scelte dell’origine di questo convegno, ponendo l’accento sulla centralità del ruolo della donna, tanto all’interno della comunità, quanto del ruolo svolto nel mondo dei lapidei. L’Associazione donne del marmo, fondata durante la fiera Marmomacc del 2006, non vede la donna collegata alla sola funzione ispiratrice; ad oggi, infatti, sono numerosissime le donne che lavorano nel mondo delle pietre, sia a livello manageriale che a livello operativo, donando a questo ambiente un assetto tradizionale e caratteristico. Si ispira al passato l’idea della donna che ricerca la materia prima, con la quale potrà realizzare la propria abitazione. Ed infatti, ancora oggi, il ruolo della donna non è limitato alla scelta dei materiali con cui adornare la propria casa. Sempre più impegnate ed esigenti, le donne del terzo millennio pretendono dai materiali determinate caratteristiche prestazionali.
Oltre alla bellezza, quindi, entrano in gioco durabilità, semplicità di pulizia, e manutenzione.
Gli interventi di questo convegno portando la definizione e lo stato dell’arte di quelle che sono le caratteristiche principali del lapideo per interni, tenta di dare delle risposte a coloro che intendono scegliere il marmo per la propria abitazione. Un’analisi della situazione attuale delle pietre, e del loro uso storico paragonato al presente: tradizione e innovazione che si declinano al femminile.

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Marmi policromi al Foro di Traiano a Roma

Il primo intervento da parte del geologo Laura Fiora, ripercorre le principali cause del colore nelle pietre, affrontando la tematica sia dal punto di vista della fisiologica percezione del colore, sia dal punto di vista del fenomeno mineralogico che sta alla base dell’effetto cromatico. Proprio a questo aspetto è dovuta la bellezza del marmo. Da pietre monocromatiche, come le arenarie, a marmi policromi che, all’interno della stessa lastra possono avere variazioni cromatiche anche molto distanti. Infatti, se da un lato alcune pietre vengono apprezzate per la loro uniformità, altre vengono amate soprattutto per la loro capacità di essere sempre uniche ed inconfondibili.
Attraverso i principali colori presenti, la professoressa Fiora ponendo l’accento sulla causa dei differenti colori, ha anche ricordato come essi rappresentino una fase per il minerale, e che tale fase può talvolta essere dovuta ad un’alterazione nociva. La scelta, quindi, non deve prescindere da ricerche che dimostrino conclusa la fase di alterazione, garantendo la non-tossicità del materiale. L’intervento ha toccato le principali colorazioni: bianco, nero, azzurro-blu, rosso, arancio, verde, giallo, bruno, grigio. Per ogni colorazione la professoressa Fiora ha portato esempi ed immagini: dal Marmo Bianco di Carrara e delle Alpi Apuane, al Granito Nero Assoluto, al Labrador azzurro, ai Graniti Rossi, e al Porfido Imperiale color porpora, dalla Malachite, e dal Marmo Serpentino verde, al Calcare Giallo di Numibia, al colore bruno delle Rocce Carbonatiche di varia natura. I numerosi esempi illustrati hanno reso possibile la comprensione delle diverse origini del colore e della mutazione dei minerali, che anche se chimicamente uguali, possono avere risposte cromatiche e quindi fisiche, differenti. Lo studio del colore, quindi, non è utile solamente alla catalogazione dei marmi ma serve soprattutto alla loro identificazione dal punto di vista chimico, fisico e qualitativo.

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Afrodite, II secolo a.C.

