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29 Novembre 2007

Letture

Puglia di pietre
Una selezione d’autore

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Puglia di pietre
a cura di Domenico Potenza, Foggia, Claudio Grenzi editore, 2007, pp. 143.

Le opere esposte nel padiglione della Regione Puglia nella mostra intitolata “Puglia di Pietra” alla 42° edizione di Marmomacc di Verona fanno parte anche di una nutrita pubblicazione, sintesi dell’evento curato sempre dall’arch. Domenico Potenza ed edito da Claudio Grenzi editore. L’opera, nel formato modello rivista di architettura, ripercorre in maniera più ricca e didascalica tutto il lavoro messo in piedi per questa importante edizione dell’appuntamento veronese. All’interno disegni, foto e descrizione di tutti i progetti esposti e commentati dagli autori stessi, al quale si affianca di volta in volta una sintesi del curriculum del progettista ed una scheda tecnica dell’opera. Il catalogo va oltre, a mio avviso, la semplice raccolta di opere ma lancia messaggi per il futuro, tanto che questa è una parte di quanto si sarebbe potuto pubblicare. Ogni passo dell’opera è scandita da architetture e progetti, da riferimenti e citazioni, il tutto per corredare un lavoro di ricerca molto minimale, certosino, in cui si intravede tutta la fatica effettuata per raggiungere un risultato finale molto denso di contenuti. Merito dell’editore Claudio Grenzi nell’aver costruito un impalcato della pubblicazione ben organizzato e di grande comunicazione. L’esito del catalogo rappresenta, inoltre, un processo che parte da molto lontano, da anni di collaborazione con l’Ente Fiera e la Regione Puglia, da anni di ricerca, di appunti, di archiviazione, di incontri e di scambi che in prima persona hanno visto l’arch. Potenza tenere e tessere legami importanti con una rete molto larga e con territori molto lontani e di sinergie costruite nel tempo, venti anni per la precisione, così come meglio ci racconta l’arch. Franco Parisi nel suo contributo al testo dove ripercorre un arco temporale molto lungo fatto di sperimentazione e ricerche con le Pietre di Puglia tra artigianato, arte e design. “Questa pubblicazione ” commenta l’arch. Potenza “si presenta come una sorta di possibile itinerario tra alcune delle architetture di questa terra, attraverso le quali si esprime il carattere della Regione nel rapporto strettissimo che da sempre lega le pietre alla modificazione del paesaggio”. Architetture e progetti che guardano ad una sempre crescente attività attorno al mondo lapideo che dal Gargano al Salento, dalla Murgia alla Valle d’Itria mirano a far crescere una diffusa “qualità condivisibile da perseguire” come ribadisce con forza Domenico Potenza, una qualità che andrebbe estesa dall’opera pubblica all’architettura d’interni, dall’edilizia residenziale al design. La pubblicazione, inoltre, promossa dalla Regione Puglia e patrocinata dalla Unione Europea, dallo Sportello Sprint Puglia per l’Internazionalizzazione delle Imprese in collaborazione con VeronaFiere, si arricchisce del contributo prezioso del vice-presidente alla Regione Puglia Sandro Frisullo ed assessore allo Sviluppo Economico e Innovazione Tecnologica. Importanti sono le sue parole nel testo di presentazione nel quale ricorda che la selezione delle opere pubblicate nel catalogo rappresentano “il profondo rapporto che lega tradizione ed innovazione nella lavorazione dei materiali lapidei per la realizzazione di architetture contemporanee. Occasione privilegiata per quanti condividono sensibilità ed interesse per qualità dei nostri materiali e delle nostre produzioni, in un contesto sempre più specializzato e competitivo come quello della trasformazione delle città e del territorio”, Sistema Puglia, insomma, da sostenere per la promozione dei prodotti di eccellenza come la pietra ed i marmi dei nostri comparti. La Pietra di Apricena, la Pietra di Trani, la pietra di Minervino Murge, la Pietra Leccese, ecco le nostre eccellenze che dal sapiente e mai banale lavoro del progettista si piegano al progetto per farsi architettura di territori e di una Regione ricca di storia, di città intagliate nella pietra, di architetture nate da mano sapienti che hanno tolto il superfluo dal progetto ed hanno sottratto il carattere della loro idea dalla forza espressiva della materia, che di volta in volta si fa struttura o rivestimento. La pubblicazione è strutturata in tre parti, la prima di presentazione raccogle il contributo prezioso delle istituzione a nome del vice-presidente della regione Puglia Sandro Frisullo e di Dario Stefano Presidente IV Commissione Consiliare Sviluppo Economico Regione Puglia. Seguono una parte introduttiva con gli interventi di Domenico Potenza “Una qualità condivisibile da perseguire”, Alfonso Acocella “Omaggio al Salento”, Franco Parisi “Venti anni di sperimentazione e ricerche con le Pietre di Puglia”, Filippo Raimondo “La legittima pesantezza della pietra”. La terza parte raccogliere le 10 opere esposte alla 42° Marmomacc di Verona, con commenti, foto, didascalie fornite dagli autori stessi in più due contributi importanti alle opere di Alessandro Anselmi – GRAU, per il nuovo Cimitero di Parabita, Lecce di Carmen Andriani dal titolo “il concetto e la sua materia” ed il contributo di Carlo Pozzi dal titolo “Architetture di Affezione” all’opera realizzata da Aldo Rossi per il Portale di ingresso e la villa bifamiliare a Barialto, Casamassima, BA. Le altre opere ricordiamolo sono dell’arch. Fernando Baldassarre con la Casa sulle ventiquattro scale ad Apricena FG, realizzata in Pietra di Apricena; l’arch. Mauro Sàito con la sistemazione della piazza Catuma ad Andria, BAT realizzata in pietra di Minervino Murge; lo studio Netti Architetti con la casa S3 a Capurso, BA realizzata in pietra di Trani; l’arch. Lorenzo Colonna con l’edificio per uffici e commercio ad Altamura, BA realizzato in radica di Apricena, pietra di Trani e butterato di Trani e Minervino; lo studio Purini/Thermes con il complesso parrocchiale di San Giovanni Battista a Lecce realizzato in pietra leccese e di Apricena; Mario Cucinella Architects con la stazione marittima di Otranto realizzata in pietra di Apricena e pietra di Cursi; l’arch. Toti Semeraro per il recupero della masseria La Castellana a Otranto Lecce, realizzata in pietra di Cursi e di Soleto. Lasciamo agli interessati ora la possibilità di scoprire questi orizzonti nuovi del panorama architettonico pugliese che crediamo essere in grande fermento e di grande qualità e di aggiungere nuovi commenti questo breve contributo. Quello che ci auspichiamo che le Pietre di Puglia continuino a far parlare di se, e che le opere non contenute in questa prima selezione possano a breve tempo trovare spazio di commento e di riflessine approfondita come quelle sopra citate.

