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10 Settembre 2015

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Genesi di un cantiere meridionale: la riapertura del Castello di Gallipoli.


Il Castello di Gallipoli.

Raffaela Zizzari ha diretto i restauri del Castello di Gallipoli e oggi è responsabile della direzione artistica della struttura che domina il porto della località pugliese. Nel suo testo, riportato di seguito, la suggestione di un cantiere vissuto con particolare intensità.

Mi è sempre piaciuto svegliarmi presto la mattina, le cose più importanti della mia vita sono sempre accadute di mattina e forse è per questo che la mia casa ha un’unica finestra puntata sull’alba…“da quei balconi arcati, leggi nei giorni chiari Albania rosa”… ma questa è un’altra storia! Sicuramente il lavoro di architetto si esercita meglio la mattina, con la mente libera da pregiudizi e soprattutto con i cinque sensi poco sollecitati e pronti a recepire tutto il bello che ci circonda, quando il sole è appena spuntato: solo per me per sei mesi il castello di Gallipoli si è tinto di rosa e si è riflesso nel mare blu, intenso. È difficile spiegare il rapporto intimo che si crea tra il manufatto e l’architetto, è più di passione diventa mania e quando si tratta di restauro, il sentimento è amplificato. Le peculiarità del restauro risiedono nell’imprevedibilità e nell’incertezza, a questo va aggiunta l’estrema variabilità delle situazioni che impedisce di applicare teorie e schemi prefissati… il restauro richiede una lunga gestazione ed estrema pazienza. Tutte queste caratteristiche sono tipiche della passione che si alimenta giorno dopo giorno, fantasticando e lavorando duro.
I lavori sono partiti dalla presa di coscienza che il Castello di Gallipoli non esisteva più, al suo posto c’erano cumuli di spazzatura e cemento, eternit e anni di totale indifferenza.


Il Castello di Gallipoli prima, durante e dopo i lavori del recente restauro.

John Ruskin diceva: “…Prendetevi cura solerte dei vostri monumenti, e non avrete alcun bisogno di restaurarli (..) Vigilate su un vecchio edificio con attenzione premurosa; proteggetelo meglio che potete e ad ogni costo, da ogni accenno di deterioramento. Contate quelle pietre come contereste le gemme di una corona; mettetegli attorno dei sorveglianti come si trattasse delle porte di una città assediata; dove la struttura muraria mostra delle smagliature, tenetela compatta usando il ferro; e dove essa cede, puntellatela con travi; e non preoccupatevi per la bruttezza di questi interventi di sostegno; meglio avere una stampella che restare senza una gamba…”; tutto questo non è accaduto ahimè al castello, nessuno ha vegliato, nessuno! Ormai il danno era stato fatto, come procedere allora?
Con un ripristino tipologico e funzionale che potesse restituire almeno dignità alle sale deturpate da scellerate superfetazioni, ignoranti rivestimenti e silenziosi furti. Si è optato quindi per un intervento conservativo che potesse preservare ogni traccia preesistente degna di essere definita tale e adeguando la struttura ai percorsi di visita progettati.


Dettaglio di un bastione del castello di Gallipoli.

Sei mesi di duro lavoro, cantiere di giorno e progettazione di notte, incontri con gli enti preposti e grandi ore di attesa dietro le porte dei funzionari competenti! e all’alba di nuovo in cantiere! Il restauro presenta ogni giorno problemi nuovi, impone decisioni immediate, costringe a un continuo scambio d’idee e informazioni fra tecnici e maestranze, a una proficua circolarità di conoscenze e competenze. Il restauro è un incontro tra il lavoro intellettuale e il lavoro manuale, tra la riscoperta di antiche professioni tramandate e la sperimentazione di moderni sistemi di applicazione scientifica e informatica. I compagni di questo viaggio sono stati di volta in volta, archeologi, architetti, ingegneri, ma soprattutto fabbri, posatori, elettricisti e idraulici, artisti, operai, vecchi saggi e anche semplici cittadini che hanno in comune l’amore per la città di Gallipoli e la passione di condividerne i piaceri senza porsi nessuna stelletta sul bavero della giacca.


Michelangelo Pistoletto: il maestro al Castello di Gallipoli dove le sue opere saranno in mostra fino alla fine del mese di settembre.

È stato bello scrutare insieme dai torrioni le due baie gallipoline, da quella postazione si ha la straordinaria sensazione di essere al centro del Mediterraneo. Poi il tempo passava e bisognava tornare subito al lavoro con l’obiettivo di aprire prima possibile. L’unica pausa concessa era il caffè, al bar, e sul “giornale” si leggeva: “Castello svenduto e ancora chiuso”. Ma si può essere così miopi? I risultati parlano più di qualsiasi comunicato stampa: Lavoro eseguito in meno di sei mesi e senza alcun contributo pubblico, ma siamo in Italia? si!!! Nel sud del sud dei santi, recitava il Maestro!

di Raffaela Zizzari

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