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19 Settembre 2005

Recensioni

La recensione di Aión

Tempo lineare e tempo circolare nella cultura della pietra
La pietra è materia della natura, che ci circonda e ci avvolge, caratterizzando il mondo in cui viviamo, motivandolo, formandolo, e fin dalle origini è stata interlocutore primario nella storia evolutiva dell’uomo. Il rapportarsi dell’uomo alla pietra si è manifestato, fin dall’inizio, in maniera sempre più cosciente fino a farla divenire materiale dell’architettura: la permanenza nel tempo, la continuità col suolo e i suoi caratteri peculiari l’hanno resa "simbolo" dell’idea stessa di monumentalità. Col tempo e col fiorire delle tecnologie il ruolo primario della pietra è andato declinando a vantaggio di quell’atteggiamento, che ha caratterizzato e caratterizza la nostra epoca, di continua ricerca e sperimentazione. Il futuro è il nuovo, l’invenzione, la sperimentazione, la proiezione in un avanti continuo. Alfonso Acocella si pone in questo contesto con un’opera grandiosa, nata da un lavoro di cinque anni di ricerca, per far riscoprire la cultura della pietra, e lo fa non creando semplicemente un manuale tecnologico, ma andando alla ricerca delle ragioni dell’essere di questa cultura.
Nel contrapporre il concetto di tempo circolare a quello di tempo lineare evidenzia come il presente sia frutto del passato che si reinventa, quindi non un ex novo, ma un continuum. Isolando a simbolo gli archetipi della cultura litica, i suoi nuclei fondativi, mostra come essi permangano e si ripetano nel tempo, contrastando la tirannia del presente a vantaggio di una conoscenza senza confini. L’ambito in cui si muove è quello del Mediterraneo, culla della civiltà moderna, che tanto deve alla pietra ed ai suoi usi, e viaggiando attraverso le isole temporali della sua storia lega, quasi con un filo di Arianna, le esperienze del passato al presente.

Particolari della copertura lititca del Monastero di Quart

Così, partendo dalle scale in pietra dell’antico Egitto, ponti per l’immortalità, percorriamo una strada in cui muri, colonne, architravi, archi, superfici, coperture e suolo stesso diventano identità delle quali impariamo a conoscere ragion d’essere, storia, logica, funzionamento, tipologie; e non ci stupiamo se l’essere delle colonne antiche diviene sostanza di progetti come l’ampliamento del teatro dell’opera di Roma di Quaroni o del Leibnizkolonnaden a Berlino di Kollhoff, o il ritmico ripetersi delle campate degli archi di acquedotti romani diviene attualità nell’Aula liturgica "Padre Pio" di Renzo Piano. Così facendo un materiale tipicamente tradizionale, la pietra, è restituito alla contemporaneità e posto all’interno di linguaggi che si rinnovano attraverso la progettazione e la tecnologia. A chiudere il cerchio è la sezione dedicata alla pietra come materia: è il ritorno all’essenza di essa, ai suoi colori, alle sua varietà, alla sua vera vita: natura cui l’uomo ha attinto e modellato per farne storia.
L’opera, voluta da Lucense nell’ambito della sua attività volta allo sviluppo economico della provincia di Lucca, va al di là dei confini geografici e politici con lo scopo di raccogliere conoscenza e di trasferirla a coloro che, a vario titolo, sono in rapporto con l’applicazione della pietra in architettura. E se è vero che la tradizione dei trattati di architettura è stata interrotta da almeno un secolo e le produzione dei manuali di progettazione è stata offuscata dai modelli che i progettisti stessi hanno messo a disposizione, quest’opera in questo orizzonte emerge per il suo diverso e nuovo ruolo: libro a cavallo di vari generi, nato per fusione, per associazioni di elementi nuovi e di elementi già noti, retto da una strutturazione di contenuti, apparato iconografico e sguardo nuovo sul tema che lo rende unico e prezioso.

Barbara Burgaretta

(Aión n. 8, 2005)

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