newspress
A cura del:laboratorio progetto cultura
Responsabile della comunicazione: Giuseppe Di Lullo

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28 Novembre 2007

Appunti di viaggio

Di Kaštilac e di altre pietre dalmate
Appunti dal diario di bordo

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Carnet, Veronica Dal Buono

Scegliere una rotta imprevista, dettata dalla prosastica necessità di sostituire la bombola del gas… può rivelarsi una magica sorpresa. Così la navigazione, altrimenti tesa alla ricerca delle condizioni ottimali per veleggiare-ancorare-tuffarsi quindi banchettare, ripiega verso un luogo ai margini delle rotte consuete che passerebbe inosservato se non dirigendo la prora verso il porto orientale di Spalato.
Mentre i mesi estivi si susseguono sotto il segno del maestrale gli arcipelaghi della Dalmazia sono ormai un parco a tema per il turismo nautico stagionale, eppure, con le sue inesauribili meraviglie, l’altra sponda adriatica mai è stanca di sorprendere persino il gitante più svagato.
Posizione 43°32’9″N 16°24’5″E, manovriamo lentamente per raggiungere l’approdo. Le costruzioni si stagliano contro il profilo dei nudi monti alle spalle, quando per l’occhio addestrato, è una in particolare a prendere forma: interamente in pietra denuncia timida la propria monolitica presenza contro le bianche case dai coppi arancio che l’accerchiano, constante cromatica della (ri)costruzione postbellica. L’oggetto ancora non si distingue con precisione ma già pare offrirsi per l’equipaggio una curiosa occasione di perlustrazione del territorio, a compensare quella piuttosto seccante per ricostituire l’assetto ideale della cambusa…
Poi le mura, la torre e la geometria si delinea con chiarezza.
Immaginate di ritrovare un frammento di Medioevo sul mare, intatto e vivo, che il tempo ha segnato manontroppo lasciandolo qui per noi, indizio di storia, fondale di avventure.

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l castello ritrovato (foto di Enrico Geminiani)

Entro le sue mura è ritrovarsi prima dell’avvento del moderno e l’atmosfera non sapora affatto degli accattivanti recuperi in stile per assecondare il turismo culturale della postmodernità, ma di semplice vita di borgo antico: una fortezza difensiva dalla pianta quadrata, le fondamenta immerse nelle acque limpide, collegata alla terraferma solo da un ponte, chiusa e protetta agli attacchi esterni da possenti mura in blocchi di pietra che guardano l’Adriatico attraverso piccole aperture. All’interno le mura stesse divengono costruzioni edificando gli spazi abitati. Solo gatti, bambini e anziane signore. Fiabesco, eppure, più reale che mai, ancora domina l’ampio golfo mentre le fabbriche cercano di nasconderlo ed un moderno marina attrezzato si insinua nelle vicinanze – i moli in cemento come pesanti tentacoli.
Riflettendo, in realtà, non vi è da stupirsi del castello ritrovato: siamo molto vicini alla fortificata Trogir (Traù) il cui fascino è ineludibile e che fino ad ora dominava incontrastata nella mia memoria, fra i gioielli dell’architettura di pietra e di mare delle mie crociere. Lo schema si ripete: un’isola-borgo fortificato, un ponte d’accesso, la pietra protagonista.

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Pietre d’accesso (foto di Enrico Geminiani)
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Eppure KaÅ¡tel Gomilica – per battezzarlo è d’aiuto il portolano – profuma di scoperta. Ed è soltanto il primo di una serie di fortilizi che vedono il tramonto sul mare di Spalato; ancora abitato da una piccola comunità, essa si serve del moletto sul versante Ovest per le piccole imbarcazioni da pesca, sorprendendosi ancora dell’ingresso di uno straniero – magari curioso e dotato di machina fotografica… La sera indugiano seduti ai tavoli tra le mura, nei campielli o sulla banchina: un bicchiere, una lanterna e la tranquillità del firmamento del cielo d’estate. In prossimità, sulla terraferma, brani di altre costruzioni risalenti al passato accorpate alle nuove abitazioni offrono gli essenziali servizi: un chiosco, un panificio, un bar, la chiesa, il mercato ed il cimitero. È facile dedurre partecipando alla formicolante vita mattutina di questi luoghi, come la costellazione di castelli concentrati nella zona fungesse da rifugio d’emergenza; che la vita si svolgesse al di fuori ma allorchè invasi (da razzie, pirateria e guerra di corsa delle unità approssimativamente definibili come “turche”), gli antri dei castelli si trasformassero in luogo di stazionamento e abitazione per le comunità locali.
Eppure il turismo della modernità post-industriale preferisce perdersi tra gli shoppingmall insediatisi fra le storiche mura della città, fra gli anfratti del Palazzo di Diocleziano, senza riuscire ancora del tutto ad offendere di banalizzazione il possente cuore di Spalato, abitato da più di tremila persone e ancora pulsante di colonne, capitelli, sfingi, archi, portali…

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Riva (foto di Enrico Geminiani)

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È bastato poco, questo frammento di storia sedimentato di valori marittimi e cultura veneziana (inconfondibilmente panadriatica), bizantina e romana ancora prima, perchè l’ispirazione e l’attitudine del viaggio si trasformino e l’attenzione, oltre ai piaceri che queste isole odorose di lavanda, rosmarino e fichi offrono, ricada sulle loro pietre.
Parlare di pietra in Dalmazia è un passaggio obbligatorio, quasi scontato, ma le pietre dalmate ogni volta che le incontro, sono sempre diverse da loro stesse.

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Isole (foto di Enrico Geminiani)

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Prima viene il profilo delle isole intagliate nell’aria chiara come un sol blocco di roccia bianca, abbacinante di calcare, come la gobba di una balena. Qua e là qualche casa di pietra pian piano si distingue, oppure è un faro, bianco e solo, perfetto.
Le isole-balena da lontano immote, avvicinandosi dal mare mostrano talvolta ripide scogliere e pare strano che quelle rocce indomite sian state piegate nella storia alle forme di tutte le città di mare, dall’Istria al Montenegro che si distendono tra gli arcipelaghi, tra bora e scirocco.
Altre isole sono tatuate di segni, di scritture di pietra lunghe quanto un campo a scandire lo scorrere della corrente, disegnate dai muretti a secco degli orticoltori.
Come i blocchi informi sian stati composti in questi tracciati, sui profili impervi e isolati, risulta difficile immaginarlo ancor oggi; gli stessi blocchi si ritrovano ammonticchiati per le vie dei paesini, le lastre accatastate, pronti per ritrovare vita, smontati da chissà quale dove, per essere intessuti in nuove abitazioni e rinfrescare i pomeriggi assolati dei viaggiatori. E rocce scolpite in forma di colonnine e capitelli che han perso la loro originaria collocazione per sostenere ora pergolati di viti ed edere, oleandri e bouganville.
Penso al lungo e faticoso lavoro degli scalpellini: il filo d’acciaio penetra un sasso alla volta, caldo, e intorno alla pietra tagliata la polvere bianca, finissima, al primo colpo di vento si disperde in mare e sui filari di viti attigui alla cave. Rocce pesanti che hanno costruito le città e pietre leggere come pomici, prive di peso, che raggiungono rive di baie lontane da tutto, se non dal sole, dai flutti e da qualche navigatore-bagnante.

