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24 Aprile 2012

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Luce e materia
I marmi

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Namur, antica chiesa dela Nostra Signora, 1750.

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Il Noir Belge o Nero del Belgio
Sono rari i marmi che irradiano un’aura di misteriosa eleganza come il Nero del Belgio. Si credeva estinto e la sua ultima cava chiusa. Copiato numerose volte, si è spesso abusato del suo nome a fini commerciali. Il suo colore profondo e la sua lucentezza lo hanno reso unico ed incomparabile come dimostrano le sue numerose referenze architetturali ed artistiche nel mondo intero. L’unica cava esistente di questo marmo esclusivo appartiene all’aziende Merbes-Sprimont, fondata nel 1779 e oggi filiale della ditta Solubema.

Genesi
Roccia di origine sedimentaria, questo marmo unico s’incontra in diversi affioramenti di antichi terreni nel sud del Belgio. Praticamente privo di fossili e di venature per le sue condizioni originali di genesi sedimentaria e tettonica, questo marmo possiede delle qualità uniche: grana finissima e regolare, colore uniforme e profondo, lucido a specchio. Queste caratteristiche hanno portato al suo continuo utilizzo nell’architettura sin dall’Antichità.
Di composizione chimica purissima (carbonato di calcio al 98,5%), il Nero del Belgio trae il suo colore da un’intima ed antica impregnazione di idrocarburi fossili. Queste due caratteristiche determinano la capacità della roccia di ottenere un lucido a specchio ed il suo colore inconfondibile.
Le condizioni di deposito di questo calcare in un calmo ambiente lagunare, privo di ossigeno, si incontrano in diverse aree nel periodo tra il Devoniano superiore (Frasniano) ed il Carbonifero inferiore (Viseano). Di questi ultimi fanno parte i marmi neri di Namur e Dinant, quelli estratti lungo la valle della Meuse e quelli di Theux e Basecles nei pressi di Liege e dell’Hainaut mentre quelli di Tournai, di qualità inferiore, presentano invece un fondo grigio dal lucido irregolare. I giacimenti nei pressi della Valle dell’Orneau, affluente settentrionale del fiume Sambre, sono ancora più antichi, risalgono infatti al Frasniano (-375 a -360 Ma). Il più noto di questi depositi di qualità superiore è il Marmo Nero di Mazy (Golzinne), l’unico ad essere ancora in attività.

Lavorazione
Se le cave di marmo Nero del Belgio erano inizialmente a cielo aperto, le forti pendenze dei banchi marmiferi obbligarono rapidamente le cave a diventare miniere, in un periodo in cui il Belgio vantava un’eccellente tradizione d’ingegneria mineraria legata allo sviluppo della produzione del carbone.
Quest’eccezionale conoscenza fu applicata alla lavorazione dei banchi marmiferi con l’utilizzo del metodo delle camere e pilastri, valido tutt’oggi. Un pozzo verticale profondo 67 metri fu scavato dopo la Prima Guerra Mondiale per far incrociare i banchi marmiferi. Dalle prime camere antiche si sviluppò nel XX Secolo una fittissima rete di gallerie, che, dall’inizio del 2000, permette l’accesso in superficie anche ai mezzi.
Le condizioni estreme di questa lavorazione limitano, di conseguenza, la produzione del marmo Nero del Belgio.
La quantità estratta ogni anno è limitata e riservata ad opere architettoniche ed artistiche di gran pregio.
La caratteristica di grana fine del materiale ne permette un ricco utilizzo nel campo della scultura che la maestranza delle competenze di finitura permette di arricchire con un’ampia gamma di aspetti diversi della superficie da una finitura satinata liscia ad un’incomparabile lucido specchiante.
Il Nero del Belgio è un raffinato e raro esempio di una tradizione industriale e architetturale europea plurimillenaria.

