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6 Dicembre 2012

Opere di Architettura

Villa Ambra, Poggio a Caiano
progetto originario di Giuliano da Sangallo


Ville medicee, i loci amoeni del Rinascimento: fotografia della Lunetta della Villa di Poggio a Caiano -Giusto Utens-1599 Museo di “Firenze com’era” (foto: Giovanni De Sandre)

Godi, Fiorenza, poiché se’ sì grande
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo ‘nferno tuo nome si spande!

Scrive così Dante Alighieri tempo prima dell’avvento di quella famiglia che fece di Firenze e delle terre vicine un crogiolo di intellettuali e artisti. La famiglia de Medici, appunto, la quale non solo resse le sorti del territorio fiorentino dalla prima metà del ‘400 fino al ‘700 influenzando anche la politica nazionale, ma pure contribuì in maniera eccezionale allo sviluppo di tutte le arti.
Cosimo il Vecchio, pater patriae, di fatto primo signore di Firenze e primo uomo di stato della famiglia dei Medici, fu primo promotore della rinascita artistica. Sarebbe riduttivo tuttavia limitarsi alla sola esperienza cittadina, seppur straordinaria. Se si allarga lo sguardo, infatti, e lo si fa soffermare sulle dolci colline attorno la città, si noterà il fiorire di esempi architettonici considerevoli per tutta la provincia, da Careggi a Mezzomonte, da Fiesole a Cafaggiolo. Si scoprono così quelle ville medicee, piccoli angoli di delizia della potente famiglia, adibite a luogo di diletto e cultura per tutta la corte. Nell’ipotetico viaggio cronologico, come fece Giusto Utens attraverso le lunette dipinte e custodite nel Museo di Firenze com’era, si incontreranno la villa di Careggi, la prima, ristrutturata all’inizio del Quattrocento, dove già si affacciava l’idea della villa di campagna come locus amoenus, studiata da Leon Battista Alberti nel Res Aedificatoria. Seguono ancora la villa del Trebbio, nella val di Sieve, voluta da Giovanni Bicci e ristrutturata da Michelozzo, ancora esempio della residenza fortificata, e Cafaggiolo. Dirà sempre Cosimo de Medici: Cafaggiolo vede meglio di Fiesole, perché ciò che vede è mio guardando a una delle più antiche ville medicee, quella fiesolana appunto. In questo caso l’architetto mediceo, che aveva ristrutturato le altre abitazioni, poté esprimersi liberamente, creando un edificio che, per il suo assetto fortemente geometrico, aperto verso la valle, la delicatezza dell’intonaco bianco e la pietra serena che incornicia le finestre, si avvicina al prototipo della villa rinascimentale che sarà raggiunto da un altro artista prediletto della famiglia, Giuliano da Sangallo.


Villa Ambra a Poggio a Caiano nuovo esempio di residenza rinascimentale (foto: Giovanni De Sandre)

Nell’ultima propaggine del Montalbano, tra Firenze e Pistoia, su un piccolo poggio circondato dal verde, si trova Ambra, la villa Medicea di Poggio a Caiano. Prototipo della residenza agreste fiorentina, voluta da Lorenzo de Medici e progettata da Giuliano da Sangallo, essa è la rappresentazione architettonica della volontà umanista di modellare armoniosamente il territorio. Costruita a partire dal 1480, sviluppa quegli elementi che si andranno a ritrovare nelle successive residenze fiorentine, ossia lo studio dei rapporti tra interno ed esterno, ed il recupero degli elementi classici, come il frontone ionico ed il portico. Nonostante la residenza abbia subito numerose modifiche, l’integrità dell’idea iniziale è rispettata. E ciò vale anche per il recente progetto di recupero, concentrato sulle grandi scalinate, che abbracciano il visitatore e lo conducono al piano nobile, anch’esso ripavimentato, e dal parapetto cesellato. La citazione è dichiarata, con riferimento all’utilizzo della pietra forte fiorentina, la preferita dal Sangallo, impiegata sia per le pedate della scalinata, già rivista nell’Ottocento, sia per gli interventi a corollario. L’intera fornitura è di Il Casone.
La lavorazione a filo sega dei gradini si contrappone alla levigatezza della pavimentazione a lastre proposta per il terrazzo del piano superiore, come a simboleggiare metaforicamente il passaggio dal terreno all’aulico, verso un’ascesa intellettuale intrapresa dal visitatore che si ritrovi a scoprire le bellezze artistiche ed architettoniche dell’edificio. La matericità lapidea quale mezzo espressivo non viene abbandonata, tuttavia, e si ritrova nelle colonne del parapetto, bombate e scalpellate, incastonate nella cimasa modanata e nello zoccolo, attenta riproposizione del parapetto quattrocentesco. L’antico e l’attuale si legano armoniosamente attraverso le scoline attentamente progettate al piano nobile, così come i diversi pezzi speciali innestati armoniosamente nella pavimentazione. L’equilibrio originario viene così non solo rispettato ma enfatizzato, con ricercata delicatezza.


Immagine di dettaglio dei nuovi interventi (foto: Giovanni De Sandre)

[photogallery]villa_poggio_album[/photogallery]

di Federica Poini

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