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15 Luglio 2008

Opere di Architettura

Marmo di Candoglia. Il restauro del Palazzo La Rinascente a Milano

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La facciata dell’edificio

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Ridare vita ad una superficie consumata dal tempo, ritrovarne il colore, le sfumature, la texture dei materiali lapidei, attraverso un intervento mirato, che ha coinvolto abilità manuali, tecnologie avanzate e un approccio multidisciplinare, dalla fase progettuale al monitoraggio: è la filosofia con cui è stato realizzato il restauro del Palazzo La Rinascente a Milano, tornato ad essere un punto focale dell’architettura e dell’urbanistica di Piazza Duomo.
Ricordiamo che l’edificio, costruito tra il 1886 e il 1889 per i fratelli Bocconi, proprietari a Milano dei magazzini “Aux Villes d’Italie”, fu distrutto da un incendio divampato la notte di Natale del 1918 e, successivamente ricostruito, fu ribattezzato “La Rinascente” da Gabriele d’Annunzio. La sua forma attuale risale al 1950 ed è opera dell’ingegnere Aldo Molteni e dell’architetto Ferdinando Reggioni.
Il recente intervento di restauro ha riguardato, in tre fasi successive, la facciata di via S. Raffaele, il fronte principale verso il Duomo e il prospetto di via S. Radegonda.
L’azienda che ha eseguito i lavori (Tecnorestauri s.r.l.) ha operato a 360°: dalla fase diagnostica alle ricerche d’archivio, dall’intervento operativo alla verifica e alla documentazione.
Particolare attenzione è stata dedicata all’individuazione della metodologia d’intervento, studiata ed applicata affinchè non si ricreassero condizioni tali da richiedere nuovi interventi, causati ad esempio dall’utilizzo di prodotti non idonei o non sufficientemente testati. Altro valore aggiunto, in questo intervento, è la documentazione di tutte le operazioni di conservazione, registrate quotidianamente su schede descrittive, e conservate insieme alle mappature grafiche, per poi essere elaborate su tavole tematiche dal Laboratorio di Analisi e Diagnostica del Costruito del Politecnico di Milano, che ha avviato una Tesi di Laurea sull’argomento, coordinata dal Prof. Alberto Grimoldi.

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L’edificio visto sopraggiungendo dalla Piazza del Duomo

Fase diagnostica e scelte di intervento
La campagna diagnostico-conoscitiva ha definito le caratteristiche della resina superficiale, la tipologia di degrado, le tecniche costruttive e il comportamento statico del rivestimento lapideo ed è servita per testare le tecniche dell’operazione di pulitura.
L’ampia banca dati costruita attraverso queste operazioni ha permesso non solo di pianificare e controllare l’intervento, ma anche di fornire alla committenza tutte le informazioni necessarie per un preciso ed efficace programma manutentivo.
L’aspetto delle facciate, rivestite in Marmo di Condoglia, risultava alterato da un protettivo a base di resina poliuretanica, steso nei primi anni ’80 e parzialmente mancante in corrispondenza delle superfici più esposte agli agenti atmosferici, nonchè interessato da una diffusa alterazione cromatica che conferiva all’edificio un anomalo tono tendente al marrone.
Queste pellicole protettive sono state rimosse perchè non davano più garanzia di poter svolgere la loro azione per tempi sufficientemente lunghi.
Le altre scelte sono state dettate da un attento studio del Marmo di Candoglia che, per la scarsissima permeabilità all’acqua, è particolarmente resistente ai fenomeni di degrado connessi. Questa caratteristica, d’altro canto, non consente il corretto utilizzo di protettivi che lavorano per assorbimento. Ecco perchè, dopo una serie di verifiche dirette, si è deciso di non praticare alcun trattamento protettivo. Una soluzione, questa, supportata da monitoraggi in situ e da prove di laboratorio; un’ ulteriore conferma è arrivata dalla medesima politica di “non intervento” adottata per il Duomo, oggetto anch’esso di intervento.

L’intervento

Ad indirizzare le modalità di intervento è stata la natura della resina superficiale, caratterizzata da un polimero termosensibile; questo fatto ha consentito la rimozione solamente attraverso operazioni di lavaggio a caldo (temperatura rilevata in uscita ca. 60-65°C) con idropulitrice, acqua deionizzata ed ugello nebulizzatore, riducendo le operazioni di microsabbiatura e limitando quelle di rimozione mirata a solvente, alle sole cornici in Porfido rosa di Tolmezzo (soprattutto in virtù delle lavorazioni a rilievo che le caratterizzano e che hanno reso impossibile il lavaggio).
La vegetazione infestante, presente soprattutto in corrispondenza delle cornici in aggetto, è stata eliminata con l’ausilio di apposite macchine e la superficie è stata poi trattata con impacchi o spruzzo di biocidi.
Sui serramenti in alluminio si è intervenuti verificando la funzionalità dei meccanismi di apertura e dei sistemi di bloccaggio. Le parti ossidate sono state sottoposte ad una leggera scartavetratura manuale e alla pulitura. Viti, bulloni o parti danneggiate sono state sostituite in modo da ripristinare la corretta funzionalità dei serramenti e dei meccanismi a carrucola che non venivano azionati ormai da tempo; infine, si è applicato un trattamento protettivo e convertitore di ossidazione.
Le superfici rivestite con pannelli in lega di alluminio nel coronamento (risalenti ai primi anni novanta) sono state pulite con spazzole e lavaggio a caldo con idropulitrice o con spazzole e getti di vapore d’acqua deionizzata.

