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Sequenze spaziali*


Casa delle Armi a Roma (1933-1936) di Luigi Moretti. Interno.
(foto tratta da Architettura fasc. VIII, 1937)

“I moderni sembra abbiano dimenticato le leggi delle sequenze dei volumi interni. Essi debbono riconquistare lo spazio come elemento sensibile, vivo, e non per estrapolazione fiduciosa da simboli grafici. Quali errori l’architettura moderna abbia commesso ignorando gli spazi nella loro concretezza si può giudicare dal vero; naturalmente ammesso che l’architettura moderna viva sul vero e non sia oramai trasferita come fatto di cultura sui suoi simboli bidimensionali, disegno e fotografia. Vi sono stati alcuni esempi di sequenze e modulazioni spaziali che in tensione tutta moderna si rifanno consciamente o non al Guarini e ai classici. Si osservi a questo proposito la casa Mc Cord di F.L. Wright: i due cilindri piatti si innestano con una profonda libertà ma anche con una calettatura precisa e rigorosa.
La Casa delle Armi a Roma è uno dei primi tentativi di una modulazione spaziale strettamente unitaria che tuttavia giuoca sulla gamma intera dei parametri di luce, dimensione, forma.


Padiglione di Barcellona di Mies van der Rhoe. Ricostruzione.
(foto di Gabriele Lelli)

Un particolare interesse presentano le esperienze di Mies van der Rohe, se a questo architetto, almeno per ragioni didattiche vogliamo far risalire la dissociazione, mediante schermi e diaframmi, di uno spazio unitario. Gli antichi nel comporre le loro sequenze e i loro spazi tenevano conto di quelle elementari figure geometriche che permettevano il possesso dell’intera loro forma anche quando se ne scorgeva un solo tratto di essa, in modo da consentire questa simultaneità intellettiva di visione rilevata da Adrian Stokes nella sua decisiva importanza. Mies van der Rohe partendo invece da un volume costruttivo di profilo geometrico irregolare ne dissocia lo spazio impedendone la integrale e diretta lettura, l’unica che la sua forma rende possibile, con l’immettervi pareti e diaframmi liberi i quali vengono così a suscitare settori spaziali imprevedibili, incerti, debordanti. Opera cioè in modo che lo spazio non direttamente visibile rimanga, nella intuizione, elusivo.”

Luigi Moretti

(*) La citazione è tratta da Luigi Moretti, “Strutture e sequenze di spazi”, Spazio n. 7, dicembre 1952-aprile 1953, pp. 9-20 e 107-108.

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