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23 Aprile 2008

Pietre Artificiali

Opus spicatum contemporaneo

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La corte di Casa Brioni sullo sfondo della torre gonzaghesca.

Il progetto di Lorenzo Carmassi per Casa Brioni
Nel mantovano, diversamente da quanto accade per le aree padane cremonesi o venete, il Po non è un confine storico, nè tanto meno culturale, ha invece assunto il ruolo, nel corso dei secoli, di asse portante lungo cui antropizzare il territorio in base ai modelli configurativi elaborati e irradiati dalla vicina città lacustre. Percorrendo la pianura, è chiaramente percepibile la suggestione derivante dalla presenza del fiume e di un diffuso sistema di ulteriori vie d’acqua, con le golene, gli argini e i vasti pioppeti; in queste antiche campagne i caratteri urbani e costruttivi della Mantova canossiana, quindi comunale e soprattutto gonzaghesca, si sono stratificati, nel segno unificante della civiltà materiale del cotto.
Gonzaga fa parte del sistema di insediamenti che punteggiano questo nobile paesaggio, ed è il luogo da cui presero il nome i capostipiti della dinastia che governò Mantova dagli inizi del Trecento per circa tre secoli. Dell’antica rocca andata perduta rimangono due torri quattrocentesche; una di esse, la più alta, ingentilita da un coronamento di timpani e pinnacoli, domina il semplice tessuto edificato come sola testimonianza della cinta muraria obliterata nel XIX secolo da una schiera di piccole case con corte retrostante.
Su una di queste abitazioni Lorenzo Carmassi, giovane progettista appartenente all’affermata famiglia di architetti, opera un raffinato intervento di ristrutturazione. Dietro alla facciata, del tutto conservata, inizia il paziente labor limae del progetto di Casa Brioni, finalizzato a ridisegnare integralmente gli spazi residenziali, ritagliati in origine sulle modeste esigenze della piccola borghesia provinciale ottocentesca e troppo esigui per le istanze dell’abitare contemporaneo.
Con il fine di salvaguardare la coerenza del progetto, concepito con rigorosa unitarietà dall’architetto, i molteplici linguaggi diversificati degli arredi, dei complementi e delle attrezzature della normale consuetudine domestica sono costantemente occultati alla vista grazie alle misurate trasparenze di leggere e diafane sovrastrutture vitree e metalliche. Sia la luce naturale che l’illuminazione artificiale non si sottraggono a questa cura meticolosa e avvolgono gli ambienti residenziali indirettamente, diffondendosi da superfici vetrate satinate per evitare il linguaggio chiaroscurale di fasci luminosi direzionati e circoscritti. Lorenzo, con nuova vitalità, prosegue la consolidata tradizione dei Carmassi nel sicuro controllo progettuale ed esecutivo dei dettagli infissistici.
Al piano terreno un soggiorno continuo si apre ad impegnare l’intero spazio disponibile ed è occupato unicamente dal volume cilindrico della scala a chiocciola che sale al livello superiore. Dietro alla casa, alcuni annessi già presenti nella corte sono rimodellati e collegati al corpo residenziale principale per dar vita al nuovo volume della cucina. Il vano allungato, che si viene così a configurare, è definito da un diaframma vitreo verso la corte e da una parete cieca di fondo sulla quale trovano posto un ripiano ed un’alzata a tutta lunghezza in marmo botticino color crema. Gli alloggiamenti degli elettrodomestici e i mobili contenitori sono completamente schermati sotto il banco marmoreo da ante in vetro traslucido separate da esili montanti in ottone.
Anche il soggiorno vive in stretta relazione ambientale e visiva con il cortile attraverso una soluzione di continuità verticale della cortina muraria che segna l’intero prospetto tergale della casa illuminando anche la camera da letto al primo piano. Grazie alla strombatura interna del taglio, resa perfettamente apprezzabile dal cospicuo arretramento dell’infisso a tutta altezza rispetto al filo di parete, il dispositivo murario laterizio è posto in evidenza nel suo generoso spessore; è così che alla presenza archetipica del muro massivo viene assegnato un primato di incisività nel qualificare l’architettura della residenza. I solidi quasi scultorei dei muri, appaiono come nitidi oggetti autonomi semplicemente adagiati sul tappeto continuo, monomaterico e monocromatico del pavimento, pure realizzato in laterizio.

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Vista del soggiorno aperto sulla corte.

