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12 Settembre 2012

Opere Murarie

Tipi di muri irregolari*

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Apparecchiatura muraria irregolare (ph. A.Acocella)

Muri in pietre grezze
Il pietrame utilizzato normalmente in questo tipo di murature viene fornito dalle cave in pezzi irregolari (“scapoli di cava”) più o meno grossi, oppure si presenta sotto forma di frammenti informi (“pietra grezza”) quale attività di raccolta ai piedi delle pareti rocciose. In entrambi i casi, prima del collocamento in opera, il materiale viene lavorato grossolanamente onde poterlo assoggettare a qualche forma d’impiego.
La costruzione avviene, normalmente per fasce orizzontali, procedendo dalla realizzazione del paramento esterno per poi completare il nucleo interno. Malgrado l’informalità e l’eterogeneità dimensionale degli elementi lapidei impiegati, questi tipi di muri non sono privi di regole, anzi queste sono presenti e fortemente condizionanti, richiedendo di essere scrupolosamente rispettate.
Per l’esecuzione dei muri è sempre buona regola:
– impiegare pietre proporzionate alla forza delle braccia del muratore (con peso massimo di 25-30 Kg) e dimensioni maggiori non superiori ai 35-40 cm;
– disporre la faccia più piana dei massi litici in orizzontale per realizzare il vincolo più proprio nei confronti dell’azione dei carichi;
– evitare di mettere in opera pietre con facce inclinate verso l’esterno;
– ridurre al minimo i vuoti fra i vari elementi litici riempendoli accuratamente schegge e scaglie;
– sfalsare, nella crescita dell’elevato muraio, i giunti verticali;
– predisporre, ad intervalli costanti, spianature orizzontali di pietre squadrate posate di punta al fine di ammorsare la muratura e distribuire uniformemente i carichi;
– disporre agli angoli e agli incroci dei muri (come pure ai lati dei vani che formano porte e finestre) delle pietre più grosse e regolari, oppure ricorrere a delle “listature” effettuate a mezzo di mattoni laterizi.
La costruzione di muri di pietrame grezzo va affidata sempre a maestranze esperte che hanno consuetudine a questa particolarissima famiglia tipologica di muri; l’abilità maggiore consiste nel saper scegliere con una certa velocità e padronanza tecnica le pietre giuste per formare i “corsi” contrassegnati da assestamenti e collegamenti appropriati.
Un accorgimento di cantiere, utile al fine di essere facilitati lungo le fasi dell’esecuzione, è quello che prevede una selezione delle pietre a disposizione in una serie preordinata di cumuli rispettivamente “omogenei” per tipologia e dimensioni. Una suddivisione in cinque mucchi, col materiale ripulito dalla terra e dalle incrostazione, consente di destinarne due alle pietre più regolari e piatte (rispettivamente, il primo con pietre lunghe, il secondo con pietre corte), due a quelle più irregolari (ciottoli grossi e piccoli) e il quinto alle schegge. Con tale selezione ed organizzazione del materiale a disposizione si perviene ad una più logica e velocizzata assistenza alla costruzione dell’opera muraria.
Molto importante risulta il ruolo della malta all’interno di questa particolare famiglia di murature. Oltre a saldare ed a riempire i vuoti ha altresì la funzione statica di distribuire in modo uniforme i carichi sulle superfici resistenti; assai meno efficace risulterebbe l’ossatura muraria se le pietre venissero a contatto fra di loro; conseguentemente è molto importante che la malta avvolga completamente le pietre, evitando che queste si tocchino reciprocamente.
Per le murature di pietrame informe è fondamentale che la malta sia di ottima qualità essendo affidata a tale impasto aggregante la solidità e la staticità del muro stesso; tanto più i materiali litici, i “letti” e le “commessure” sono irregolari tanto migliore deve risultare la malta impiegata (ottenibile con leganti di calce aerea o di tipo pozzolanico e, a partire dalla fine dell’Ottocento con leganti a base di cemento Portland).