Storia
L’utilizzo di questi marmi neri risale all’Antichità come dimostrato da diversi ritrovamenti di lastre con incisioni latine nei pressi della cittadella belga di Namur. Una testimonianza importante dell’utilizzo di questi marmi neri nel periodo Carolingio è preservata nell’epitaffio di Adriano I, offerto dall’Imperatore Carlo Magno in persona e tuttora visibile sulla porta della Basilica di San Pietro a Roma e che recenti studi hanno confermato essere di origine belga.
Il Medioevo è ricco di esempi architettonici nell’uso dei marmi neri, specialmente nell’arte funeraria ma anche nei fonti battesimali e nelle colonne. Questi manufatti, prodotti localmente, venivano trasportati lungo il fiume Scheldt e Meuse per raggiungere i porti marittimi dai quali venivano poi distribuiti nelle maggiori corti europee dalla Scandinavia al Portogallo.
Il Rinascimento ed il Barocco svilupparono nuove applicazioni architetturali di grande impatto estetico per i marmi neri associati ad altri colorati, estratti in Belgio (Rouge Royal e Rouge Griotte in particolare) ma anche con materiali lapidei esotici, provenienti dall’area mediterranea (marmi cristallini ed alabastri). Le realizzazioni in marmo nero, sia civili che religiose, sono numerose, in particolare nelle chiese della Controriforma dove il nero veniva usato per rinforzare, con il suo fascino austero, l’architettura degli altari scolpiti e ricchi di policromie.
In Italia, l’arte dei manufatti in pietre dure, sviluppata alla corte dei Medici a Firenze, utilizzò abbondantemente il marmo Nero del Belgio per gli sfondi dei commessi. Il materiale fu allora battezzato Paragone di Fiandra o Diaspro delle Fiandre. Secondo le alleanze politiche dei Medici, le preziose opere d’arte realizzate nelle botteghe fiorentine dagli artigiani specializzati, come l’Opificio delle Pietre Dure, venivano offerte come regali nelle maggiori corti d’Europa e contribuirono ad aumentare il prestigio di questo marmo unico. Legato all’uso intensivo che ne fecero nel Regno Unito, il nostro marmo fu anche spesso citato dagli studiosi del XVI secolo come Nero d’Inghilterra o Paragone d’Inghilterra.
Nello stesso periodo iniziò ad essere utilizzato nell’oggettistica, per la creazione di vasi, camini e più tardi anche orologi, spesso associato ai bronzi dorati.
Tutt’oggi, come testimoniano numerose creazioni moderne, artisti, architetti e designer contemporanei apprezzano questo storico materiale essenziale sia all’architettura rinascimentale che barocca o minimalista, per il suo polimorfismo e le sue incomparabili caratteristiche estetiche.

Francis Tourneur
Geologo e segretario generale dell’associazione “Pierre et Marbre de Wallonie”. Docente in varie università e scuole di architettura, è anche un membro della Commissione Reale dei Monumenti, Siti e Ricerca per la regione wallona. Socio corrispondente del Comitato Scientifico Internazionale “Pietra” dell’ ICOMOS, è anche autore di libri e articoli sui materiali litici e il loro impiego.

Merbes Sprimont
Merbes-Sprimont, fondata nel 1779 in Belgio, è l’unica produttrice al mondo del prestigioso marmo “Noir Belge“ o Nero del Belgio. Reso famoso dalle botteghe Medicee di Firenze e di Napoli per essere usato come sfondo nei comessi di pietre dure rinascimentali. Altrettanto rinomati marmi come il “Rouge Griotte“, il “Gris des Ardennes“ e il “Rouge Royal“ che ornano i più famosi castelli e chiese europee, sono di esclusiva produzione della Merbes Sprimont che ha fornito Versailles, Vaux le Vicomte, Le Louvre, l’Opera Garnier, etc…


Tempio romano, Evora, Portogallo (II secolo d.C.)

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I marmi di Vigaria
Il Marmo di Vigaria prende il proprio nome dalla “Herdade de Vigaria”, in Alentejo (Portogallo), il nome della località dove viene estratto. La “Herdade de Vigaria” è proprietà esclusiva della società Solubema.
Nella tradizionale dicotomia che distingue i marmi chiari del Portogallo (tipo Estremoz) da quelli di sfondo rosa (tipo Rosa Portogallo), il VIGARIA corrisponde ad un terzo bacino con una propria identità ed una gamma di specifiche colorazioni e caratteristiche che raggruppa non meno di una ventina di tipologie differenti come il Vigaria Peach, il Vigaria Polar, il Vigaria Venatino, etc… La trasparenza, tema di questa mostra, è anche una delle sue esclusive ed originali specificità.