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Interventi di consolidamento
Oltre alla pulitura, è stato necessario intervenire anche con lavori di consolidamento, a causa di fessure e infiltrazioni.
Il rivestimento dei fronti su via San Raffaele e Santa Radegonda, realizzato in tessere di Marmo di Condoglia applicate alla muratura con malta, presentava punti di infiltrazione e distacco.
L’intervento di consolidamento è consistito in iniezioni di malte e calce, addittivate con resina acrilica.
Anche per il fronte su Piazza Duomo si è intervenuti in maniera mirata sulle lastre di marmo fessurate o instabili. La scelta è stata quella di intervenire con iniezioni e inserire, attraverso una foratura, un nuovo perno in acciaio inox in modo da dare ad ogni porzione di lastra tre punti di aggrappo.

SCHEDA DI CANTIERE
Committente: Rinascente S.r.l., Rozzano (Milano)
Oggetto dell’intervento: Conservazione dei fronti esterni del Palazzo della Rinascente in Milano
Progetto: arch. Andrea Griletto, Tecnorestauri s.r.l.
Direttore lavori: arch. Simona Calcinaghi, Monza (Milano)
Responsabile della Sovrintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano: arch. Giuseppina Vago
Coordinatore sicurezza: geom. Gabriele Favero
Indagini diagnostiche:
Laboratorio di Analisi e Diagnostica del Costruito del Politecnico di Milano,
Laboratorio di Chimica per le Tecnologie dell’Università degli Studi di Brescia
Analisi storico archivistica: arch. Michela Grisoni
Impresa esecutrice: Paterlini Costruzioni S.p.A., Brescia
Impresa subappaltatrice per le opere di conservazione dei fronti: Tecnorestauri Tecnologia del Restauro S.r.l., Darfo Boario Terme (Brescia)
Direttore artistico per l’impresa Tecnorestauri Tecnologia del Restauro S.r.l:
EOS Project Consulting S.r.l., Brescia, arch. Fausto Bianchi, arch. Paola Bassani
Tempistiche di cantiere: anno 2006
FASE 1 – Facciata via S. Raffaele gennaio-marzo
FASE 2 – Facciata principale verso il Duomo marzo-luglio
FASE 3 – Facciata via S. Resegonda agosto-ottobre

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L’edificio visto sopraggiungendo da Corso Vittorio Emanuele

Un po’ di storia. I restauri del Palazzo “La Rinascente”
Costruito tra il 1886 ed il 1889 da Giulio De Angelis per i fratelli Ferdinando e Luigi Bocconi, proprietari a Milano dei magazzini “Aux Villes d’Italie”, l’edificio fu distrutto da un incendio divampato nella notte di Natale del 1918 e, successivamente ricostruito, fu ribattezzato “La Rinascente” da Gabriele d’Annunzio. Gravemente danneggiato da un incendio conseguente ai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, il vecchio palazzo venne del tutto abbattuto per lasciare posto ad un nuovo imponente edificio commerciale con struttura metallica e veste architettonica dai chiari tratti di modernità, che tanto poco piacque ai milanesi da scatenare un aspro dibattito facilmente ritrovabile sulla pubblicistica dell’epoca e che spinse lo stesso progettista a pubblicare un accorato libercolo a difesa del proprie scelte progettuali (Ferdinando Reggiori, Un palazzo a Milano a fianco del Duomo. Pareri, dispareri, notizie, commenti, Officine Grafiche Esperia, Milano 1951); il dibattito si inserisce a pieno diritto nel più ampio tema riguardante il linguaggio dell’architettura moderna in rapporto alle preesistenze storiche (ancora oggi il vincolo sul palazzo non è diretto ma legato alla presenza della cattedrale milanese).
“La Rinascente” prese le forme attuali tra il 1948 ed 1950 grazie al progetto dell’ingegnere Aldo Molteni; la struttura del nuovo edificio è impostata su travi e pilastri metallici, sul modello americano dell’open space; la veste architettonica esterna, opera dell’architetto Ferdinando Reggioni, e soprattutto la facciata, che si scontra formalmente e volutamente con la struttura interna, si presenta come una rivisitazione di modelli classici poichè nasconde i cinque piani interni con due ordini monumentali che lasciano ampio spazio alle sfumature cromatiche del nobile marmo di Condoglia, concesso dalla fabbrica del Duomo; gli arditi rilievi dei finestroni del secondo ordine sono opera degli scultori Leoncillo e Mazzacurata, noti esponenti del realismo novecentesco italiano. Il progetto della veste commerciale, arredi e vetrine, si deve all’architetto Carlo Pagani.
Allora come oggi, le politiche aziendali hanno imposto che le opere di ricostruzione, di manutenzione o “restyling” avvenissero a magazzino aperto.

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