La pietra calcarea è il singolare marchio di tutta la sponda orientale adriatica, parte nel paesaggio e raggiunge borghi e città. Osservarle dal mare lo rende ancor più evidente: sono le rinomate costruzioni di Cres e Rab (Cherso e Arbe), dell’importante Zadar (Zara), delle vivaci Sibenic (Sebenico), PrimoÅ¡ten (Capostesto) e Korčula (Curzola), Hvar e Dubrovnik (Lesina e Ragusa), fino alla graziosa Cavtat ed alle infinite pietre senza nome delle isole tra queste disseminate.
Ogni isola una sorpresa, eppure tra pietra e pietra il mare ha ancora la placidità del sogno.

Veronica Dal Buono

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Occaso dall’altra sponda (foto di Enrico Geminiani)

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27 Novembre 2007

Principale

Week End Andrea Palladio

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All’avvio delle celebrazioni per il V centenario della nascita del grande architetto, Vicenza offre ingresso libero agli edifici palladiani e ai loro tesori.

In occasione del 499° anniversario della nascita di Palladio, Vicenza apre le porte dei suoi palazzi più belli, per un weekend pieno di eventi all’insegna della cultura.

Il 30 novembre 2007, a un anno esatto dal quinto centenario della nascita di Andrea Palladio (30 novembre 1508), Vicenza dà inizio al “conto alla rovescia”.
Venerdì 30 novembre alle ore 17.00 in Sala degli Stucchi a palazzo Trissino sarà ufficialmente aperto il WEEK END ANDREA PALLADIO dal Sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck e da Amalia Sartori, presidente del Comitato Nazionale per il V centenario della nascita di Andrea Palladio (1508-2008).
Nelle giornate di sabato 1 e domenica 2 dicembre, i principali edifici palladiani della città diventeranno i protagonisti indiscussi. Il teatro Olimpico, palazzo Chiericati, cappella Valmarana, palazzo Thiene (esterni e sotterranei palladiani), palazzo Barbaran da Porto, palazzo Valmarana, loggia del Capitanio, palazzo Bonin Longare e palazzo Porto Breganze (esterni) saranno liberamente aperti al pubblico dalle 9 alle 17, con la possibilità di prender parte a visite guidate gratuite (su prenotazione).
Ma non solo: all’interno dei palazzi i visitatori potranno trovare delle gradite sorprese.
In palazzo Chiericati si inaugura, sempre il 30 novembre alle ore 18.00, l’esposizione di preziosi disegni palladiani che dall’Ottocento fanno parte delle collezioni del museo. Restaurati per l’occasione, i fogli sono fra le più belle prove grafiche del grande architetto, e costituiscono il più nutrito fondo di disegni palladiani non conservati in Gran Bretagna.
In palazzo Barbaran da Porto, sabato 1 dicembre alle ore 12.00 si inaugura l’esposizione di modelli lignei delle architetture palladiane più conosciute e amate. Si tratta dei famosi modelli lignei realizzati per la grande mostra del 1973 e che hanno girato il mondo, facendo conoscere Palladio e la sua opera.
Accanto ai modelli “reali” i visitatori potranno capire come “navigare” nei modelli digitali del Teatro Olimpico, palazzo Chiericati, piazza dei Signori e altro ancora, disponibili su Internet grazie ad un innovativo progetto firmato Panebarco & C. e realizzato dal Comune di Vicenza, dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero per i beni e le Attività Culturali e dal Comitato per le Celebrazioni Palladiane.
Il Weekend Andrea Palladio apre ufficialmente – ad un anno dal V centenario – le celebrazioni palladiane che per i prossimi due anni caratterizzeranno la vita della città con iniziative culturali, convegni, concerti e momenti dedicati alla valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale.
Il Weekend Andrea Palladio, coordinato dal Comitato Nazionale per il V centenario della nascita di Andrea Palladio (1508-2008) è stato promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto, Provincia di Vicenza e Comune di Vicenza, con il prezioso contributo di Banca Popolare di Vicenza.
Collaborano Italianostra – sezione di Vicenza, che offre le visite guidate ai monumenti, e il Consorzio Vicenza è, che cura il servizio di prenotazione visite.

Venerdì 30 novembre
Ore 17.00 palazzo Trissino, sala Stucchi: apertura del weekend Andrea Palladio
Ore 18.00 palazzo Chiericati: inaugurazione della mostra Da naturale inclinatione guidato. I disegni di Andrea Palladio dei Musei Civici di Vicenza: i 33 fogli della donazione Pinali.
Sabato 1 dicembre
Ore 12.00 palazzo Barbaran da Porto: esposizione dei modelli lignei palladiani e presentazione del progetto Andrea Palladio Virtuale.
Sabato 1 e domenica 2 dicembre
Sono aperti al pubblico con ingresso libero dalle 9.00 alle 17.00 e visite guidate gratuite alle ore 10.00, 11.00, 12.00, 14.30, 15.30:
Teatro Olimpico, piazza Matteotti, 11
Palazzo Chiericati, piazza Matteotti, 37
Palazzo Thiene (esterni e sotterranei palladiani), contra’ S. Gaetano Thiene, 11
Palazzo Barbaran da Porto, contra’ Porti, 11
Palazzo Valmarana, corso Fogazzaro, 16
Palazzo Bonin Longare e Palazzo Porto Breganze (esterni), corso Palladio, 13 e piazza Castello
Loggia del Capitanio, piazza dei Signori

Le visite guidate sono a numero chiuso e solo su prenotazione.