Genesi
Questi marmi appartengono ad una potente formazione carbonatica, dolomitica alla base e ricoperta di scisti vulcanoclastici. Queste antiche rocce metamorfiche (Precambriano superiore – Cambriano inferiore, cioè -650/550 milioni di anni) affiorano in una complessa piega anticlinale plurichilometrica di asse NW-SE, conosciuta come Anticlinorium di Estremoz. L’accumulo di un tale volume di materia carbonatica e la sua geometria suggeriscono che i calcari originali formarono una barriera di “proto-coralli”, ulteriormente cristallizzata durante i movimenti tettonici ercinici. La “Herdade de Vigaria” s’incontra sul fianco sud-ovest dell’Anticlinorium di Estremoz, vicino alla sua chiusura cartografica sud orientale. In questa zona, una successione di fenomeni geologici particolari ha portato alla formazione di un marmo molto puro, dal cristallo finissimo e dal lucido innegabile. Bianchi alla base, i marmi si colorano progressivamente di rosa con la vicinanza agli scisti di copertura.
Caratterizzato da una grande purezza mineralogica (carbonato di calcio al 98,6%), il giacimento di Vigaria è considerato il miglior marmo del Portogallo. Dispone di una riserva considerevole, stimata a 650 milioni di tonnellate, ossia, mantenendo il ritmo estrattivo odierno, corrisponde a oltre mille anni di attività.

Lavorazione
La topografia pianeggiante ha portato allo sviluppo delle cave in fossa. La prima ventina di metri è costituita da rocce superficiali alterate che devono essere rimosse prima di raggiungere i livelli produttivi sottostanti. Per questo motivo, la resa della cava, in blocchi utili, non supera il 5% del volume movimentato. Lo studio della geometria dei banchi ed un’attento adeguamento dei metodi e dei mezzi di lavorazione permettono di seguire le varie falde di colore ed ottenere dei blocchi di marmo di colore uniforme ed omogeneo. La rigorosa gestione della materia prima consente, inoltre, di assicurare la disponibilità e la continuità del marmo necessario, anche nei progetti architettonici più impegnativi che notoriamente richiedono costanza di colore e grandi quantità.
L’attività della Solubema è svolta a regola d’arte e nello spirito dello sviluppo sostenibile. Come dimostrano gli studi di impatto ambientale effettuati, non mette in pericolo alcuna specie animale o vegetale.
Storia
Le cave di questo territorio sono di origine antica. Le prime testimonianze databili dell’utilizzo del marmo di Vigaria risalgono al periodo dell’occupazione romana del Portogallo (II secolo A.C.). Il tempio romano di Diana della vicina città di Evora, con i suoi capitelli corinzi floreali scolpiti in marmo di Vigaria ne è l’esempio più eclatante,
Negli Anni ’70, la proprietà della “Herdade de Vigaria”, sul sito stesso delle cave, ha portato alla luce dei reperti archeologici di età romana: capitelli, colonne e bassorilievi. Grazie a questi ritrovamenti possiamo ritenere che Vigaria sia stata una “cava romana”.
Come testimoniano i castelli locali, nell’età medievale il marmo fu utilizzato come semplice pietra di costruzione per le sue eccellenti caratteristiche tecniche. Dell’occupazione moresca, invece, non ci è rimasto nient’altro che qualche stele funeraria incisa. Anche nelle architetture religiose, romane e gotiche, questi marmi furono utilizzati saltuariamente; è però il barocco che ne riprenderà in forza l’uso per la realizzazione di facciate e altari di chiese. Filippo II di Spagna le impiegherà per la costruzione del suo Palazzo dell’Escurial vicino a Madrid che, alla fine del XVI, verrà considerato l’ottava meraviglia del mondo. A causa del terremoto che rase al suolo Lisbona nel 1755, le testimonianze di questi marmi nella capitale sono assai poche. La ricostruzione successiva della città vedrà un maggiore impiego delle pietre calcaree della vicina zona di Sintra.
I marmi cristallini portoghesi sono citati nelle mostre universali di Parigi del 1855 e del 1878. La loro esportazione non sembra avvenire che dopo l’inizio del XX secolo grazie al completamento della linea ferroviaria nel 1905, che collegherà la zona di Vigaria con Lisbona, permettendo in questo modo l’accesso ai porti e l’imbarco marittimo dei blocchi di marmo verso la Spagna, il Belgio, la Francia e l’Italia.
Nel 1928, grazie ai capitali e alle tecnologie della famosa azienda belga Merbes-Sprimont, venne fondata, la Società Luso-belga de Marmore, più conosciuta come Solubema.
La concessione per l’estrazione nella “Herdade de Vigaria” venne acquistata dall’azienda sin dalla sua origine. Per questo motivo la storia del marmo di Vigaria corrisponde con quella della società che, a quel tempo, nelle cave di Vigaria e dei dintorni, contava l’impiego di più di mille operai.
L’azienda Empresa Trasformadora dos Marmore do Alentejo (o ETMA), fabbrica di trasformazione, filiale della Solubema, verrà poi inaugurata il 25 aprile del 1974, lo stesso giorno dell’inizio della Rivoluzione Portoghese.
Negli anni ’90 verrà effettuata un’importante ristrutturazione di entrambe le aziende.
La Solubema e le sue diverse filiali impiegano oggi oltre 280 collaboratori specializzati nell’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione dei marmi e delle pietre calcaree. L’azienda che é parte del gruppo francese della Marbrek è attualmente uno dei maggiori produttori europei del settore delle rocce ornamentali.

