maggio 2024
L M M G V S D
« Dic    
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728293031  

Ultimi articoli

Ultimi commenti

Rubriche

Pubblico dei lettori

 

rss

 

 

5 Maggio 2008

Eventi

L’INVENZIONE DEL FUTURO

invenzione_futuro_1.jpg

Momenti di incontro come quello organizzato a Napoli (7-8 Marzo 2008) ed ancora prima a Firenze e a Lecco sono occasioni che invitano nuovamente a riflettere sul significato che assumono nei diversi ambiti della ricerca disciplinare termini quali innovazione, invenzione, sperimentazione, novità ed evoluzione.
Si tratta di termini ricorrenti i cui confini semantici non sono sempre univocamente definiti se si considerano i numerosi concetti, sinonimi e contrari, a cui siamo soliti associarli. La tendenza è di ricercare il significato di questi termini ponendosi dei quesiti (può esserci innovazione se non c’è sperimentazione? Che differenza c’è tra sperimentazione di progetto e sperimentazione di sistema? E qual’è la differenza tra innovazione formale e novità di produzione, tra atti rivoluzionari e processi in evoluzione, … ?); si tratta di questioni aperte a cui non fanno seguito definizioni univoche almeno che non siano interpretate nell’ambito della ricerca, sia essa di base o applicata. Non a caso le tematiche affrontate negli incontri della SITdA sono concordi nell’interpretazione semantica di questi termini e gli ambiti evidenziati, che delineano abbastanza univocamente l’invenzione del prossimo futuro, riescono a collegare lo sviluppo del progetto d’architettura con il mutare delle esigenze, il miglioramento delle prestazioni con l’evoluzione del processo, il ritorno degli archetipi con il flusso di quegli elementi nuovi che mutano continuamente la nostra realtà; gli interventi sono stati condotti con un approccio inter e multi disciplinare alle diverse scale del progetto e del processo senza prescindere dalle molteplici variabili riferite ai modelli di comportamento e di funzionamento, con ripetuti e continui collegamenti alle specifiche attività in un contesto regolato da norme sociali, economiche ed etiche.

invenzione_futuro_2.jpg
La sala affollata del Centro Congressi ospitante il Convegno

Un filo rosso lega gli interventi dei relatori che evidenziano con chiarezza gli obiettivi della società stessa indirizzati ad affiancare alle teorie disciplinari di base esperienze applicate e voci rappresentative della nostra attualità. L’ing. Rita Finzi (direttore progetti speciali del Consorzio Cooperative Costruzioni), ad esempio, nella sessione dedicata alla domanda di management del processo edilizio e i nuovi modelli di offerta ha tradotto, con riferimento alla metodologia di processo, le possibilità di invenzione in un contesto ancora troppo conservatore quale è quello italiano. Se da un lato le amministrazioni diffidenti e le norme non sempre adeguate rendono difficoltosa la sperimentazione di forme nuove e materiali non tradizionali, dall’altro la nostra scuola di architettura è ancora in grado di formare persone dotate di una buona coscienza critica e capaci di rimettersi continuamente in discussione all’interno di un processo mutevole. Come testimoni dell’evoluzione del processo, interessante è stato anche il contributo dei moderatori dei dibattiti delle singole sessioni (Gestione degli appalti e la progettazione esecutiva, Innovazione tecnologica e la competitività, Sostenibilità e consumo delle risorse, Domanda di management del processo edilizio e i nuovi modelli di offerta) esponenti di quell’editoria tecnica -Costruire, Modulo, Il nuovo cantiere, Il giornale dell’architettura- che periodicamente ci informa criticamente sugli avvenimenti del settore delle costruzioni.

