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11 Novembre 2014

Pietre d`Italia

Travertino di siena
L’area di Viterbo e Saturnia


Carta geologica dell’area di Saturnia e Viterbo (Carta Geologica d’Italia, foglio 136 – Tuscania). Clicca sull’immagine per allargare

L’attività effusiva di questa area [18] è impostata su un territorio geologicamente legato alla presenza di tre complessi vulcanici (il vulsino, nella cui parte centrale attualmente si ha il lago di Bolsena, il vicano che accoglie il Lago di Vico, il cimino posizionato a sud est del capoluogo), ed ha generato una quantità di depositi chimicamente differenziati che interessano in maniera più o meno diffusa tutta l’area viterbese. Le Unità magmatiche sono frutto di attività che si sono modificate nel tempo e nella composizione, iniziate con la messa in posto di ignimbriti e domi di lave acide, seguite poi dalla risalita di un magma basico che ha determinato la formazione degli apparati vulcanici associati ad espandimenti ignimbritici e alla formazione delle caldere che oggi accolgono i laghi vulcanici. Tale evoluzione vulcanica può essere fatta risalire alla fine della orogenesi appenninica nelle sue fenomenologie acide, a cui sono seguite le effusioni basaltiche ritenute tardive rispetto all’orogenesi stessa. Queste Unità vulcaniche, lave ed ignimbriti litoidi e piroclastiti, sono sovrimposte alle rocce sedimentarie più antiche tra cui troviamo depositi pelitico-argillosi, calcari di varie tipologie, flysch argilloso-marnosi.
A queste unità magmatiche sono interconnesse, generalmente tramite attività tettoniche più o meno intense che provocano l’interazione delle acque con l’attività magmatica ancora attiva nell’ambiente terrestre più profondo, le rocce sedimentarie recenti, la cui espressione più rappresentativa ed importante, è quella del complesso dei travertini. Essi infatti sono di origine idrotermale, spesso intercalati a depositi alluvionali e lacustri, con spessore massimo di circa un centinaio di metri, ancora alimentati a causa della notevole durezza dell’acqua e all’elevato contenuto di solfati prodotti dai residui fenomeni idrotermali.

Travertino Diana


Aspetto del Travertino Diana.

Descrizione macroscopica
Si tratta di un litotipo di colore di insieme beige caratterizzato da locali laminazioni ad andamento sub parallelo, da sub millimetriche a pluricentimetriche, e di aspetto localmente disomogeneo con tonalità cromatiche variabili dal beige chiaro al bruno. Localmente il materiale ha una tessitura brecciata con granuli fino a centimetrici di forma prevalentemente sub arrotondata.
Sono presenti porosità spesso millimetriche, allungate, preferibilmente allineate all’interno di alcune delle laminazioni costituenti la roccia. La roccia è sana, reagisce in presenza di acido cloridrico lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, a composizione calcarea. Il materiale è particolarmente eterogeneo e con differenti temi strutturali compositivi. Localmente si nota della micrite macrocristallina in grumi poco addensati o in strutture filiformi dovute a cianobatteri su cui si è agglomerata la micrite.
Essi sono intercalati a sparite a mosaico di drusa limpida e a micro sparite. Si passa poi ad aree con micrite decisamente microcristallina molto più addensata e presente anche come peloidi di dimensioni massime pari a 5 mm, sia amorfi, sia costituiti da granuli aggregati tra cui si riconoscono tracce di bioclasti micritizzati e rari oncoidi con poche lamine di rivestimento.


Struttura del Travertino Diana ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

In altre parti della roccia si notano strutture calcitiche di tipo dendritico a forma piumata, anche esse di origine organica, contrapposte a lamine di micrite molto addensata o a lamine ad oncoidi. Tali laminazioni variano da 0,5 mm fino a qualche millimetro. Si nota inoltre la presenza di pori di impronta, di fusti di alghe o di steli di essenze arbustive ormai decomposti, con dimensioni comprese tra 100 e 700 micron parzialmente o totalmente ricristallizzati da cemento isopaco. Localmente si ha un aumento delle microgranulazioni limonitiche, mentre per quanto riguarda la sparite, essa ha concentrazioni differenti nei diversi temi strutturali: scarsa nelle laminazioni con alternanza di cespugli e arbusti micritici ove è presente solo tra
le ramificazioni, mentre nelle altre strutture è più abbondante poiché riveste i costituenti micritici e i pori (cemento isopaco).
I pori possono arrivare al 20% con la loro presenza; sempre rivestiti da calcite isopaca, sono prevalentemente di impronta, di origine intergranulare
e fenestrali. Generalmente quelli più grandi mostrano due diversi momenti di cristallizzazione con cemento calcitico, tra i quali si nota la presenza di micrite. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (Biolitite)

Travertino Etrusco


Aspetto del Travertino Etrusco.

Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario dall’aspetto disomogeneo di colore di insieme beige, localmente passante a tonalità più o meno chiare. Esso è localmente aratterizzato da lamine ad andamento sub parallelo di spessore variabile anche se prevalentemente millimetrico e di colore beige – avorio. I pori, sub paralleli alle lamine e pur disomogeneamente distribuiti, hanno dimensioni solitamente ridotte anche se possono raggiungere dimensioni massime di alcuni millimetri. In alcune parti della roccia sono presenti venature generalmente ricementate che possono rimanere localmente beanti. La roccia si presenta sana, priva di tracce di alterazione. Reagisce in presenza di acido cloridrico per la sua composizione calcitica, e si riga con una lama metallica a causa della durezza pari a 3÷4 della scala di Mohs dei suoi costituenti.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico – concrezionale, calcareo e ad aspetto eterogeneo per la presenza di aree costituite da alternanza di lamine di sparite limpida a palizzata con sviluppo asimmetrico (dripstone) e spessore di circa 100 – 500 micron alternato a lamine costituite da micrite dendroide di origine batterica con spessori fino a 3 mm.
Localmente le lamine sono costituite da variazione compositiva con maggiori o minori concentrazioni di micrite in chiazze ma anche in strutture a forma arbustiva di dimensioni più o meno grandi a cui è associata sparite isopaca. In mezzo a tali strutture micritiche ramificate, si nota la presenza di bioclasti micritizzati relitti talora associati a strutture fibrose raggiate con inclusi opachi.


Struttura del Travertino Etrusco ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

Lungo le lamine più sottili e chiare, costituite da sparite microcristallina, si ha la presenza di pori ad andamento irregolare ed allungati con dimensioni minori di 1 mm. In alcune parti della sezione la concentrazione della micrite è in netto subordine rispetto alla sparite, è molto rada e talora ha andamento lineare; la sua origine è imputabile alla presenza di cianobatteri in coincidenza dei quali la micrite è precipitata e si è addensata.
Tra i bioclasti si trovano, oltre ai cianobatteri causa delle differenti tipologie di biostrutture calcitiche presenti, frammenti di gusci di molluschi e tracce indirette di alghe o di steli di essenze arbustive e vegetali osservabili nelle forme dei pori di impronta sezionati perpendicolarmente allo sviluppo.
Localmente si nota la presenza di cemento sparitico a sviluppo asimmetrico specialmente lungo i lati dei pori che, nella parte di gocciolio dell’acqua, ha generato cemento a palizzata di dimensione molto maggiore rispetto alla calcite sottostante. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (biosparite)

Travertino Pian di Palma


Aspetto del Travertino Pian di Palma.

Descrizione macroscopica
Litotipo sedimentario di colore di insieme beige laminato, con alternanza di lamine da millimetriche a centimetriche di colore variabile da bruno chiaro avorio a bruno scuro con aspetto eterogeneo. La roccia presenta struttura granulare ed i costituenti sono da sub millimetrici a millimetrici. I pori hanno dimensioni massime centimetriche, sono diffusi in tutto il materiale pur con un disposizione preferenziale lungo alcune lamine. Compatta e resistente anche se localmente molto porosa, la roccia ha un aspetto sano, reagisce in presenza di acido cloridrico, lasciando ipotizzare una composizione calcitica, e si riga con una lama metallica lasciando presupporre una durezza dei suoi costituenti pari a 3÷4 della scala di Mohs.
Descrizione microscopica
Litotipo sedimentario di origine chimico-concrezionale, a composizione calcarea di aspetto eterogeneo poiché costituito da differenti biostrutture calcitiche.
Per quanto riguarda la micrite, essa è presente come chiazze irregolari non particolarmente addensate, mentre tra le strutture più complesse vi sono quelle ad arbusti e a cespugli più o meno ramificati con dimensioni variabili tra i 0,2 micron e i 3 mm.
Sono presenti anche cristalli di calcite spatica centralmente intorbiditi da abbondanti inclusi micritici di origine batterica, circondati da sparite limpida, anche se si notano cristalli di sparite in cui la posizione degli inclusi micritici anziché essere centrale, è disposta radialmente lungo i bordi dei cristalli medesimi. Tutte queste biostrutture tendono ad essere associate a chiazze di micrite non strutturata. Abbondante la sparite, almeno il 60% rispetto la micrite, posizionata tra e attorno la micrite e le varie strutture dove si presenta limpida. È generalmente equidimensionale, localmente isopaca e può presentare un aspetto vagamente fibroso con andamento radiale con esili inclusi opachi.


Struttura del Travertino Pian di Palma ingrandita allo stereomicroscopio e al microscopio a luce polarizzata.

I pori hanno dimensioni variabili anche se le dimensioni massime nella sezione sono di circa 2 mm. La loro percentuale è stimabile in circa il 20% della roccia. La loro origine è varia, si riconoscono infatti porosità intercristalline nella maggior parte dei casi, da riparo anche legati alla formazione di calcite galleggiante e di impronta. Sono comunque in fase di ricristallizzazione ad opera di sparite isopaca. Il materiale è di origine autoctona.
Definizione petrografica (secondo EN12670) TRAVERTINO (Biosparite)

di Anna Maria Ferrari

Il presente saggio è tratto dal volume Travertino di Siena a cura di Alfonso Acocella e Davide Turrini

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