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21 Aprile 2009

Opere di Architettura

Piazza Cardinale Angelo Maj a Schilpario, Bergamo
Gualtiero Oberti e Attilio Stocchi

stocchi_1
Uno scorcio della piazza dall’alto mostra le sfumature cromatiche del porfido d’Albiano.

Ad Angelo Mai
Italo ardito, a che giammai non posi
Di svegliar dalle tombe
I nostri padri? ed a parlar gli meni
A questo secol morto, al quale incombe
Tanta nebbia di tedio? (…)

Opere litico-letterarie: Palinsesto
Davide Turrini ci mette in contatto con Attilio Stocchi. La telefonata con l’architetto, appena dopo aver visionato alcune fotografie delle sue realizzazioni, è una scoperta: Stocchi riporta infatti al centro della professione il gusto della ricerca compositiva, il divertimento nella pratica della costruzione, la consapevolezza della responsabilità dell’opera d’architettura specialmente pubblica; tutto questo traspare immediatamente dalle sue parole.
I suoi interventi generanti e rigeneranti gli spazi pubblici ricercano nuovi equilibri tra le rinnovate concrete esigenze funzionali ed il territorio. Lo fanno affiancando alla prestazione puramente tecnica quella culturale, ricercante concettualmente il contenuto di progetto ben prima della forma.
Le parole dell’architetto sono assai precise, quanto per altro i disegni delle sue realizzazioni. Le parole hanno particolarmente in questo caso valore primario: ci spiega Stocchi come, in massima sintesi, il suo approccio al progetto per lo spazio pubblico coincida con l’emersione di uno o più motivi storici attinenti lo spazio specifico – ciò che lui definisce il pretesto – ed in parallelo la percezione dei contenuti geografici, naturali ed ambientali rientranti invece nella sfera del contesto. Il progetto nasce dunque, dopo l’individuazione di questi componenti di base secondo personale sensibilità del progettista, con l’elaborazione e l’acquisizione della regola capace di mettere a sistema i vari componenti per così dire pretestuali e contestuali, allo stesso modo in cui singole parole ritenute essenziali possono essere poste in relazione in una frase così che il messaggio si porti al destinatario nel modo più espressivo e chiaro.
Per la piazza di Schilpario intitolata al Cardinale Angelo Maj il pretesto è fornito dall’attività di ricerca sui palinsesti antichi per cui il Cardinale è rimasto nella memoria dei posteri, immortalato nell’ode leopardiana celebrante il rinvenimento del De Republica ciceroniano ad opera appunto di Maj. Il componimento leopardiano e la figura del Cardinale, in special modo nella cultura locale, si fondono quasi a diventare cosa sola. La poesia allora, un’esaltazione di Maj e degli avi illustri rappresentati anche nelle persone dei poeti Alighieri, Petrarca, Ariosto, Tasso e Alfieri, diventa la chiave, prima d’impostazione, poi di lettura dell’intero intervento architettonico, in quanto testo capace, trasposto ad opera pavimentale e spaziale, di legare fra loro da un lato persone ed eventi storici, dall’altro le montagne, i laghi ed i luoghi del contesto naturale. Il contesto è infatti costituito dai picchi montani cingenti Schilpario. Per parola dello stesso architetto essi delineano il profilo verso il cielo distinguendo nettamente le vette principali affaccianti sulla valle, come fossero personaggi dal carattere e dal portamento assai ben delineato.

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Il legame fra pretesto e contesto è concretizzato nelle parole leopardiane.

Sul piano pavimentale vengono quindi riproposti da Gualtiero Oberti ed Attilio Stocchi brani estrapolati dall’ode leopardiana, con una lunghezza della stringa testuale proporzionale alle altezze caratteristiche delle montagne circostanti od anche alle altitudini dei laghi. Secondo stesso principio, le scritte sono proposte in rilievo quando si tratti del rimando alle montagne, mentre in negativo quando si tratti di laghi, poichè dunque in questo caso le concettuali associazioni d’idee son rivolte ai rilievi altimetrici sotto il livello dell’orizzonte calpestabile. Al centro, una griglia lineare continua per la raccolta dell’acqua meteorica segna la dimensione principale dello spazio pubblico. Vi è poi anche un garage sotterraneo in cui il corsello sempre centrale ripropone le dimensioni caratteristiche e la propria pendenza secondo le proporzioni geometriche dell’asse reale di fondovalle.
Tornando al calpestio: cinque lampade a raso pavimento illuminano le cinque scritte dell’ode leopardiana prescelte e realizzate qui in fusione metallica. La materia prima, salvo queste contenute eccezioni, è il porfido d’Albiano. I conci della pavimentazione a correre sono posati con attenzione cromatica particolare, per cui le lastre con prevalenza di sfumature violacee sono raccolte verso il centro della piazza, quelle più tendenti al grigio sono invece disposte ai margini. Le sedute emergenti dal suolo sono sempre coerentemente realizzate in porfido di Albiano; costituiscono assieme all’albero esistente l’unica eccezione all’orizzontale bidimensionalità della piazza. I rilievi delle scritte, emergenti o profondi, offrono una tridimensionalità sottile, epidermica. Il senso di stupore di Maj all’atto del ritrovamento dei testi latini sotto la riscrittura dell’opera di Sant’Agostino, è rivissuto dal bambino che scopre col piede le lettere sotto la neve.

Alcune parole chiave
Pretesto
Dal latino prae – davanti, prima; texere – tessere, intrecciare, vestire, ornare.
Il pretesto è dunque la veste esteriore giungente all’osservatore od al lettore prima del contenuto più vero e profondo.
“Motivo addotto palesemente a spiegazione del proprio comportamento o del proprio operato, allo scopo di mascherarne i veri motivi.” Definizione tratta dal dizionario Devoto – Oli

Contesto
Dal latino cum – assieme; texere – tessere, intrecciare, vestire, ornare.
Il contesto è letteralmente l’insieme degli elementi e delle condizioni strettamente legati, quasi annodati ed intrecciati ad un determinato argomento.

Cardinale Angelo Maj
Nativo di Schilpario nel 1782, erudito e poligrafo, fu un gesuita studioso degli antichi palinsesti della Biblioteca ambrosiana; alla Biblioteca vaticana giunse al ritrovamento di ampi brani del De Republica di Cicerone.

Palinsesto
“Manoscritto ottenuto previa raschiatura di un materiale scrittorio (papiro, pietra, metallo, coccio, ma specialmente pergamena), in modo da consentirne la riutilizzazione. (…) Dal XVII sec. i paleografi riuscirono a leggere le tracce incise della scriptura anterior perlopiù servendosi di fonti luminose. La decifrazione scientifica moderna comincia con Angelo Maj. (…)” Definizione tratta dall’Enciclopedia Generale Mondadori

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La planimetria generale della piazza ed uno scorcio verso la chiesa sul fianco.

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di Alberto Ferraresi

(Vai al sito di Attilio Stocchi)
(Vai alle informazioni sul Cardinale Angelo Maj)
(Vai al testo dell’ode leopardiana)

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