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23 Febbraio 2010

Opere di Architettura

Piscina in Val Seriana (1995-1996) di ARCHEA*

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piscina_vserana_1
Il grande contrafforte murario filtrato dagli alberi

La realizzazione di una piscina all’aperto nel parco di una villa esistente, crea l’occasione per rimodellare la topografia scoscesa di un rilievo ricco di affioramenti rocciosi. «La condizione naturale del pendio suggerisce l’artificiale forzatura del contrafforte quale struttura di contenimento del terreno, al fine di riconquistare una parte del piano per poter porre al centro un invaso d’acqua a doppio livello. L’immagine del bastione è resa evidente dalla presenza di un camminamento ribassato che perimetra il terrazzamento in pietra»1. La piscina è costituita da due vasche, una più grande rettangolare con acqua fredda, ed una più piccola, ordita secondo la configurazione del bastione, con acqua riscaldata. Siamo di fronte ad una piattaforma litica che, nelle aspre angolature delle cortine murarie a scarpa, rammenta l’invenzione buontalentiana del Forte di Belvedere a Firenze, città sede dello Studio ARCHEA dal 1988.
Lo scavo del terreno, intrapreso al fine di ottenere una terrazza complanare, fa emergere un banco roccioso subito sfruttato come giacimento di materiale per il cantiere. Una pietra bruna, animata da evidenti venature giallastre e utilizzata in forma di grandi macigni appena sbozzati, è così chiamata ad esprimere tutta la sua forza massiva in “muraglie di fortezza”, quasi opere ciclopiche, possenti sostruzioni che mostrano un paramento di tipo arcaico e rudimentale, appena rettificato da colpi rapidi e sommari per facilitare le operazioni di posa. In un simile dispositivo murario il ruolo dei giunti di malta diventa trascurabile se rapportato al peso proprio dei blocchi e alle forze di attrito che li serrano reciprocamente.

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Veduta notturna della piscina

[photogallery]piscina_vseriana_album[/photogallery]

L’architettura amplifica la forza dell’orografia saldandosi con il carattere pietroso del sito. L’attacco del bastione alla montagna avviene sul fronte frastagliato della faglia rocciosa, utilizzata come cava, e lasciata a vista come sfondo della piscina, quinta naturalistica, popolata di vegetazione. In questa scena sospesa tra naturalità e artificialità si aprono anfratti, percorsi gradonati scolpiti nella roccia viva, ambienti di servizio ricavati nella sezione del pendio.
La rugosità della materia litica che avvolge scenograficamente l’invaso d’acqua lascia il posto alla perfetta levigatezza del travertino con cui sono realizzate le pavimentazioni di bordo delle vasche. Sottolineata dal chiaro contorno di pietra sedimentaria, la presenza dell’elemento liquido diviene quella di una sorgente che scaturisce dalle solide profondità della montagna: una fonte custodita da una architettura indistruttibile, arroccata a dominare le lontananze del paesaggio.

Davide Turrini

Note
* Il saggio è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.

1 Rebecca Innocenti, Francesca Privitera (a cura di), Studio Archea, Firenze, Alinea, 1997, p.55.

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