Info e prenotazioni:
Ufficio IAT
piazza dei Signori 8, Vicenza
tel. 0444 544122
fax 0444 325001
iat.vicenza2@provincia.vicenza.it

Iniziativa promossa da:
Comitato Nazionale per il V centenario della nascita di Andrea Palladio (1508-2008)
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione del Veneto
Provincia di Vicenza
Comune di Vicenza

In collaborazione con:
Banca Popolare di Vicenza
Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio
Consorzio Vicenza è
Italia Nostra
Associazione Guide Turistiche Autorizzate per Vicenza, provicia e ville venete

Vai a www.andreapalladio500.it

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27 Novembre 2007

Principale

La pietra naturale: un percorso evolutivo a cavallo tra funzionalità e design

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La pietra naturale: un percorso evolutivo a cavallo tra funzionalità e design
Martedì 4 dicembre 2007
La Triennale (Viale Alemagna, 6, Milano)
alle ore 10.30

L’evoluzione dei materiali e il legame sempre più stretto tra efficienza ed estetica, è questo il file rouge che accomuna gli attuali bisogni e le tendenze del design. Uno sguardo alle novità e all’innovazione non solo del prodotto, ma anche della materia che lo compone, quale la pietra naturale, come connubio tra natura, tecnologia e creatività. Marmo, granito, quarzo offrono oggi proprietà insolite in termini di funzione e fruibilità grazie al costante lavoro di ricerca e sperimentazione che in questi anni ha introdotto una cultura ed una identità nuova della pietra naturale, artefice e strumento dell’evoluzione in atto del vivere quotidiano sempre più caratterizzato dalla necessità di ambienti eleganti, personali, sani e sicuri.
Cosentino, con il proprio marchio Silestone®, l’unica superficie in quarzo che contiene Microban®, l’esclusiva protezione antibatterica attiva, testimonia questa speciale tendenza e offre, attraverso la voce d’importanti protagonisti dell’architettura e del mondo industriale, un esempio concreto di come la natura possa fondersi con l’arte e dare luogo a nuove soluzioni espressive.

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27 Novembre 2007

Opere di Architettura

Portcullis House.
Nuova sede per il parlamento britannico

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Portcullis House a Londra di Michael Hopkins. Vista dell’edificio affacciato sul Tamigi.

L’edificio sorge a Londra sulla riva sinistra del Tamigi, in un contesto urbano denso di presenze monumentali dall’alto valore istituzionale e simbolico quali Big Ben e Tower Bridge. Progettato da Hopkins, in collaborazione con lo Studio Ove Arup, il palazzo accoglie in sette piani sale riunioni, biblioteche e uffici privati dei deputati a cui si aggiungono altri servizi, quali ristoranti e negozi per il vicino parlamento di Westminster. L’impianto a corte assicura il massimo sfruttamento del lotto e della luce diretta; il sistema distributivo, costituito da collegamenti verticali nei quattro angoli dell’edificio e da lunghi corridoi centrali ad ogni piano, conferisce semplicità e chiarezza ai percorsi di circolazione interna.
Un’iterazione di partizioni verticali, scandita da pilastri in pietra che si rastremano ad ogni livello in corrispondenza di elementi marcapiano in cemento, compone l’impaginato dei prospetti. Finestre e bow-windows con infissi, schermature e veneziane in alluminio anodizzato color bronzo, costituiscono la superficie di tamponamento dei vuoti tra i supporti litici. Il ritmo costante di tali facciate, grazie all’effetto di alternanza cromatica dato dai piedritti chiari che si appiattiscono sullo scuro corpo parete degli intercolumni, evoca il susseguirsi dei pieni e dei vuoti di antiche pilastrate nordiche, di teorie di contrafforti normanni dalla morfologia risegata. Sulle coperture dell’edificio, pure realizzate in alluminio, si trovano grandi camini solari scambiatori dei flussi d’aria di un sofisticato impianto di climatizzazione. Ai camini si raccordano le condutture per la ventilazione degli ambienti che, lasciate in vista sulle facciate, si sviluppano tra gli infissi ed i pilastri litici aumentando di sezione dal basso verso l’alto in modo inversamente proporzionale alla riduzione di larghezza dei piedritti.

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Spaccato assonometrico dell’edificio con la sottostante stazione della metropolitana.

La serie dei piedritti rastremati – che già riassumeva il significato strutturale e il significante formale del progetto di Hopkins per l’Edificio del Fisco a Nottingham (1995) – è riproposta qui con una consapevolezza maggiore e diversa. Rispetto al progetto citato, nell’edificio londinese il materiale impiegato non è più il laterizio ma è la pietra: l’arenaria di Birchover di colore rosato ed il bruno granito di Dartmoor (utilizzato solo al piano terreno), tagliati in conci regolari di misure modulari che vanno dai 120x60x30 ai 60x60x30 cm. Inoltre il sistema strutturale è più evoluto. Una cerniera in acciaio, collocata in corrispondenza di ogni nodo-marcapiano, garantisce la continuità di momento tra il pilastro e la soletta “ad ala di gabbiano” del solaio, lasciando a quest’ultima la possibilità di assestarsi per rotazione; contestualmente un’armatura in acciaio post-tesa, a tensione modificabile, è fatta passare all’interno dei conci lapidei. I pilastri dei prospetti interni non trasmettono i carichi direttamente al suolo di fondazione ma insistono su grandi archi parzialmente prefabbricati in calcestruzzo che liberano da vincoli puntuali le strutture della metropolitana sottostante. Per le stesse finalità, grazie ad un sistema di travi reticolari di colmo, le torri angolari sono sospese al resto dell’ossatura portante dell’edificio.

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Dettaglio della soluzione angolare di facciata.

La Portcullis House rappresenta un ulteriore grado di avanzamento di un percorso che ha portato l’architetto inglese alla definizione di una nuova via all’ high-tech. Allontanandosi da una dimensione di pura innovazione, Hopkins si confronta con l’architettura storica e ne attualizza i materiali tradizionali e le tecniche esecutive. Tale processo di aggiornamento si esplica attraverso la prefabbricazione parziale di unità tecnologiche assemblate successivamente in cantieri altamente razionalizzati contrassegnati da tempi certi e da costi competitivi. Pensato per un ciclo di vita utile di 120 anni e uniformato ai più aggiornati criteri di sostenibilità ambientale per ciò che riguarda i sistemi di climatizzazione, il progetto integra tecnologie costruttive diverse chiamate a compartecipare al funzionamento di un complesso edificio-macchina costituito dalle seguenti unità fondamentali: pilastri portanti parzialmente prefabbricati in conci di pietra armata; solai con solette in calcestruzzo armato precompresso; archi di sostruzione in cemento con funzione di trasferimento dei carichi alle fondazioni; coperture con strutture reticolari metalliche e coperto in lastre di alluminio; strutture sospese in calcestruzzo armato agli angoli dell’edificio; impianti integrati a basso consumo energetico.

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Dettaglio costruttivo della facciata (rielaborazione grafica di Davide Turrini).

