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24 Gennaio 2011

Videointerviste

Intervista a Riccardo Blumer

Videointerviste Marmomacc 2010 Umbrella
Crediti videointerviste Studiovisuale

Riccardo Blumer (Bergamo, 1959) compie i suoi studi di architettura al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1982. Dal 1983 al 1988 lavora presso lo studio di Mario Botta a Lugano dove si occupa di progetti, mostre e pubblicazioni. Nel 1988 apre il suo studio professionale a Casciago (Varese). La sua attività spazia dal design, agli allestimenti per mostre (Triennale di Milano, Palazzo Ducale Genova), alla progettazione di arredi privati e pubblici (Teatro alla Scala di Milano), alla progettazione architettonica (soprattutto di uffici). L’intensa attività professionale è da sempre accompagnata ad un solido impegno in campo culturale e didattico. Nel 1994 e nel 1996 è membro della giuria internazionale all’Ecole Superieure d’Arts Graphiques et d’Architecture Interieure di Parigi; nel 1998 collabora con la Domus Academy e con l’Istituto Europeo di Design di Milano; nel 1995-96 collabora come segretario del Comitato Scientifico che sovrintende alla nascita dell’ Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana, dove oggi insegna.
Blumer ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio “Design Preis Schweiz” (1997), il “Compasso d’Oro” (1998), il premio “Catas” (1999), l’ “Observeur du Design” (2000) e ancora il premio “Catas” con M. Borghi (2007). Alcune sue opere di design sono parte della collezione permanente del Metropolitan Museum of Art di New York, del Centre George Pompidou di Parigi, della Triennale di Milano e sono esposte stabilmente anche al Centro di Arte Contemporanea di Cavalese (Trento) e al Museè d’Arts Dècoratifs di Parigi.

Nell’ambito di Marmomacc 2010, Blumer ha illustrato la sua personale “didattica del costruire” attraverso la realizzazione, per il Consorzio Marmisti Bresciani, di oggetti in pietra dall’alto potere evocativo. Per Blumer, la possibilità di confrontarsi concretamente con la realtà valicando i limiti della teoria è essenziale per intraprendere la professione, e dunque indispensabile nell’attività didattica. L’oggetto a piccola scala consente di esplorare la dimensione dell’opera finita. Così, il gruppo di lavoro dell’Università di Mendrisio ha concentrato la propria attenzione sul tema delle “edicole” come oggetti con forte valenza urbana e sociale, che custodiscono un “simbolo”. Le edicole in marmo botticino sono concepite come “contenitori” che proteggono, che lasciano filtrare lo sguardo all’interno senza rivelare pienamente alla vista l’oggetto custodito. Sono oggetti “misteriosi”, che evocano le suggestioni dell’”arte interstiziale” e che propongono un’interpretazione della pietra, per sua natura così vincolata alla gravità e alla capacità di resistenza alla sola compressione, all’insegna di una sorprendente “leggerezza”.

di Chiara Testoni

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Riccardo Blumer
Consorzio Marmisti Bresciani

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