invenzione_futuro_3.jpg
Salvatore Dierna e Fabrizio Schiaffonati

L’approfondimento delle problematiche inerenti l’invenzione del futuro si complica, come si è potuto chiaramente evincere nei dibattiti sviluppati all’interno delle singole sessioni, quando ai termini innovazione o invenzione si associa una promessa di novità di difficile attuazione in un contesto quale quello dell’architettura ed in particolare del settore delle costruzioni caratterizzato da un grado massimo di indeterminazione sia per il tipo di prodotto che per la struttura dei processi di produzione. Per la realizzazione di opere di per sè non standardizzabili si impiegano manufatti che sottostanno alle logiche seriali dell’industrializzazione in un processo che vede coinvolti molteplici soggetti con differenti gradi di specializzazione e diversamente vincolati al contesto in cui operano. Ogni progetto è conseguenza di un atto sperimentale che deve rispondere a specifiche esigenze d’uso culturali, sociali, economiche, e tecnologiche di funzionamento; esigenze che a loro volta variano in dipendenza dalla localizzazione, dall’epoca, e dagli strumenti disponibili. Tale specificità, pur essendo condizionata anche da fenomeni tipici della nostra attualità quali l’informatizzazione, la globalizzazione e l’internazionalizzazione, garantisce il permanere della tradizione all’interno del settore delle costruzioni rendendolo un sistema stabile che risponde con lentezza ai cambiamenti registrando le novità introdotte solo dopo un lungo periodo di adattamento delle componenti consolidate. Non è infatti un caso che l’innovazione in edilizia sia prevalentemente funzionale e di tipo adattivo, spesso derivata da altri comparti.

invenzione_futuro_4.jpg
Il pubblico in sala Convegno

In questo contesto, così come evidenziato dal Prof. Paolo Felli nell’intervento di presentazione della SITdA stiamo ponendo le basi dello sviluppo futuro della disciplina partendo dall’opera dei fondatori e relazionandola a tutto ciò che nel frattempo ha reso sempre più urgente moltiplicare le attenzioni nei confronti dell’ambiente costruito, per non rischiare di dover subire gli effetti negativi di scelte frettolose e cieche. Una disciplina poliedrica fondata negli anni del rinnovamento, periodo che vide concretizzarsi le potenzialità della standardizzazione secondo quei principi che per i grandi pensatori del Moderno avrebbero dovuto basarsi su principi di razionalità e di funzionalità estremi così da realizzare soluzioni progettuali standard, valide a prescindere dalla specificità dei luoghi e delle loro caratteristiche. Il percorso dagli anni ’60 è stato complesso e lungo ed ha portato al riconoscimento attuale della necessità di recuperare il rapporto con l’identità dei luoghi individuando l’insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città.

invenzione_futuro_5.jpg
La conclusione della prima giornata convegnistica. Museo MADRE

Infine, riportando l’attenzione sui recenti eventi della SITdA, si evidenzia come questi momenti di incontro comportino delle ricadute più o meno dirette anche sulla definizione delle linee personali di ricerca e di didattica; un processo positivo e particolarmente sentito soprattutto all’interno delle sedi universitarie di recente istituzioni quali ad esempio il Corso di Studi in Architettura della Facoltà di Ingegneria di Udine, a cui appartengo. Se da un lato operare in una struttura in formazione contribuisce all’apertura interdisciplinare della ricerca dall’altro tende a limitare il confronto disciplinare garantito solo dai rapporti personali e, nelle occasioni più fortunate, dalle ricerche nazionali cofinanziate; nei contesti decentrati ed in formazione, l’istituzione di una rete di tecnologi quale il network della SITdA è una ulteriore occasione di condivisione dei risultati. E’ ormai riconosciuto come la rete Web sia un canale d’informazione fondamentale nel nostro contemporaneo; uno strumento autoreferenziale che, se condiviso da una utenza selezionata, può avere un elevato valore aggiunto veicolando anche la cultura della tecnica. Inoltre i caratteri propri dello strumento Web contribuiscono alla formazione di quell’interdisciplinarietà dei contenuti che arricchisce la disciplina di nuovi punti di vista generando di conseguenza quella “pluridisciplinarietà trasversale tra i saperi” che il Prof. Eduardo Vittoria nel suo intervento “L’invenzione del futuro: arte di costruire” riconosce come fondamentale ed “appropriata a designare la molteplicità immanente della natura naturans, principio e ragione, di memoria spinoziana, che può ben assicurare anche la forma del futuro paesaggio umanizzato e abitato del ventunesimo secolo”.

Christina Conti

Vai a Tecnologi.net

commenti ( 0 )

stampa

torna su