L’accostamento tra la tecnologia della pietra massiva (comunque ibridata con l’inserimento dei tiranti metallici) ed il funzionamento statico del calcestruzzo armato semplice o precompresso, tra i materiali e le tecnologie pesanti ed i sistemi costruttivi leggeri del vetro e del metallo, ha richiesto un complesso iter progettuale ed esecutivo perfettamente rispecchiato dalla molteplicità di figure specialistiche intervenute nel processo di realizzazione dell’opera: basti pensare in proposito alla parcellizzazione del panorama delle imprese che hanno partecipato al cantiere.
Nel nuovo Palazzo per il Parlamento, grazie ad un costante processo di bilanciamento tra estetica dell’innovazione e sensibilità nei confronti della storia, Michael Hopkins cerca, e trova, la chiave per entrare nel cuore della Londra più tradizionale. Interrogando le forme del passato e integrando funzionamento statico-impiantistico ed aspetto del costruito l’architetto, nato sotto il segno dell’high-tech più radicale, dimostra di saper restituire oggi un’immagine aggiornata, sofisticata ed elegante, degli alti comignoli e degli angoli stondati delle residenze classiciste progettate da Norman Shaw; e nell’accentuato verticalismo formale e strutturale delle facciate, può trovare una nuova modernità anche il Neogotico Perpendicular del Palazzo di Westminster.

di Davide Turrini

Scheda del progetto
Committente – Camera dei Comuni, Accomodation & Works Committee
Progettazione – Michael Hopkins and Partners
Progettazione strutturale – Arup: John Thornton, Dervilla Mitchell
Progettazione impiantistica – Arup and Partners: John Berry
Ingegnerizzazione del sistema di facciata – Arup and Partners: Neil Noble, Andrei Hall
Project management – Schal International Management Ltd.
Impresa contraente principale – Laing Management Ltd., Edimburgo
Realizzazione dei pilastri litici – Natural Stone Products Ltd., Birmingham
Cronologia – 1989-2000

Bibliografia di riferimento
Colin Davis, Hopkins. The work of Michael Hopkins and Partners, Phaidon Press, London 1993, pp.240.
Colin Davis, Hopkins 2. The work of Michael Hopkins and Partners, Phaidon Press, London 2001, pp.240.
Cristina Donati, “Il nuovo parlamento inglese”, Modulo n.268, 2001, pp. 40-48.
John Thornton, Cormac Deavy, Dervilla Mitchell, “The new parliamentary building – Portcullis House”, The structural engineer, 19th september 2000, pp. 1-7.
Cristina Donati, “Portcullis House, nuovo Palazzo del Parlamento” pp. 118-127, in Michael Hopkins, Milano, Skira, 2006, pp. 288.

Vai a:
Michael Hopkins and Partners

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26 Novembre 2007

Eventi

Rinnovo urbano, identità e promozione della salute

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Venerdì 30 novembre 2007 ore 14.00 – Università degli Studi di Pavia

Presentazione dei risultati del Programma di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale 2004
QUALITA’ URBANA E PERCEZIONE DELLA SALUTE
Coordinatore Scientifico del Programma di Ricerca
Paolo ORLANDO – Università degli Studi di GENOVA

Università partecipanti:
– Università degli Studi di GENOVA- SCIENZE DELLA SALUTE – GENOVA (GE)
Responsabile dell’Unità di ricerca: Paolo ORLANDO
– Università degli Studi di GENOVA – STORIA E PROGETTO DELL’ARCHITETTURA DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO – GENOVA (GE)
Responsabile dell’Unità di ricerca: Paolo STRINGA
– Università degli Studi di PAVIA – INGEGNERIA EDILE E DEL TERRITORIO – PAVIA (PV)
Responsabile dell’Unità di ricerca: Angelo BUGATTI

Introduzione e conclusioni di:
DAVIDE BONI
Assessore Urbanistica e Territorio – Regione Lombardia

Presentazione della ricerca a cura di:
ANNA SPALLA
Direttore del Dipartimento di Ingegneria Edile e del Territorio (DIET) – Professore Ordinario di Topografia e Cartografia – Università degli Studi di Pavia
ANGELO BUGATTI
Responsabile dell’Unità di ricerca dell’Università degli Studi di Pavia
Presidente del CdL Ingegneria Edile-Architettura – Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana – Università degli Studi di Pavia
Direttore del Laboratorio di Costruzione del Paesaggio e dell’Architettura (LCPA) – DIET Pavia
Direttore dell’International Design Seminar “Urban Culture and Landscape Renewal” – IUSS Pavia

ALESSANDRO GHIA
Membro dell’Unità di ricerca dell’Università degli Studi di Pavia
Dottore di ricerca in Ingegneria Edile-Architettura – Università degli Studi di Pavia
Membro del LCPA – DIET Pavia

IOANNI DELSANTE
Membro dell’Unità di ricerca dell’Università degli Studi di Pavia
Dottore di ricerca in Ingegneria Edile-Architettura – Università degli Studi di Pavia
Membro del LCPA – DIET Pavia

Relatori partecipanti alla tavola rotonda:
CESARE STEVAN
Prorettore del Politecnico di Milano – Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana – Politecnico di Milano
Membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia
SALVATORE VECA
Professore Ordinario di Filosofia Politica – Università degli Studi di Pavia
Vicedirettore dell’Istituto Universitario di Studi Superiori Pavia – IUSS Pavia

PAOLO ORLANDO
Coordinatore Scientifico del Programma di Ricerca e Responsabile dell’Unità di ricerca dell’Università degli Studi di Genova
Professore Ordinario di Igiene Generale e Applicata – Università degli Studi di Genova
Presidente della Sezione Ligure della Società Italiana di Igiene

ANNA MAGRINI
Professore Ordinario di Fisica Tecnica – Università degli Studi di Pavia
SILVIA LANZANI
Coordinatore Comitato Tecnico Scientifico Assessorato Urbanistica e Territorio – Regione Lombardia
STEFANO CAPOLONGO
Professore Associato di Igiene Generale e Applicata – Politecnico di Milano
MARIO NOVA
Direttore Generale Assessorato Urbanistica e Territorio – Regione Lombardia

