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2 Marzo 2011

Design litico

Sinuose metamorfosi litiche

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“Il design è uno dei metodi per confereire forma alla materia e farla apparire così e non in altro modo. Il design, come tutte le espressioni culturali, mostra che la materia non appare (non è appariscente), se non nella misura in cui la si in-forma, e che una volta in-formata, inizia ad apparire (diventa un fenomeno). Così la materia nel design, come in qualsiasi ambito della cultura, è il modo in cui appaiono le forme.
Ciò nondimeno, affermare che il design si colloca fra il materiale e l’immateriale non è del tutto fuori luogo. Vi sono infatti due modi diversi di vedere e pensare: quello materiale e quello formale.”

Vilém Flusser, Filosofia del design, Mondadori
2003 (ed. or. 1993), p. 12i 2003 (ed. or. 1993), p. 12

Della materia ci si accorge, nella materia ci si imbatte, prima o poi. Di essa, alla fine, si rimane “schiavi” nell’azione di trasformazione del nostro ambiente di vita assumendola come immagine al positivo del pensiero creativo formalizzante che si articola attraverso idee e visoni di figure, contorni, corpi, spazi.
La forma, come sappiamo, non ha mai una assoluta libertà.
Essa (la “forma”) esiste come idea latente e immatriale, venendo poi pensata, manipolata, costretta ad esprimersi a partire dalle caratteristiche della natura della materia che la sostanzia, divenendo – nel suo farsi “forma materiale” – disponibile per l’ideazione, per il progetto.
Le forme dei materiali si legano, inevitabilmente, alle loro recenti e antiche modalità d’uso. È lecito ritenere che l’artefice tragga sempre insegnamento – coscientemente o inconsciamente – dalla “stabilizzata” esperienza e dall’immenso orizzonte di soluzioni accumulate nel tempo che definiscono, in ultima istanza, la cultura figurativa del materiale.
Forme, immagini, visioni immateriali – sia pur sempre specchiature di “cose materiche” – inavvertitamente passano, filtrano, si insediano nella mente.
Prima o poi riaffiorano.
Se il repertorio storico viene ri-avvicinato, ri-considerato e ri-assimilato nella teoria e nella pratica contemporanea del progetto, attraverso un personale contributo interpretativo, allora il materiale può risplendere in modo nuovo all’interno dell’opera d’architettura, di design, d’arte.
È quanto sembra avvenire nella felice esperienza di Raffaello Galiotto, designer quarantenne, testimoniata dalla prolifica reinterpretazione della ancestrale materia litica – nell’ambito architettonico, di interior design e design di prodotto – attraverso la oramai pluriennale sperimentazione condotta con entusiasmo fra esuberante creatività e apporto delle nuove tecnologie e macchine di lavorazione informatizzate, per conto della LIthos Design, giovane azienda della Valle del Chiampo diretta da Alberto e Claudio Bevilacqua aperti al dialogo e al confronto con la ricerca universitaria, la cultura del design, i mercati oramai fortemente competitivi e globalizzati.


Pietre incise curve luce – Favo pierre bleue

[photogallery]metamorfosi_album1[/photogallery]

La sperimentazione di Galiotto è apparsa chiara, inedita e per molti versi innovativa, sin da quando, circa cinque anni fa, ne abbiamo potuto apprezzare i primi prototipi e prodotti industralizzabili di serie legati alla collezione “Pietre incise” intorno alla quale si sviluppò un intenso dibattito ed interesse.
Si tratta di una ricerca, evolutasi attraverso fasi successive – legate sia all’azienda Lithos Design che a progetti multiaziendali quali quelli di “Palladio e il design litico” (2008) e di “Marmi del Doge” (2009) promossi dal Consorzio Marmisti Chiampo – incentrata su una evidente resa plastica tridimensionale delle superfici litiche pur quando (ed è il caso della prima collezione “Pietre incise”) la loro destinazione d’uso viene finalizzata a rivestimenti parietali in forma di elementi-lastra di ridotto spessore materico.
Abbandonando il “riduzionismo bidimensionale” del linguaggio moderno, riproposto in vesti aggiornate dalle tendenze internazionali del minimalismo contemporaneo, Raffaello Galiotto ritorna coscientemente al valore plastico-tridimensionale della materia e si muove verso la sua continua saggiatura delle possibili interpretazioni e varianti configurative, connettive, “modellative” della risorsa rocciosa – monolitica ed estesa, variegata e policromatica – delle pietre, dei marmi, dei graniti, dei travertini.


Lampada in Travertino, Serafini Marmo Luce. Design Raffaello Galiotto

[photogallery]metamorfosi_album2[/photogallery]

Conseguentemente la visione convenzionale di superficie litica per l’architettura e l’interior design – contrassegnata dai soli elementi geometrici di lunghezzza, larghezza ed estensione planare – passa nella ricerca di Galiotto da entità figurale bidimensionale (che delimita il volume o riveste internamente gli spazi come una omogenea “pelle” complanare) a superficie solidificata dalla forte ed esuberante resa plastica e spesso dagli andamenti sinuosi e flessuosi.
Accennavamo al rapporto sinergico fra creatività del designer e know how tecnologico aziendale, oramai dotato di avanzate e sofisticate macchine di lavorazione senza le quali, indubbiamente, non sarebbero possibili i risultati di alta e raffinata precisione raggiunti. Nel caso specifico, macchine appositamente realizzate e specializzate per la ricerca di Lithos Design e per i suoi avanzati obiettivi di produzione.
Nel mezzo, fra mente creativa del designer Raffaello Galiotto e le macchine di lavorazione, la nuova frontiera strumentale di visualizzazione e modellazione tridimensionale.
La progettazione assistita da avanzati software ci mostra come, oramai, il computer non sta più a rappresentare un semplice strumento di lavoro ex post rispetto alla fase di ideazione vera e propria. Attraverso i suoi programmi, le capacità enormi di calcolo e di rappresentazione si pone, oramai, come elemento contestuale e co-generatore rispetto allo sviluppo di ogni idea, di ogni abbozzo iniziale di forme anche complesse come quelle inseguite dalla creatività di Raffaello Galiotto che “traduce” sulla pietra l’esperienza e le ricerche parallele maturate sui materiali plasmabili quali le plastiche o i metalli necessari per la realizzazione dei complessi stampi.
Il nuovo mondo della prefigurazione ad interfaccia informatizzata ha, oggi, liberato energie nuove per una sperimentazione non convenzionale sulle famiglie di figure geometriche (e loro articolazioni) dove è possibile saggiare una forma (o più forme) all’interno di azioni, retroazioni, visualizzazioni, varianti in tempo reale. Di questo nuovo scenario Raffaello Galiotto è stato uno dei primi interpreti indirizzando le energie creative verso un inedito design litico delle superfici che, progressivamente, vanno evolvendo verso strutture monomateriche a forte spessore dalle configurazioni complesse, fluenti ed innovative come nel caso della Collezione “Muri di pietra”, pervenendo – a breve, auspico – a cimentarsi anche con il tema delle strutture stereotomiche capaci di esportare la sua ricerca dal tema del design degli interni (o degli spazi esterni) a quello dell’architettura contemporanea in pietra in forte rivalutazione e aggiornamento linguistico da almeno due decenni.

Alfonso Acocella

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