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Workshop sugli usi del travertino di Rapolano


“Travertino millerighe” della Vaselli Marmi (foto Alfonso Acocella)
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Una settimana a Rapolano
Le aziende del settore del travertino riunite in Consorzio, tre università europee – Firenze, Corso di Laurea in Disegno Industriale; Marsiglia Ecole des Beaux Arts; Tomar, Escuela Politecnica – riunite alla Grancia di Serre di Rapolano (Siena) per un workshop di una settimana nell’intento di verificare il contributo del design al settore; il tutto all’interno del progetto Edtt della Comunità Europea coordinato dal Centro Sperimentale del Mobile e dell’Arredamento. Obiettivo esplicito del lavoro, quello di prefigurare ipotesi alternative di utilizzo del materiale e definire nuove soluzioni formali per impieghi tradizionali.
La prima giornata di lavoro è stata finalizzata ad una presentazione dei contenuti del workshop, delle metodologie di intervento e tempistica e ad una visita alle aziende coinvolte. In particolare nelle cave della Travertino Sant’Andrea si è assistito alla caduta della bancata e l’occasione è stata importante anche per approfondire il tema degli scarti (tipologia, quantità, forme e misure); alle Querciolaie l’attenzione si è soffermata sui processi di lavorazione e su alcune applicazioni nel campo dell’arte; con Vaselli Marmi, infine, l’interesse si è spostato su alcune tipologie di prodotto legate al settore bagno ed accessori con implicazioni relative al mercato.
Il giorno seguente è stato finalizzato a fornire spunti e sollecitazioni in grado di stimolare l’azione progettuale; tale obiettivo è stato ricercato attraverso un convegno, introdotto da Massimo Ruffilli e coordinato da Vincenzo Legnante (Università di Firenze), in cui figure con competenze diverse si sono rapportate al tema della pietra: dallo studioso di materiali lapidei e delle loro applicazioni nel settore dell’edilizia, Alfonso Acocella, docente alla Facoltà di Architettura all’Università di Ferrara; al design, con Piergiorgio Robino di Nucleo Design Solutions, che recentemente ha lavorato proprio per il settore del travertino di Rapolano, a Salvatore Cipolla, artista particolarmente attento alla sperimentazione sulla materia e sulle sue caratteristiche.
L’azione progettuale ha preso le mosse con il lavoro di Fabio Maroncelli che ha operato applicando la ricerca creativa alla definizione di percorsi alternativi di utilizzo del travertino. In particolare sono state applicate tecniche di spostamento creativo, spaesamento, eliminazione (di alcune fasi del processo produttivo), esagerazione, ricerca analogica, aggettivazione, ispirazione numerica, tecnica dei perchè … Questa ricerca, come sempre accade, ha mosso i primi passi con fatica attraverso la richiesta agli studenti dell’espressione di considerazioni libere, articolandosi nell’arco di una giornata; gli studenti sono stati suddivisi in due gruppi di lavoro composti rispettivamente da 5 studenti portoghesi e cinque italiani, cinque francesi e cinque italiani (una scelta dettata anche dalla necessità di facilitare la comunicazione linguistica). Successivamente l’applicazione delle tecniche sopraesposte ha portato alla creazione di pannelli di grandi dimensioni, per un totale di più di 20, in cui venivano espresse le intuizioni. Le idee così rappresentate hanno costituito la base di partenza della discussione che si è sviluppata con i docenti delle scuole coinvolte – oltre a chi scrive, Ilaria Bedeschi, Fabrice Cincin, Fredric Fredout, Mario Barros -; ogni ispirazione è stata dettagliata ed approfondita ancora in un’ottica “di apertura più che di chiusura e limitazione”; alcuni degli scenari sono stati accorpati, fino ad arrivare a venti, uno per ogni studente coinvolto nel workshop che è diventato responsabile della proposta.
Sulle intuizioni si è lavorato per i restanti giorni: stabilito un layout condiviso per la presentazione, ogni studente ha lavorato sul concetto individuato dettagliandolo attraverso indicazioni scritte, documentazione fotografica a livello di case history analoghi, ed arrivando ad ipotizzare alcuni concept di prodotto. Rimandando la progettazione di dettaglio alla fase successiva.
In dettaglio le proposte presentate sono state raggruppate in quattro grandi macrocategorie sulla base di uno schema elaborato “in diretta” da Fabrice Pincin: gli aspetti ludico-educativi (e dunque la possibilità di utilizzare il materiale per la realizzazione di elementi di arredo urbano per l’infanzia); la potenza evocativa della pietra (al di là della funzionalità); la valorizzazione delle caratteristiche fisiche del travertino; l’esaltazione della materia.