Abstract della Ricerca
La ricerca si è basata su di una nozione innovativa di “qualità urbana”, capace di integrare e mettere a sistema le differenti idee di “qualità” trattate dai metodi di valutazione esistenti, riferiti all’ambiente, al paesaggio o specificamente al paesaggio urbano.
In questo senso l’obiettivo è stato quello di elaborare un criterio che trasponesse in termini “quantitativi” e “misurabili” un concetto che per definizione non lo è, al fine di rendere oggettivo e comparabile il giudizio di valutazione.
La determinazione di un valore numerico a cui fare riferimento presuppone, inoltre, la conoscenza precisa del campo di applicazione della “qualità” da valutare, ovvero, nel caso della ricerca, quello degli ambiti fortemente urbanizzati e consolidati delle città europee, con una popolazione residente
compresa tra 4000 e 10000 abitanti.
L’obiettivo è stato quindi quello di Individuare una metodologia basata sull’analisi di parametri ambientali e urbanistici per fornire indicazioni utili alle Amministrazioni Pubbliche per la scelta degli interventi più efficaci in relazione al miglioramento della qualità dell’ambiente urbano.
Indicatori
La ricerca ha fatto riferimento ad indicatori già esistenti in letteratura, oppure ne ha individuati di nuovi, creando quindi come prodotto del lavoro svolto un set di indicatori originale.
Gli indicatori già esistenti sono stati usati come fonte “diretta”, nei casi in cui l’indicatore corrispondeva esattamente alla variabile che si intendeva descrivere, o come fonte “indiretta”, nei casi in cui le variabili sono state adattate a specifiche esigenze che si intendeva mettere in evidenza durante la ricerca.
Alcune fonti utilizzate per l’individuazione degli indicatori sono stati gli studi condotti per il processo di Agenda 21 (in particolare per la città di Milano), e dal database CRISP (Construction and City Related Sustainability Indicators, un database europeo che raccoglie e mette a sistema gli indicatori di diverse esperienze europee ed extraeuropee), e altre ricerche in corso come “Living Places: Caring for quality” (finanziata dal governo inglese).
Una particolare attenzione è stata dedicata alla descrizione degli indicatori in modo da lasciare il minor grado possibile di ambiguità in fase di applicazione della metodologia proposta.
Ogni indicatore è stato descritto nelle sue caratteristiche fondamentali e nelle ragioni che hanno condotto a differenziare i parametri di giudizio nelle quattro categorie: ottimo, buono, sufficiente, insufficiente. Ciò consente di mediare il dato puramente numerico ritenuto necessario per una
efficace comunicazione tra settori disciplinari differenti e la ricerca, che spesso si avvale di contributi diversi che trovano le loro ragioni più nell’esperienza che nell’astrazione teorica.
Sono state utilizzate sia variabili quantitative i cui valori sono espressi in quantità numeriche (ad esempio gli indicatori di densità, riferiti alle piste ciclabili, alle volumetrie costruite, al trasporto pubblico locale), sia variabili qualitative i cui valori corrispondono a categorie, ad attributi, alla qualità della variabile presa in considerazione (ad esempio il valore simbolico di una città e degli elementi che la compongono).
Con riferimento agli studi ed alle esperienze già realizzate è stato creato un set di indicatori specifico rispetto al contesto di studio, che scompone il territorio in aree tematiche di lettura, composto complessivamente da 74 indicatori.
Si è così elaborato un set di indicatori di valutazione che risulta opportunamente flessibile ed eventualmente implementabile rispetto a differenti realtà di applicazione, anche grazie alla capacità di ponderare il giudizio dei singoli indicatori rispetto alla specificità dei siti in esame, come illustrato in seguito.
Il caso studio nella città di Lodi e la sua valutazione
La metodologia di valutazione è stata applicata ad un sito individuato nella città di Lodi: un’area a forte urbanità, esterna al centro storico, attraversata da infrastrutture viarie e ferroviarie, con presenza di servizi ed una popolazione di circa 4025 abitanti.
L’area di studio è stata ulteriormente suddivisa in tre sotto-ambiti in relazione alle caratteristiche di omogeneità della forma urbana e/o delle funzioni insediate.
Il set di indicatori è stato affinato in seguito alle prime applicazioni sperimentali sui sotto ambiti in esame (e condotte anche su altri siti compatibili con le caratteristiche richieste, come nel caso di Quinto Romano in provincia di Milano).
Questa fase di affinamento ha permesso di delineare con maggior chiarezza il significato di ciascun indicatore, evitando ripetizioni e sovrapposizioni di significato. Inoltre è risultata funzionale a completare in modo esaustivo la descrizione dei singoli indicatori, con riferimenti a realtà esistenti e documentazione fotografica.
La fase di scelta del sito è stata seguita da una attenta analisi delle caratteristiche urbane e paesaggistiche, sia attraverso visite in loco che dal reperimento dei dati disponibili (nei quartieri, nel Comune di Lodi, da archivi e database nazionali come l’Istat).
I risultati della fase di valutazione hanno mostrato che i tre sotto-ambiti dell’area di studio hanno un giudizio abbastanza simile: 62/100 per la porzione nord, 61/100 per quella centrale, 65/100 per quella sud.
Il fatto che i giudizi complessivi siano simili non significa che lo siano anche i giudizi dei singoli indicatori, che viceversa differiscono notevolmente in virtù di assetti insediativi e funzionali molto differenti.
Il risultato è invece significativo dal punto di vista disciplinare: la metodologia di indagine e i risultati riferiti al caso studio della città di Lodi individuano così, insieme al giudizio di qualità urbana riferita allo stato di fatto, criticità e potenzialità del territorio.
Esiti e prospettive della ricerca
La ricerca, sotto la guida del coordinatore centrale prof. Paolo Orlando, ha prodotto un metodo innovativo di valutazione della qualità urbana, flessibile ed implementabile: l’applicazione a casi studio (Lodi e Genova) da parte delle diverse UO ha permesso di affinare il metodo teorico e di confermare la veridicità dei risultati in termini disciplinari.
Il riscontro con le altre competenze e UO ha permesso inoltre di confrontare e mettere in relazione tali risultati con la percezione della qualità da parte della popolazione.
La metodologia di analisi ha permesso quindi di individuare un metodo interpretativo dell’ambiente antropizzato, riferito specificamente ad ambiti urbani ristretti (4000-10000 abitanti) appartenenti a città europee, riferito non solo al singolo fatto architettonico ma all’insieme di variabili ambientali più generali.
Il complesso degli indicatori rappresenta così un “database”, adattabile a diversi contesti di studio, e rappresentano le “linee guida” per valutare il territorio: possono essere applicate in fase analitica, rappresentano in forma numerica criticità e potenzialità del territorio, e possono quindi utilizzate per la futura pianificazione urbana ed ambientale.
La ricerca offre ampie prospettive di sviluppo, attraverso un ulteriore approfondimento dei riferimenti disciplinari e l’applicazione della metodologia di indagine e valutazione a contesti differenti, quali:
– contesti urbani caratterizzati da alta densità e differenziazioni morfologiche, nei quali i parametri infrastrutturali si configurano come fattori di pressione che influenzano la qualità urbana a livello di comfort ambientale, aspetti architettonici e paesistici;
– insediamenti a media e bassa densità o con rilevanti caratteristiche paesaggistiche in cui sia necessario approfondire la valutazione dell’influenza paesistica, architettonica ed ambientale delle infrastrutture primarie in funzione di un efficace riscontro sul breve periodo.

LCPA
Il Laboratorio di Costruzione del Paesaggio e dell’Architettura è nato nel 2002 come struttura del Dipartimento di Ingegneria Edile e del Territorio dell’Università degli Studi di Pavia, con lo scopo di sviluppare una ricerca applicata nei temi della progettazione architettonica, del disegno del paesaggio, della pianificazione territoriale e del restauro.
LCPA collabora con enti pubblici e privati tra cui la Regione Lombardia, la Provincia di Pavia, i comuni di Lodi, di San Genesio ed Uniti, di Bollate, l’European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering, la Società Consortile Navigli Lombardi Scarl, l’ALER (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale), la Fondazione Ricovero.
LCPA è una struttura che si occupa di ricerca, consulenza scientifica e progettazione, nei temi della riqualificazione urbana e ambientale, dell’architettura ecosostenibile e del progetto del paesaggio, attraverso lo sviluppo di sistemi efficienti e soluzioni progettuali innovative.
All’interno di LCPA collaborano docenti e ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Edile e del Territorio dell’Università degli Studi di Pavia, dottorandi e assegnisti di ricerca, professionisti esterni.