Nuno Costa
Architetto laureato presso l’Università di Lisbona.
Ha collaborato con vari studi di architettura durante la World Expo di Lisbona nel 1998.
Ha lavorato nella sezione Project Management per l’espansione degli aeroporti di Madeira e di Lisbona.
Dal 2003 è responsabile della divisione di Architettura della Etma, fabbrica di trasformazione di marmo, filiale di Solubema.

Solubema
La Solubema è la maggiore cavatrice di marmo cristallino del Portogallo. Dal 1928 estraiamo dalla nostra cava di proprietà gli esclusivi “Marmi di Vigaria“ dalla trasparenza alabastrina e dall’incomparabile lucido solare. Con una produzione mensile di 1.500 m3, una singolare gamma di colori dal bianco celeste all’avorio, dal pesca al rosa salmonato e un magazzino di blocchi selezionati e classificati per colori e venature immediatamente disponibili, la Solubema ha la capacità e l’organizazzione per fornire in tempi stretti le opere architetturali più impegnative.

Etma
Etma, fondata nel 1974 sul sito stesso delle cave, è la fabbrica della Solubema. Equipaggiata con una potente e sempre riattualizzata capacità di trasformazione, lavora tutti i tipi di pietre e marmi portoghesi in lastre, mattonelle standard e anche lavorati complessi su casellario.

Progetti architettonici realizzati

CATHEDRALE NOTRE DAME DE LA TREILLE
Place Gilleson, 59800 Lille, France.
Nel 1854 nasce nella città di Lille, nel Nord della Francia, l’ambizioso progetto di edificare una basilica dedicata al culto della “Vierge de la Treille” o “Vergine al pergolato”, la cui miracolosa statua è conosciuta fin dal Medioevo. Lo stile scelto è il gotico del XIII, con referenze alle famose cattedrali francesi di Reims, Amiens e Chartres. Il progetto iniziale è faraonico: 132 metri di lunghezza e torri culminanti a 115 metri di altezza. Le guerre e le difficoltà economiche bloccano la costruzione per buona parte del secolo successivo.
Negli Anni 90, grazie ad una colletta pubblica, i lavori della facciata principale vengono completati. Ideata dall’architetto Pierre-Louis Carlier, è il frutto della congiunzione di talenti e di innovazioni tecniche, rese possibili grazie alla partecipazione dell’ingeniere Peter Rice (Opera di Sydney, Centro Pompidou di Parigi).
La parte centrale della chiesa é composta di un’arco alto 30 metri e rivestito da 110 lastre di Marmo di Vigaria dallo spessore di 28 mm, supportate da una rete di cavi metallici in tensione. All’interno, questo velo di marmo trasparente rivela una sorprendente e calda luce ambrata intarsiata da una vetrata multicolore sul tema della Risurrezione.
Completata nel 1999, la Cattedrale di Notre Dame de la Treille è registrata nell’indice dei monumenti storici dal 2009.

