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15 Giugno 2009

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ESPLORARE NUOVI MONDI
La 53^ Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia

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Michelangelo Pistoletto

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Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce. Rappresenta una visione del mondo, e, se presa seriamente, deve essere vista come un modo di “costruire un mondo”.

È con queste parole che Daniel Birnbaum, direttore della 53. Esposizione Internazionale d’Arte, esprime e sintetizza il filo conduttore della mostra Fare mondi // Making Worlds (aperta al pubblico dal 7/6 al 22/11) che presenterà nei luoghi del rinnovato Palazzo delle Esposizioni (Giardini) e dell’Arsenale, i lavori di più di novanta artisti provenienti da tutto il mondo.
Questa Biennale d’Arte diviene così nell’intenzione del curatore e critico svizzero, Rettore della Staedelschule di Francoforte sul Meno, un’occasione per esplorare variegate realtà artistiche, create – ed esposte – non per soddisfare le aspettative delle istituzioni e del mercato dell’arte, ma bensì per allargare l’orizzonte verso scenari nuovi e sempre mutevoli di visione e fruizione.
Immaginari progettuali potenti, dunque, che spazieranno dall’installazione alla videoarte, dalla scultura alla performance, dalla pittura al disegno. Entreranno in gioco cioè tutti i vari linguaggi propri dell’arte contemporanea, i quali – nella maggior parte dei casi – si contamineranno reciprocamente, rafforzando in tal modo la complessità della visione offerta dall’opera.
É il caso delle “sperimentazioni pittoriche” – intese in un senso allargato rispetto a quello pure superfici bidimensionali campite da colori – proposte da artisti che non sempre possono essere definiti propriamente pittori, quali ad esempio Tony Conrad, Ulla Von Brandenburg, Cildo Mereles, Wolfgang Tillmans. O ancora Michelangelo Pistoletto che per l’occasione ha realizzato un’installazione illusionistica chiamata Seventeen Less One composta da diciassette specchi incorniciati e appesi a parete come fossero grandi tele.

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Thomas Saraceno

Tra gli altri temi che ricorrono in molti progetti esposti in questa Biennale è la ricerca architettonica, già implicita nel titolo di questa esposizione che con l’espressione “fare mondi” allude – tra i vari significati – all’idea di costruzione sottesa ad ogni creazione artistica. Lo dimostra l’opera visionaria di Yona Friedman o l’installazione fatta con fili di rame ed oro di Lygia Pape che accoglie i visitatori all’entrata dell’Arsenale, così come le ricerche grafiche o scultoree di artisti più giovani quali Marjetica Potrc e Thomas Saraceno.
Da segnalare, per quanto riguarda i Padiglioni Nazionali, quello degli Stati Uniti che propone la mostra antologica dedicata a Bruce Nauman Topological Gardens, e il padiglione della Danimarca e dei Paesi Nordici curato dal duo Elmgreen&Dragset, vincitore della menzione speciare “curare mondi”.

di Alessandra Acocella

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