International Design Seminar “Urban Culture and Landscape Renewal”
L’ International Design Seminar “Urban Culture and Landscape Renewal” (UCLR), fondato e diretto dal 1995 dal prof.Angelo Bugatti, è un progetto di Eccellenza dello IUSS Pavia.
L’ UCLR è un seminario internazionale di progettazione che prevede il rinnovo architettonico, paesaggistico e urbano in contesti caratteristici della città e del territorio contemporanei, affrontando in particolare il progetto del recupero di manufatti e aree obsolete o dimesse dalla scala urbana alla territoriale e paesaggistica. La qualità del progetto diviene espressione della consapevolezza della coesistenza di istanze globali con l’identità locale e la storia.
Giunto alla sua XIII edizione, il Seminario ha avuto all’inizio come sedi di studio e azione le aree industriali dimesse di Pavia, per spostarsi negli ultimi anni nell’isola di Zante in Grecia, nell’area dell’Expo 2010 di Shanghai, nell’oasi di Al Ain nel deserto degli Emirati Arabi Uniti, nell’ex-ospedale psichiatrico di Fregionaia nella campagna lucchese in Italia.
Il Seminario raccoglie studenti e laureati in gruppi internazionali che lavorano sulla stessa rea di progetto e prevede lezioni e revisioni svolte da visiting professor italiani e stranieri.
Nel corso degli anni il Seminario ha visto la partecipazione e collaborazione delle università: American University of Dubai (EMIRATI ARABI UNITI), American University in Sharjah (EMIRATI ARABI UNITI), Escuela Politecnica Superior de Zamora di Salamanca, Escuela Tècnica Superior de Arquitecturadi Madrid, Escuela Tècnica Superior de Arquitectura di Barcellona (SPAGNA), National Technical University of Athens (GRECIA), Oslo School of Architecture (NORVEGIA), Politechnika Lodzka (POLONIA), Politecnico di Milano (ITALIA), Royal institute of Technology di Stoccolma (SVEZIA), The Catholic University of America di Washington (USA), Tongji University of Shanghai – School of Architecture and Urban Planning (CINA), Universidad Central de Santiago de Chile – Facultad de Arquitectura y Bellas Artes (CILE), Universidade de Sao Paulo (BRASILE), Universidade Federal da Bahia (BRASILE), Università degli Studi di Catania – Facoltà di Ingegneria (ITALIA), Università degli Studi di Roma La Sapienza – 1a Facoltà di Architettura (ITALIA), Accademia di Architettura di Mendrisio, (SVIZZERA), Universitè du 7 Novembre de Carthage di Tunisi (TUNISIA), University of Technology of Delft (OLANDA).

IUSS Pavia
Lo IUSS-Pavia nasce nel 1997 con la firma dell’Accordo di Programma tra il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica e l’Università degli Studi di Pavia, che può vantare la presenza storica dei grandi Collegi universitari, un sistema unico nel paese.
A fronte di una ampia e qualificata attività realizzata nel corso degli ultimi anni, nel campo della alta formazione e della ricerca, l’8 Luglio 2005 il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha firmato il Decreto istitutivo che riconosce lo IUSS di Pavia quale “Scuola Superiore ad ordinamento speciale” assieme alle già esistenti Scuola Normale Superiore di Pisa, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, SISSA di Trieste. Unica realtà nel suo genere in Lombardia, la Scuola Superiore IUSS si propone di contribuire alla valorizzazione dei giovani di talento, offrendo loro, nella fase degli studi pre e post-laurea, percorsi formativi di alta qualificazione che ne esaltino le capacità, nonchè occasioni di arricchimento scientifico e culturale, anche in senso interdisciplinare.
Lo IUSS si propone altresì di contribuire al progresso della scienza, curando la formazione dei giovani alla ricerca e sviluppando programmi di ricerca scientifica.
Direttore dello IUSS Pavia è il Prof. Roberto Schmid, attualmente impegnato anche come Presidente del Comitato scientifico per Milano-Expo 2015. E’ stato Rettore dell’Università di Pavia dal 1988 al 2005, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro Moratti per la Ricerca Scientifica e Coordinatore del Progetto di Catania per l’alta formazione e ricerca nell’area mediterranea e del Campus universitario Italo-Cinese di Shanghai per il MIUR.

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25 Novembre 2007

Design litico

Tavolo Coque di Floriana Lainati Architecture

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Ispirazione. “Coque” rappresenta la fluidità, la fertilità, la femminilità in contrapposizione alle sembianze della materia, dura, netta, ferma.
Il resto alla libera interpretazione personale, con approfondimenti collegati alla vita di tutti i giorni.
Specifiche tecniche. L’idea del tavolo coque nasce dall’osservazione dell’incessante interazione tra i diversi elementi della natura ed il loro modificarsi con il trascorrere del tempo.
Un monolite sedimentato e stratificato nei secoli viene eroso dalla lenta ma devastante potenza di un corso d’acqua, scoprendone via via i diversi strati, levigandone le superfici e creando uno spettacolo ogni volta unico
Coque è brevettato sia nella lavorazione che nel design; attraverso un procedimento di taglio artistico si ottiene una svasatura che fa scoprire gradualmente i diversi strati di marmo.

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Interpretazione contemporanea del mosaico antico in chiave tridimensionale

Table Coque-Concept
Coque symbolizes the fluency, the fertility, the womenliness, conflicting with the semblance of the matter itself: tought, clear, static.
All the rest is left to the personal interpretation, with references to everyday life.
The Coque’s concept is born from the observation of the endless interaction between different natural elements and their changing during the time.
Multy-layer and deposited monolith is eroded during the centuries by the power of the water, discovering all the layers. Chromatic differences and combination of matters. Like a revisitation of a mosaic.
Technical specific. The table is built of 5 layers, 4 in marble and 1, the deepest, in onyx, a material that could be backlit colouring the light.
With an artistic cutting process the result is a flared plane that gradually shows its different layers. Coque’s design is patented, as well as its manufacturing process.