Apparecchiatura muraria irregolare (ph. A.Acocella)

[photogallery]irregolari_album1[/photogallery]

L’irregolarità delle pietre grezze è condizione, come già accennato, di più considerevoli commessure; ogni pietra è posata, sopra un’abbondante (ma mai eccessiva) quantità di malta, dal muratore con battitura a mezzo di martello e l’aiuto di schegge che la tengono ben ferma nel posto e nella posizione assegnata. Comunemente si collocano in opera, per un tratto significativo, le pietre più grosse al fine di individuare i due fronti del muro (esterno ed interno), poi si procede a stendere la malta nella parte centrale (il nucleo interno) per disporre, successivamente, altre pietre di dimensioni più ridotte e schegge in modo da ottenere una geometria muraria gerarchizzata, perfettamente piena, con collegamenti e assestamenti dati in continuità fra i vari elementi componenti la muratura.
Per ciò che attiene ai sistemi di finitura dei giunti di malta – oltre alle modalità più canoniche e consuetudinarie – in alcuni casi (soprattutto in presenza di materiale lapideo molto informe che non si intende sottoporre a lavorazioni finalizzate a conferire loro qualche forma di regolarizzazione) si ricorre al procedimento del “rasapietra” dove i massi risultano avvolti lungo le fasce perimetrali da ricoprimenti di malta che fanno appena affiorare le pietre nel paramento a vista.

Muri di ciottoli
Pur essendo molto critica sotto il profilo statico ed impegnativa nella sua realizzazione, la muratura ordinaria di ciottoli è risultata, nell’epoca premoderna, molto diffusa nel nostro Paese; basti pensare all’edilizia storica delle città dell’Italia Padana o dei territori pedemontani.
I ciottoli rinvenibili lungo i corsi d’acqua, da cui vengono trascinati, smussati e arrotondati, assumono comunemente forma vagamente sferica od ovoidale, con superfici lisce ed arrotondate, solo raramente dotate di facce piane. Questa particolarissima configurazione morfologica “sfuggente” ed “instabile”, rende chiaramente più critico il loro impiego sia per le difficoltà a consentire una efficace presa rispetto alle malte che per il maggior impegno necessario nella predisposizione dei legamenti, degli ammorsamenti.
Una modalità esecutiva indirizzata a rendere i ciottoli, in qualche modo, adatti alla logica della costruzione muraria è quella di “spezzarli” al fine di ottenere almeno una faccia ruvida (maggiormente idonea alla presa con la malta di legamento); tale accorgimento, chiaramente, risulta praticabile quando i materiali lapidei raccolti si presentano in dimensioni abbastanza significative.
In presenza di grossi ciottoli oblunghi la costruzione muraria può procedere attraverso la rottura in mezzeria dei massi litoidi i quali, poi, sono messi in opera in modo tale che la sezione di spacco rimanga a vista sulla fronte del muro mentre l’asse longitudinale è orientato in direzione della profondità della sezione muraria. I mezzi ciottoli risultano comunemente collocati a filari orizzontali con letti “abbondanti” di malta, innervati da una “ossatura” integrativa di scaglie e frammenti di pietrame. Ogni ciottolo, ai fini di un buona resistenza meccanica, deve – possibilmente – gravare su almeno due elementi appartenenti al filare inferiore.
Nei casi in cui non si hanno grandi ciottoli ma si dispone di piccoli sassi dalla forma ovoidale schiacciata si può optare – nella scelta del criterio di posa – a favore di una soluzione con filari in opus spicatum i cui elementi sono posati in modo tale che gli assi longitudinali risultino paralleli fra loro e orientati tutti a 45°; i diversi filari contigui, che vanno a costituire la fronte del muro, risultano, reciprocamente, ruotati di 90° in modo da ottenere una tessitura a spinapesce. All’interno di quest’alternanza di giacitura i ciottoli oblunghi si posizionano, in genere, con i vertici (le “teste”) nell’intervallo di quelli dei ricorsi contigui.
Alla difficoltà di pervenire, sotto il profilo della resistenza meccanica e del funzionamento statico, ad un’efficace e solida apparecchiatura in questa particolarissima tipologia muraria si rimedia, frequentemente, mediante la realizzazione di “spianamenti” orizzontali (in genere ogni 1-1,2 m) e “catene” angolari e con pietre più regolari o mattoni di laterizio. La tessitura delle catene angolari (o “cantonali”) viene, in genere, realizzata mediante l’impiego di conci perfettamente squadrati su tutte le facce, posti alternativamente di testa e di fascia lungo la linea di intersezione verticale.
Lo spessore di questi muri, chiaramente, per esigenze di stabilità, non può che essere significativo (in genere intorno ai 60 cm); la sezione tipo evidenzia la natura “bifronte” del muro di ciottoli, sostanzialmente composta da due paramenti che vanno a formare le fronti esterne della struttura di elevazione (più o meno “legate” fra loro) entro cui si predispone un nucleo interno formato da pietre più piccole e da malta posta a riempire i vuoti fra i ciottoli più grandi. L’utilizzo di malta di ottima qualità (idraulica, cementizia o pozzolanica) è condizione fondamentale per assicurare una stabilità, nel tempo, della costruzione dei muri di ciottoli.


