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27 Gennaio 2007

Opere di Architettura

Casa per anziani a Coira (1989-1993) di Peter Zumthor*

English Version

Casa_anziani_Zumthor
Il fronte murario dell’opera. (foto Alfonso Acocella)

casa_anziani_album

“Perchè nell’architettura recente si riscontra così poca fiducia nelle cose più peculiari che distinguono l’architettura: il materiale, la costruzione, il sorreggere e l’essere sorretto, la terra e il cielo; così poca fiducia in spazi liberi di essere autenticamente tali; spazi in cui si ha cura dell’involucro che li definisce, della consistenza materiale che li caratterizza, della loro capacità di ricezione e di risonanza, della loro cavità, del loro vuoto, della luce, dell’aria, dell’odore?
Mi piace immaginare di progettare e realizzare delle costruzioni dalle quali, alla fine del processo costruttivo, mi ritiro come progettista, rilasciando un edificio che è se stesso, che è al servizio dell’abitare e che è un elemento appartenente al mondo delle cose, capace di fare a meno della mia personale retorica”1.
Dunque, nelle parole dello stesso Zumthor, l’intento programmatico di realizzare un’architettura priva di enfasi, concepita come il frutto di una pratica ideativa volta a soddisfare, con essenzialità ed accuratezza, le esigenze dell’uomo. Di tutto ciò la residenza per anziani di Coira è esempio emblematico.
L’edificio, inserito nel complesso di una clinica preesistente, ospita 21 alloggi e un’infermeria in un volume basso, stretto e lungo, organizzato al suo interno su due piani. Un semplice parallelepipedo, contornato dal severo paesaggio montano dei Grigioni, e adagiato su di un ampio tappeto erboso con la sicurezza di una stereometria muraria rigorosa, appena articolata dal ritmo disteso di ampie superfici vetrate. L’essenza dei materiali, sfruttati nella semplicità e rigorosità dei loro caratteri costruttivi ed estetici, è la sostanza di un’architettura minimalista, sempre chiaramente leggibile nella sua esattezza tecnica e in un’orditura strutturale dal ritmo costante, fatta di elementi murari dall’impianto ad L. Tali setti parietali portanti sono realizzati in conci perfettamente squadrati e spianati di un tufo sloveno molto poroso di colore chiaro, lasciato a vista sia all’esterno che negli interni. Si tratta di una pietra vulcanica sconosciuta nella zona, decontestualizzata, priva di codificazioni culturali specifiche, valutabile soltanto in base alle sue caratteristiche. L’apparecchiatura muraria è in opera quadrata irregolare a doppio paramento con intercapedine d’aria: uno strato isolante è reso superfluo dal notevole spessore della pietra e dalla sua elevata coibenza.

Schizzo_impianto
Il “ritmo” dell’impianto compositivo. Schizzo di studio.

I giunti, estremamente sottili e lisciati, sono realizzati con una malta della stessa tonalità cromatica del tufo così da conferire alle murature l’aspetto di superfici levigate, la cui omogeneità cromatica è appena animata dalle differenti concentrazioni degli scuri alveoli del materiale litico.
Il calcestruzzo a vista della lastra di copertura e dei marcapiani, unitamente al larice rosso dei serramenti, contribuiscono a definire il volume dell’edificio al cui interno setti murari, blocchi sanitari massicci e contenitori lignei degli arredi fissi sono intesi come parti allestitive di un ampio continuum spaziale.

Alfonso Acocella

*Il saggio è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624. http://architetturapietra2.sviluppo.lunet.it/libro/

1 Peter Zumthor, Pensare architettura, Baden, Lars Müller Publishers, 1999, p.32.

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