Il secondo intervento dal titolo “Realtà e immagine del marmo nella casa romana, tra l’età imperiale e l’età bizantina” ha ripercorso l’uso storico del materiale lapideo, accreditando la veste tradizionale e l’uso per interni di questo materiale. La professoressa Annapaola Zaccaria, grazie a numerose immagini, ha mostrato esempi di ville pompeiane, in cui l’uso del marmo è riconoscibile su molte superfici. Il marmo, infatti, era largamente usato nella costruzione di residenze private della classe aristocratica prima, borghese poi. L’imitazione del materiale lapideo avveniva anche nelle case dei meno abbienti, che volevano simulare le grandi domus patrizie. Grazie alla decorazione, infatti, elementi in materiale più semplice e meno costoso, come in mattoni poi stuccati, riprendevano le forme e le apparenza del materiale lapideo. La principale fonte di ispirazione tanto per le case nobili e patrizie, quanto per le case della nuova classe borghese, era il foro, e gli edifici monumentali della Roma Imperiale, come le basiliche, i portici, le terme.
Ogni periodo storico è stato caratterizzato da scelte specifiche in quanto a marmi. Il primo fattore determinante nella scelta era ovviamente la reperibilità e la facilità del trasporto. E se non si disponeva della possibilità economica per l’acquisto del materiale vero, si procedeva alla “copiatura” delle venature e del colore. Nella Roma imperiale i principali marmi usati erano: il Giallo antico, l’Alabastro fiorito, l’Onice della Valle del Meandro, e i Marmi bianchi e neri. L’intarsio tra i diversi colori dona alle pavimentazioni degli effetti cromatici davvero unici.

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Pavimentazioni in opus sectile policromatico della Casa dei Cervi ad Ercolano

Il terzo intervento è stato teso ad evidenziare i principali trattamenti superficiali per i lapidei.
Il professor Paolo Davini, ha suddiviso i trattamenti in tre categorie: migliorativi, protettivi, e di conservazione e restauro. All’interno della prima categoria rientrano tutti quei trattamenti effettuati su una nuova lastra, per ottenere determinati effetti di finitura. Tali trattamenti ottenuti con l’uso di acidi specifici, cere e resine particolari tendono a migliorare l’effetto finale della lastra, donandole più lucentezza, o un effetto invecchiato, o creano una patinatura per antichizzare la pietra. Questi effetti, però, quasi mai sono duraturi, e vanno ripristinati nel tempo per evitare l’imbruttimento della lastra.
Nella seconda categoria, rientrano i trattamenti che consentono al marmo di essere utilizzato in ambienti particolarmente aggressivi, come bagni e cucine. Prevalentemente grazie all’uso di polimeri fluorurati e di cere e siliconici, i marmi vengono resi idrorepellenti e oleorepellenti. Esistono inoltre trattamenti antimacchia, antiacido, antiscivolo e antigraffiti. Anche questi trattamenti necessitano di una manutenzione periodica, ma garantiscono il mantenimento del materiale il più intatto possibile.
All’interno della categoria dei trattamenti di conservazione e restauro, rientrano tutti quei trattamenti che consentono al marmo storico di ripristinare il suo disegno originale. Esistono, infatti, trattamenti in grado di rinforzare il materiale, di eliminare le croste nere e le fioriture di licheni, di eliminare l’affioramento dei sali dal sottofondo, e di smacchiare in profondità il paramento. Oltre a questi vanno considerati gli interventi di ripristino della forma grazie a stucchi studiati appositamente sia nella colorazione, sia nell’eventuale dilatazione termica differente. Questi trattamenti sono sempre effettuati con resine poliuretaniche e solventi ad hoc per i diversi materiali.
Esistono poi trattamenti specifici che vengono utilizzati in casi molto particolari o limitatamente ad alcuni materiali; come ad esempio, soluzioni silossanti per proteggere il granito lucidato, oppure soluzioni specifiche per eliminare le macchie di ferro. Ma anche l’eliminazioni di xenoliti(piccole conformazioni all’interno della lastra) che ne diminuiscono il valore commerciale, pur non alterandone le caratteristiche fisico-chimiche.

di Veronica Cupioli

Convegno Venerdì 5 Ottobre 2007
Relatori:
Arch. Alessandra Ubertazzi
Architetto, Docente di Progettazione di elementi e sistemi,
Facoltà di Architettura e Società,
Politecnico di Milano.
Dott. Geol. Laura Fiora
Geologo, Docente di Petrografia applicata,
Dipartimento Scienze Mineralogiche e Petrologiche,
Università di Torino
Prof. Annapaola Zaccaria
Docente di Archeologia e storia dell’arte greco-romana
Dipartimento Scienza dell’antichità e Vicino Oriente,
Università Ca’ Foscari di Venezia
Prof. Ing. Paolo Davini
Docente di Tecnologie dei materiali lapidei
Dipartimento Ingegneria Chimica, Università degli Studi di Pisa

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