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25 Luglio 2011

Opere di Architettura

L’Aula Magna dell’Università Luigi Bocconi di Milano
Grafton architects


La sezione caratteristica dell’aula magna (immagini tratte dalla rete).

Armare i materiali lapidei per migliorarne le prestazioni di resistenza non significa necessariamente appesantire gli elementi costruttivi: le pareti della nuova aula magna dell’università Luigi Bocconi a Milano, nella suggestione dello scavo nella roccia, vincono la direzione della gravità e si staccano dal suolo aiutate dalla soluzione che assembla pannelli in alluminio alveolare a lastre lapidee sottili anche di grandi formati. I tagli in questo caso quadrati di poco meno di due metri di lato si riducono a soli 5 millimetri di spessore, resi coesi al supporto metallico mediante colle speciali.
L’interposizione di una struttura metallica a nido d’ape, internazionalmente conosciuta come honeycomb, a facce di materiali d’altra natura, mira ad incrementare in modo particolare le caratteristiche di resistenza meccanica e di assorbimento di energie da impatto, riuscendovi in modi sorprendenti al confronto ad esempio con i dati di una lastra lapidea monolitica di uguale spessore. L’AIAS – Associazione Italiana per l’Analisi delle Sollecitazioni – si è interessata più volte di questo tipo di pannelli, divulgando ad esempio i contributi di analisi del comportamento a fatica nel 2005 e del comportamento meccanico nel 2011.
Le pelli, le facce più esterne dei pannelli, sono solitamente costituite di materiale dall’elevata resistenza meccanica: in questo caso pietra, ma sono pure possibili materiali compositi in fibra di vetro, carbonio o kevlar, oppure alluminio sottile od acciaio. Fra alluminio e pietra viene frapposto un doppio tessuto di vetro bidirezionale del peso totale di 300 – 500 gr/mq; la lastra lapidea si può ridurre sino ai 2 mm di spessore, attestandosi però solitamente sui 5 mm. La pietra viene quindi incollata ad alte temperature mediante resine epossidiche. Si ottengono in questo modo pannelli estesi sino ai circa 3 mq di superficie, con pesi ridotti al di sotto dei 20 kg/mq, per un totale di meno di 60 kg portabili anche a mano.
Le elevate prestazioni ottenute hanno reso i pannelli a struttura alveolare interessanti per molti settori di altissima tecnologia, quali quello aerospaziale, della formula 1 e del motociclismo.


I pannelli ad armatura alveolare sono stati oggetto di ricerca in ambito aerospaziale (immagine tratta dalla rete).

Nel progetto milanese, le geometrie di ogni elemento interno alla sala sono nette e lineari. Le stesse poltrone si richiudono con esattezza sugli schienali, componendo volumi privi d’aggetti. La sala risulta bicroma per via di alcuni inserti color ruggine, come a richiamare le ossidazioni ferrose solidificate nei blocchi millenari della pietra di cava. Predomina in modo chiaro ed innegabile il grigio. La tonalità della pietra serena de Il Casone è accostata con immediatezza ad omologhe cromie del gres nei pavimenti e delle tinte nelle porzioni intonacate di pareti e soffitti. Proprio la stabilità del colore e la mancanza di elementi cromaticamente estranei nella sua composizione chimico-fisica, permette alla pietra serena una moltitudine di accostamenti, anche insoliti, sia con materiali naturali sia con materiali di sintesi industriale. I calpestii riproducono le suggestioni dell’Azul Bateig brasiliana. Entrambe le pietre, vera e ricostruita, s’affiancano a quella diffusamente impiegata sugli affacci esterni: il Ceppo di Gré proveniente dalle vicinanze del lago d’Iseo, tipico di molta architettura milanese. Si completa in questo modo l’idea del solido guscio lapideo, rappresentata sia in esterno verso i viali cittadini, sia in interno verso il cuore delle nuove dotazioni universitarie lungo tutta la dimensione del lotto rettangolare di 80 x 160 m.
I mille posti a sedere si dispongono su due livelli, organizzati entrambi in una fascia più ravvicinata al palcoscenico ed in una più lontana. Il livello più alto in cui si collocano le poltrone all’interno dell’aula segna il profilo caratteristico e sospeso dell’intero nuovo volume costruito verso la città, con la quale il gruppo di progettisti, Grafton architects, hanno pure dichiarato di avere fortemente cercato una correlazione continua e stretta. In questo senso sono da interpretare infatti anche i grandi lucernari in copertura, sia in quanto segni caratteristici della skyline urbana, sia in quanto portatori di grandi quantità di luce naturale a tutti i piani, compresi quelli più lontani dalla sommità del costruito, secondo le geometrie note della sezione caratteristica dell’aula. Essa si dota di strumentazioni teatrali, con torre scenica e movimentazioni automatizzate del palco.


I due livelli della nuova aula magna (immagine tratta dalla rete).

di Alberto Ferraresi

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