MEDIATHEQUE DU VAL D’EUROPE
Place d’Ariane, 77700 Serris, France
Realizzata in stile contemporaneo, con un alto livello di tecnologia ed ingegneria, la facciata di marmo della Mediateca di Val d’Europa a Serris (Seine et Marne) è stata completata nel 2006. “Lo schermo minerale è sospeso in avanti rispetto alla struttura portante, crea un ambiente accogliente e protegge sia i lettori che i libri dalla luce diretta. La vibrazione luminosa tra le lastre di marmo da origine ad un farfallio come quello di un fogliame autunnale illuminato dal sole.” spiega l’architetto Paul Chemetov. La facciata è composta da 1.460 lastre di 1,21m x 0,39 m per 25mm di spessore. Il peso complessivo dello schermo di marmo è di 42 tonnellate.

MARBREK
I progetti della Cattedrale e della Mediateca sono stati forniti dalla Marbrek S.A., che nasce nel 1979 in Francia come azienda specializzata nell’organizzazione e la fornitura di materiale lapideo per progetti architetturali complessi nel mondo intero. É oggi conosciuta anche per la sua gamma di pietre e marmi esclusivi francesi, controllati attraverso le sue filiali della Carrières et Marbreries de France (CMF) e della Marpic-France. La Marbrek è anche l’azienda a capo del gruppo Solubema/Etma/ Merbes-Sprimont.

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In collaborazione con

Serafini Marmo Luce
Serafini Marmo Luce produce lampade in marmo con delicatezza e sensibilità, utilizzando la tecnologia, robot e software, per plasmare la materia litica, scavandola e lasciando trasparire la luce, apprezzando le misteriose venature e variazioni della natura. Ogni lampada in marmo è un’opera unica, irripetibile, in cui la materia è domata dalle rigorose forme del design e la luce, sprigionandosi, emana un fascino profondo e un valore concreto, palpabile e visibile.

Il designer
Raffaello Galiotto Studia all’Accademia di Belle Arti in Venezia. Inizia lavorando per aziende del settore dell’arredo, acquisendo una lunga esperienza nella progettazione di prodotti in materiale plastico di grandi dimensioni e di alta tiratura. Sviluppa la sua esperienza applicandola a diversi settori di attività, dall’arredo da esterno e interno, alle cucine, al pet, ai prodotti lapidei, affrontando e venendo a conoscenza di materiali e tecnologie di produzione diversi.
Nel settore lapideo, in particolare, dà vita a prodotti innovativi con inediti interventi di superficie, ricevendo riconoscimenti e premi nazionali ed internazionali. Collabora con prestigiose università italiane tenendo lectures e conferenze con delegazioni di architetti di ambito internazionale. Negli anni recenti ha progettato importanti eventi di design litico e in collaborazione con il CMC (Consorzio Marmisti Chiampo) ha curato e progettato due importanti eventi: “Palladio e il Design Litico” e “I Marmi del Doge” esposti a Marmomacc Verona e ora in varie città europee. Nel 2011 ha esposto in una mostra personale a Pechino invitato dalla fiera Stonetech per esporre i propri porgetti di design in marmo e tenere alcune conferenze sul design litico.

LUCE E MATERIA
Crediti

promotore
Francis Kezirian
curatore e designer
Raffaello Galiotto
3D, rendering, graphic
Studio Raffaello Galiotto
Eleonora Vaccaretti
Federica Negro
Giorgio Parise
materiali e realizzazioni opere
SOLUBEMA Portugal
ETMA Portugal
DE MERBES SPRIMONT Belgium
MARBREK France
ufficio stampa press
Busa e Associati relazioni pubbliche
partner
Serafini Marmo Luce
realizzazione allestimenti
Tecnostruttura di Andrea Battivello
grazie a
Marmomacc 2011, Verona

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