In particolare relativamente a “Gioco e non solo”, sono stati prefigurati scenari che riguardano “la pietra che racconta il luogo che la ospita” (dalla scritta travertino da collocare a Rapolano al racconto di particolare funzioni della città); quella che esplicita la propria funzione (la seduta urbana costituita dalla scritta “siediti”, od opera attraverso una traslazione di senso (la scritta “morbido” che diventa oggetto): citazioni palesi della ricerca delle avanguardie – architetture, chioschi ed edicole di Fortunato Depero su tutti, ma con spessori, volumi e matericità della pietra. La potenza evocativa del travertino ha portato a parlare di tempo e memoria: la pietra come continuo divenire in grado di materializzare il trascorso, di rappresentare le età del mondo che può significare lavorare sulla misurazione del tempo (meridiana e calendario), ma anche su texture che riprendono il concetto di stratificazione, e souvenir, ricordo di viaggi passati; ma anche del travertino come pietra in movimento (?) rettilineo (su ruote) o ondulatorio.
In relazione alle “Caratteristiche vecchie e nuove” si è operato sui possibili utilizzi del materiale a livello di confine tra terra e mare – dall’acqua all’acqua, per una sorta di ritorno alle origini – sia essa una battigia costruita con pavimentazioni e sedute e l’acqua che attraverso il gioco alta – bassa marea si riappropria dello spazio costruito, che elementi che assolvono diverse funzioni legate alle attività marittime (con impieghi allo stato grezzo oppure lavorato); fino al “rovescio della città” – “l’en-vert de la ville” – che opera sulla contaminazione tra naturale ed artificiale, tra verde e costruito agendo sui luoghi di confine, reintegrando la città in posti improbabili, liberando la pietra accettandone le sregolatezze – con il travertino che da grezzo diventa lavorato all’interno della stessa struttura (sia essa panchina o elemento naturale di facciata architettonica); e al lavoro sulle possibilità di composizione modulare sia dal punto di vista tridimensionale, la seduta componibile che si fa elemento di decoro urbano e struttura illuminante, che bidimensionale con la proposta di andare al di là della semplice forma rettangolare o quadrata e riferimenti colti all’arte di Escher in una sua forma semplificata.
Mentre per quando contiene la “Valorizzazione della materia” i concetti – chiave sono stati individuati in “Sicurezza” “oggettiva” (con utilizzo di elementi di separazione per steccati, muri di cinta, elementi di separazione); “protettiva” (tetti, tegole in travertino, coperture di spazi così come avviene, ad esempio, per l’ardesia); “soggettiva” con l’ipotesi di una cassaforte in travertino, quasi a recuperare l’istinto primitivo della difesa del territorio; “Psicologica” con ipotesi di utilizzo di parti minute del materiale nel settore della gioielleria; “decorazione”, con l’idea di allontanarsi dalle forme conosciute e tradizionali e comprendere soluzioni a livello di combinazioni modulari da applicare a porte e finestre o nella funzione di filtro della luce – mutuando dalla gelosie in mattoni o dal brise-soleil – ma con una valenza quasi figurativa; la “Travertinoterapia” che si esprime attraverso due strade: “dall’acqua il benessere portatile” (con l’obiettivo di capire se la pietra ha proprietà curative grazie alla sua composizione minerale e di verificare il possibile utilizzo a livello di cosmetica – si pensi a quanto avviene con la pietra pomice) e “dall’acqua all’acqua per il termalismo e non solo” con ipotesi di utilizzo a livello di frantumato per il fondo delle piscine (al posto della ceramica) o in complementi ed arredi per bordo piscina; fino all’ipotesi riassunta in “Mettiamoci una pezza” con la proposta di far diventare il rattoppo del travertino difettato, ottenuto con inserti di altri materiali un elemento decorativo portatore di valore aggiunto.
I venti scenari progettuali sono stati presentati alle aziende a richiedere una dichiarazione di interesse. Sulle proposte valutate come maggiormente promettenti, gli studenti seguiti dai rispettivi docenti, stanno già lavorato con l’idea di rincontrarci per una verifica finale ed esposizione dei lavori, che saranno anche raccolti in un catalogo, nel prossimo mese di giugno.
Per un bilancio è ancora presto ma qualche considerazione può comunque essere fatta.
Dal punto di vista della didattica l’esperienza appare interessante sia sul piano del confronto e contaminazione tra approcci diversi – più metodologico quello francese, più concettuale quello italiano … -, che su quello del ricorso all’approccio della ricerca creativa – non così frequente in campo universitario ma importante per prefigurare scenari di intervento realmente alternativi, che su quello dei tempi – la concentrazione del lavoro su una settimana porta ad una tensione creativa e ad un livello di cooperazione difficilmente raggiungibili …
Sul piano delle ricadute è prematuro esprimersi anche se è stato possibile cogliere nella presentazione finale un interesse per alcune direzioni di ricerca che verranno approfondite nel lavoro dei prossimi mesi. La strada è appena iniziata: per dirla con Giuseppe Cederna: “Anche un viaggio nasce, cresce, invecchia e poi muore. Ma appena nato è già grande. Capace di usare la testa, di farci e disfarci a suo piacimento. Fra un’ora il nostro viaggio, dopo mesi di gestazione, vedrà finalmente la luce. Ci riconoscerà? Assomiglierà un pò anche a noi? Ci vorrà bene. Ci aspettiamo grandi cose da lui.”

Giuseppe Lotti

Vai al sito Travertinorapolano.com

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