Floriana Lainati

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FLORIANA LAINATI, Temperamento versatile e sperimentale, nasce a Napoli e studia alla Parsons School of Design di New York. Da quando ha fondato l’omonimo studio milanese si è distinta non solo come progettista e designer d’interni ma anche come scenografa, set designer, creatrice di arredi e di gioielli.
Inizia nel mondo della moda collaborando con Trussardi, Loro Piana, Cavalli e Sector, mentre successivamente crea set fotografici per AD, Elle Decor, INTERNI e Vogue Bambini.
Approda negli anni successivi alla progettazione per Ligresti con l’Executive Lunge e allo studio di interni per Mario Bellini continuando con diverse committenze private italiane ed estere.
Tra gli ultimi campi di esplorazione consulenze stilistiche per aziende del settore e creazione di una linea di complementi d’arredo e oggettistica.

FLORIANA LAINATI, Temperament poured and experiences, Floriana Lainati borns in Naples and studies at the Parsons School of Design of New York. Since she has founded the omonimo company in Milan , she has been distinguished as planner and designer of interiors and as set designer, designer of furnishings and jewels too.
She enters into fashion’s world collaborating with Trussardi, Loro Piana, Cavalli and Sector, while subsequently she creates photographic set for AD, Elle Decor, INTERNI and Vogue Bambini.
In the years later she handles the planning for Ligresti with the Executive Lounge and the interiors for Mario Bellini going on with different Italian and foreign private customers.
Others fields of exploration are stylistic consulting for architectural, design and fashion companies besides creation of a forniture’s family.

Vai www.florianalainati.com

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24 Novembre 2007

Eventi

Verona, 20-24 settembre 2007
Giornate Internazionali dell’Arredo

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Enrico e Viola Tonnucci, Caronte

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Contenti… di aver presentato una Fiera diversa

Italian style, classico, contemporaneo e design. Installazioni provocatorie, intriganti ed originalissime, un abile intreccio tra mercato e cultura nel settore dell’arredamento.
Cinque giornate per ritrovare, nella seconda metà dell’anno, la Fiera che più di ogni altra esprime il meglio della produzione in ogni settore. Una offerta commerciale trasversale e molto qualificata che va dal mobile ai tessuti di arredamento al tessile casa, dall’illuminazione all’oggettistica e all’arte della tavola, dalle cucine all’arredobagno ai rivestimenti ed accessori, sino all’arredo per esterni.
In attesa della certificazione da parte della società tedesca FKM si possono anticipare i dati conclusivi dell’edizione 2007: gli espositori sono stati 707 di cui 148 esteri provenienti da 26 nazioni. I visitatori totali sono stati 53.702, di cui 10629 esteri provenienti da 97 paesi. Infine i giornalisti: sono stati 754 di cui 179 esteri.
Il consenso internazionale è unanime: Abitare il Tempo è fiera capace di creare un clima commerciale disteso e positivo fra operatori ed espositori e di favorire solide relazioni commerciali grazie ad ambienti appositamente studiati per dare risalto, da un lato, ai prodotti esposti, dall’altro per agevolare il lavoro e l’osservazione degli operatori in visita.
E’ infatti appropriato definire Abitare il Tempo come un vero e proprio forum che efficacemente esprime lo stato dell’arte nella produzione italiana di mobili, dove le migliori aziende sono messe a confronto con una valida compagine di marchi internazionali. Ne deriva un sapiente mix di classico e contemporaneo, di artigianalità italiana e design internazionale. Non è infatti per caso che Abitare il Tempo ha scelto come immagine dell’edizione 2007 una versione inedita della Up Chair disegnata da Gaetano Pesce per B&B Italia nel 1969, simbolo dell’incontro tra tradizione e contemporaneità.
Nel corso del convegno, svoltosi venerdì 21 settembre, è emerso un concetto su tutti gli altri. Il successo mondiale del design italiano è stato ottenuto perchè i designer italiani erano portatori di una idea colta e innovativa al contempo, che sapeva legare la qualità di una tradizione del fare e del vivere alla nuova modernità che avanzava. Era ciò che Magistretti sosteneva quando diceva che progettare è avere una mano nel passato e una nel futuro. E oggi? Oggi c’è una forte spinta allo sviluppo e all’innovazione, e in ciò i giovani designer operano con grande apertura su nuovi fronti progettuali, non solo gli oggetti, ma il visual design, le strategie aziendali, il video, il web, e così via. Ciò che è da rilanciare è una ipotesi culturale, la tensione critica sulla contemporaneità, un’apertura concettuale che permetta al design italiano di presentare una propria riconoscibile identità, su un mercato globale che conosce un’estrema competitività. E in questo il ruolo delle scuole, delle aziende e degli operatori culturali, come Abitare il Tempo, può essere determinante.
Verona riflette una filosofia che si può definire “globale”: accanto ai 7 padiglioni commerciali veri e propri, il padiglione 8 delle mostre di sperimentazione, il 9 che quest’anno ha ospitato 12 Architetture d’Interni, ed il nuovissimo padiglione 7b, con Linking People, un progetto interamente dedicato al contract ed all’hotellerie destinato a svilupparsi nelle future edizioni della manifestazione.
In un mondo sempre più globalizzato, aperto a nuove sfide commerciali dei Paesi emergenti, l’unica vera tendenza nel Made in Italy è la ricerca di nicchie di mercato che scommettono sulla qualità, su proposte innovative e differenziate che sappiano creare sinergie fra sperimentazione, produzione e nuovi talenti. Una esigenza sempre più sentita e che proprio a Verona ha trovato uno spazio ideale in cui le nuove proposte dei giovani interagiscono con il mondo del design, tracciando concretamente l’indirizzo futuro di una rinnovata imprenditorialità.

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Luca Sacchetti, La casa del 12 taccuino

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23 Novembre 2007

Principale

Nero Architetture

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E’ disponibile gratuitamente il terzo numero della rivista NERO ARCHITETTURE.
All’interno è presente un’iniziativa dal titolo “Another brick in the wall” rivolta esclusivamente e liberamente aperta a tutti i giovani architetti, designer, grafici, artisti, residenti nella Provincia di Vicenza, interessati alla pubblicazione e al racconto dei propri lavori e della propria attività di ricerca, costruzione, produzione e invenzione, densamente e principalmente rivolta nei campi dell’Architettura, del Design, delle Arti applicate.
Raccogliamo e dunque divulghiamo l’invito a prendere visione del progetto editoriale, richiedendo copia della stessa rivista e qualora interessati alla pubblicazione dei propri lavori, contattando direttamente la Redazione di NERO ARCHITETTURE.

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Per maggiori informazioni visitate
www.neroassolutoedizioni.eu
www.vaga.info

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23 Novembre 2007

Principale

STULAB – Workshop interattivo sulle società di trasformazione urbana

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MOVING STATIONS
Confronto tra modelli europei per la riqualificazione di stazioni ferroviarie

Giovedì 29 Novembre
h 10.00-13.00 Auditorium Paganini – Parma

Dibattito aperto tra architetti, urbanisti, pubblici amministratori ed esponenti del mondo imprenditoriale e
professionale.

Scarica il programma

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STULAB
Comune di Parma
Stuareastazione

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