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Se il materiale del piano di calpestio e delle pareti è il medesimo, la grana materica della superficie orizzontale si differenzia sensibilmente rispetto alla stratificazione dei mattoni degli alzati e diviene più minuta e vibrante con la serrata giustapposizione di elementi in cotto posati a spina di pesce.
Nella Casa Brioni Lorenzo Carmassi propone un’accattivante riedizione dell’opus spicatum romano, utilizzando una tecnologia che prevede il preassemblaggio di lastre pavimentali pseudoquadrate di circa 30 centimetri di lato per 3 di spessore, ognuna delle quali è formata da 28 listelli di laterizio in pasta molle incollati su di una rete sintetica per commessi musivi. Successivamente i moduli sono posti in opera a correre sul massetto cementizio e quindi stuccati a comporre il piano pavimentale omogeneo. Conservando le proprietà geometriche, di continuità replicativa e compattezza materica di questa antica tessitura, un’originale processo di aggiornamento produttivo e costruttivo consente di passare dal carattere massivo dello spicatum romano, riguardabile come vero e proprio spessore murario disteso a terra, alla leggerezza del sottile rivestimento pavimentale contemporaneo.
Dall’interno lo stesso pavimento a spina di pesce esce per distendersi in continuità nella corte, ampliando nella percezione ottica le contenute dimensioni reali della casa. L’infisso del taglio finestrato del soggiorno è completamente trasparente, il telaio è estremamente sottile e particolare attenzione è stata dedicata nel ridurre al minimo lo spessore del suo profilo inferiore per non interrompere visivamente, a serramento chiuso, la prospettiva continua del piano orizzontale.
La corte è recintata da un setto murario in mattoni elevato da Carmassi fino ad un metro e settanta centimetri di altezza. La quota del muro, oltre a garantire la privacy di chi abita la casa, impedisce dall’interno le viste anche solo parziali del tessuto edificato circostante minuto e disomogeneo, enfatizzando la sensazione di chiusura in un microcosmo foderato interamente di laterizio e sovrastato unicamente dal cielo. Anche nel soggiorno, e nella camera al primo piano, l’infisso arretrato rispetto alla facciata non consente di aprire liberamente lo sguardo sullo spazio esterno ma guida ad una percezione studiata, mai casuale, ritagliando un campo visivo anch’esso progettato in partenza. A questo piccolo mondo protetto, architettato con sapienza, i giardini limitrofi aggiungono solo pochi scorci di verdi chiome d’alberi.

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La texture pavimentale a spina di pesce con il posizionamento degli elementi speciali di bordo.

Produzione e posa dello spicatum pavimentale
Il trasferimento dell’archetipo figurale del pavimento a spina di pesce dal campo applicativo tradizionale dei dispositivi a spessore, in cui mattoni pieni posati di coltello venivano giustapposti a formare uno strato massivo di ricoprimento del suolo, al mondo attuale delle pelli sottili di rivestimento create componendo un mosaico di macro-tessere, porta ad evidenti implicazioni positive in termini di economia e rapidità di posa, di alleggerimento delle strutture e di flessibilità di applicazione del rivestimento sia in esterno che in interno.
Come detto, il materiale utilizzato per la realizzazione della tessitura pavimentale di Casa Brioni è il cotto in “pasta molle”. Il processo produttivo di tale tipologia di laterizio si distingue in modo sostanziale da quello del cotto trafilato estruso. Gli elementi da cuocere sono conformati a stampo in casseri di legno, o di metallo, o di plastica, partendo da un impasto di terra con un’umidità pari a circa il 40-45%. L’amalgama viene realizzata mescolando, grazie ad appositi cassoni dosatori, argille e limi diversi per provenienza geografica e quindi per composizione chimica, mineralogica e granulometrica.
Successivamente alla operazione di frantumazione le terre vengono vagliate, laminate e impastate con l’acqua; dopo tali lavorazioni la realizzazione delle forme può essere eseguita completamente a mano o in modo semi-automatico attraverso un impianto che riproduce il sistema manuale di lavaggio, sabbiatura e riempimento dello stampo.
Al termine di un’essiccazione di circa 5 giorni in un essiccatoio semi-continuo, il materiale viene cotto in forni intermittenti con cicli che durano dalle 40 alle 50 ore ad una temperatura massima che varia dai 970 ai 1020°C.
Per realizzare lo spicatum i mattoni vengono tagliati in listelli delle dimensioni di 10 x 2,5 x 2,8 centimetri, ottenuti grazie ad una taglierina multilama di precisione ad acqua. L’assemblaggio delle lastre pavimentali è eseguito manualmente a partire da una rete in PVC per tessiture musive su cui viene applicato uno strato di collante ad alta adesione a base cementizia per materiali ceramici o lapidei. Il legante è steso con una spatola a denti larghi in modo da creare una superficie d’incollaggio omogenea e di spessore consistente che rende rigida la mattonella.

