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26 Marzo 2008

News

Presentazione della Società SITdA
Convegno “L’invenzione del futuro”

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Vorrei partire, innanzitutto, dalla relazione tra la costituzione di SITdA, Società Italiana di Tecnologia dell’Architettura e il titolo scelto per questo convegno: “L’invenzione del futuro”. Che relazione passa tra la costituzione di una società specifica sulla tecnologia dell’architettura ed il nostro futuro? La relazione sta tutta nel far precedere a “futuro” il sostantivo “invenzione”. Costituendoci come Società di Tecnologia dell’Architettura intendiamo porci a diretto contatto con la realtà, con la forma della realtà costruita, partecipando attivamente alla sua costruzione futura. Ciò che non vogliamo è affidarci a un futuro scontato, fatto di decisioni improvvisate, dell’ultima ora – così come sta accadendo in questa bellissima città, la cui bellezza e notorietà sono state, in pochissimo tempo, mortificate, messe allo sbando ed esposte all’imbarazzo generalizzato. Vogliamo, invece, riunire le nostre energie, le nostre conoscenze, la nostra esperienza di ricercatori e di progettisti, per sostenere il futuro con la forza delle idee.
Così è stato, infatti, sin dall’inizio, da quando la Tecnologia dell’Architettura si è costituita come disciplina caratterizzante il campo progettuale, attorno a cui far ruotare temi come l’innovazione strategica, quindi l’invenzione vera e propria di strategie in grado di dare forma alle idee, dall’inserimento nel contesto, fino alla valorizzazione del dettaglio costruttivo.
La tecnologia infatti – come emerge dall’etimologia greca della parola (tekhnología, “trattato sistematico”) è la sistematizzazione di una metodologia relativa a una particolare arte, che nel nostro caso è l’arte del costruire, quindi l’architettura. In tal senso la Tecnologia dell’Architettura non vuole emergere come disciplina che si contrappone alla Composizione Architettonica, come spesso si vuole fare apparire, ma come campo d’azione votato invece alla sperimentazione e perciò linfa per il mondo delle idee, e della loro caratterizzazione formale.
È nostra intenzione sfatare la classica contrapposizione tra la dimensione della “teoria” come pura contemplazione del regno delle “Idee” (di stampo platonico), e il piano del fare, di un fare costitutivamente compromesso con il mondo materiale e con la dimensione problematica ad esso legata.
La nostra società nasce anche in questo senso, come occasione di promozione, confronto, dibattito per trovare risposte realistiche al progetto, risposte “pensate” e “responsabili”, che non intendono rinunciare a sognare ma che vogliono farlo “realmente”, confrontandosi e contribuendo all’operatività delle trasformazioni in atto. Sempre, la libera ricerca estetica dovrebbe andare di pari passo con la cura tesa a risolvere in maniera socialmente ed ecologicamente sostenibile l’organizzazione dello spazio, inteso come fondamentale bene comune.
I campi d’azione della nostra disciplina sono numerosissimi: dalla cultura tecnologica allo studio dei materiali, dalla progettazione ambientale alla manutenzione degli edifici, dalla gestione del processo edilizio – che oggi riteniamo debba essere improntato alla partecipazione attiva della committenza e degli utenti – ai controlli di qualità, dalle tematiche oggi irrinunciabili della sostenibilità del progetto fino alla sicurezza nei cantieri. Le conseguenze negative dell’incuria praticata rispetto a queste due ultime tematiche dimostrano e chiedono con forza l’impegno della ricerca.
È così che nel tempo siamo diventati interlocutori privilegiati soprattutto in merito alla gestione di progetti complessi – oggetto di riflessione di questo convegno -, di progetti dove la realizzazione delle idee comprende ricadute a vasto raggio, di grande portata per la comunità, per l’ambiente urbano nella sua interezza. In questi casi, l’entità di variabili presenti richiede una visione allargata dei problemi e una gestione strategica degli stessi, così come da sempre nel nostro settore disciplinare siamo abituati a fare. E sempre più vorremmo diventare interlocutori privilegiati. Perciò un convegno a Napoli, per sottolineare in modo simbolico l’urgenza di una maggiore responsabilizzazione degli enti e dei soggetti preposti alla gestione dei futuri progetti di sviluppo della città.

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