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Lavorazione di preassemblaggio dei moduli pavimentali.

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La composizione del piano pavimentale avviene con la posa dei moduli preassemblati su di un massetto tramite una colla a spessore che consente aggiustamenti e calibrature. I giunti sono sigillati successivamente grazie ad una boiaccatura realizzata con stucchi pronti all’uso o con una barbottina molto fluida di cemento bianco e polvere di mattone. Nell’ultimo caso, prima della boiaccatura, al laterizio deve essere applicato un trattamento idrofobizzante che facilita lo scorrimento della barbottina e le operazioni di pulizia finale.
Dopo l’indurimento della stuccatura si procede al lavaggio e alla finitura del pavimento con eventuale carteggiatura o levigatura. Se è stato posato un laterizio prelevigato (come è accaduto per Casa Brioni), attraverso un’operazione di leggera carteggiatura si possono correggere eventuali irregolarità di posa tra una mattonella e l’altra e il piano dello spicatum mantiene un effetto di morbida irregolarità (le fughe sono leggermente più basse delle mattonelle) con una chiara leggibilità della grana materica e della tessitura pavimentale a spina di pesce. Nel caso in cui si preferisca invece levigare integralmente il pavimento in opera, il risultato finale è quello di una superficie perfettamente liscia e polita in cui la trama geometrica dello spicatum emerge in filigrana da un campo cromatico e materico compatto e omogeneo.
A partire dalla realizzazione del pavimento di Casa Brioni la sperimentazione sullo spicatum pavimentale è proseguita, consentendo di pervenire a perfezionamenti e nuove varianti del prodotto di base. Innanzitutto, poichè il pavimento ha avuto origine e continua ad essere realizzato nel contesto della consolidata tradizione delle fornaci padano-lombarde, da sempre portatrici di un alto magistero nella produzione di pezzi speciali modellati su disegno, è stato agevole corredare lo spicatum con elementi di bordo rettangolari caratterizzati da un margine a denti di sega: tali moduli di laterizio pieno non preassemblati sulla rete permettono di comporre fasce perimetrali con cui rettificare il contorno frastagliato del campo pavimentale.
Inoltre, ad accompagnare i diversi assetti colorici degli impasti omogenei o variegati con cui si possono realizzare i listelli, sono in fase di studio variazioni del tema tessiturale a spina di pesce e nuove tipologie di lastre preassemblate con spessori tra gli 1,5 e i 2 centimetri. Questi ultimi moduli, ancor più sottili e leggeri dello spicatum originario (il peso del rivestimento in opera si potrà attestare entro i 28 kg/mq), verranno realizzati comunque manualmente e su rete sintetica, grazie ad una colla bicomponente: le lastre di 50 centimetri di lato saranno semirigide e adattabili alla posa anche su superfici sensibilmente ondulate.
Il preassemblaggio musivo di macrotessere, già diffusamente applicato in chiave contemporanea ai materiali lapidei e ceramici, è così trasferito con esiti di particolare originalità e raffinatezza anche al laterizio e con esso si apre un percorso di ulteriore ricerca sui temi dell’assottigliamento e dell’alleggerimento per pelli di rivestimento non solo pavimentali.

di Davide Turrini

Il post costituisce una rielaborazione dell’articolo pubblicato in Costruire in Laterizio, n. 111, 2006.

Scheda tecnica dell’edificio:
Progetto Lorenzo Carmassi
Collaborazione tecnica Luigi Bertellini
Pavimenti Fornace Brioni, Gonzaga (MN)
Serramenti Dealfer, Calci (PI)
Cronologia:
progettazione, 1998-1999
realizzazione, 1999-2001

Scheda tecnica del pavimento:
Dimensioni della lastra preassemblata 25×30 cm
Spessore della lastra preassemblata 3 cm
Numero di lastre per mq 13,3
Dimensioni del singolo listello 10×2,5 cm
Spessore del singolo listello 2,8 cm
Numero di listelli per mq circa 400
Dimensioni dei pezzi speciali di bordo 22×13 cm
Spessore dei pezzi speciali di bordo 3 cm
Numero dei pezzi di bordo per ml 4,5
Peso del pavimento in opera 50 kg/mq
Resistenza al gelo
(UNI EN 202) i campioni non presentano alcuna incrinatura o distacco di particelle
Abrasione profonda
(ISO 10545-6) superficie abrasa 2700 mmc
Assorbimento dell’acqua
(UNI EN 8942/3) 20%
Resistenza a flessione
(UNI EN 100) 4,4 N/mmq
Resistenza all’urto
(R.D. 16/11/39) 0,41 Kgm

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Fornace Brioni

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