Muro di ciottoli (ph. A.Acocella)

Muri in pietre “sbozzate”o “stratificate”
Tipologie molto diffuse all’interno della famiglia dei muri irregolari sono quelle che si ottengono grazie all’impiego di pietre in qualche modo “regolarizzate” da condizioni naturali di sedimentazione geologica o anche “pareggiate” attraverso lavorazioni effettuate sul materiale selezionato.
Intervenendo sugli scapoli di cava (o sui grandi ciottoli di fiume) tramite una sbozzatura, al fine di ricondurre la materia lapidea ad una configurazione vagamente parallelepipeda, è possibile dar vita a murature solide e regolari.
Il muratore priva delle maggiori irregolarità i massi a disposizione mediante l’ausilio del martello in modo da ottenere almeno due facce sostanzialmente piane: la prima per l’appoggio sulla malta e l’altra per contribuire alla formazione del paramento a vista del muro; le restanti facce possono presentare maggiori irregolarità in quanto integrabili mediante la malta di allettamento che svolge (verso l’interno della muratura) il ruolo di “cuscinetto” compensatore. Il pietrame, dopo l’operazione della “sgrossatura”, viene diligentemente pulito e lavato.
Con tali elementi litici da muro è molto più facile (rispetto ai massi informi o ai ciottoli) pervenire alla realizzazione di filari di pietra e giunti di malta maggiormente uniformi e regolari senza rinunciare ad una restituzione economica dell’opera muraria estremamente variata, caratterizzata da un assetto prevalentemente stratigrafico e orizzontalista delle assise. A fronte di una posa in opera facilitata ne risultano, in questi casi, apparecchi a corsi continui, spesso di differenti altezze.
La posa in opera del pietrame regolarizzato viene effettuata con ricorsi piani estesi a tutta la sezione muraria, “calzando” le pietre con il martello e cercando di assestarle, aiutandosi con la minima quantità di scaglie e con la giusta quantità di malta in modo che non rimanga alcun interstizio vuoto fra i vari elementi).
Le elevate caratteristiche meccaniche di queste tipologie murarie, unanimemente apprezzate all’interno della letteratura e della manualistica tecnica, sono dovute indubbiamente alla regolarità della tessitura degli elementi litici e alla presenza di “conci” di rilevante dimensione (diatoni) posizionati perpendicolarmente all’asse longitudinale del muro al fine di realizzare dei “legamenti” trasversali.
Decidendo di lasciare il muro di pietra a vista occorre una particolare cura, oltre che nella formazione e nella rifinitura dei giunti (che risultaranno il più possibile sottili e ben “stilati”), nella selezione e nella disposizione dei blocchi che alimentano il “dire architettonico” del muro attraverso la geometria dell’apparecchiatura stessa. Qui, ovviamente, la natura specifica delle pietre gioca un ruolo fondamentale.


Muro ad elementi stratificati (ph. A.Acocella)

La stratificazione e l’orizzontalismo, caratteri peculiari di questa famiglia di muri di pietra, possono essere parzialmente “negati” adottando una posa a “corsi interrotti”. In questo particolare tipo di apparecchiatura blocchi di pietra più grandi (o anche delle stesse dimensioni degli altri ma disposti verticalmente) interrompono la continuità del ritmo a fasce parallele orizzontali con un diverso effetto architettonico; la muratura risulta, in questi casi, maggiormente articolata e bilanciata nelle due direzioni che organizzano figurativamente il paramento lasciato a vista.
Nel caso di utilizzo di pietrame proveniente da rocce fortemente stratificate (come nel caso di alcuni calcari, gneiss, ardesie ecc.) caratterizzato da “lastre” piane di sottile spessore il muro assume, normalmente, un aspetto più marcatamente a fasce. Il disegno del paramento si presenta, in questi casi, variegato e segnato attraverso una geometria fortemente orizzontalista quasi che l’opera artificiale di costruzione sia posta ad imitare gli strati naturali dei banchi rocciosi d’origine.
Un allineamento e una sottolineatura dei giunti orizzontali in forma di incisione, ottenuta mediante un arretramento della malta rispetto al filo esterno del paramento di pietra, può amplificare ulteriormente l’effetto di stratificazione. E’ l’espediente che Frank Lloyd Wright impiega più volte in combinazione con il calcare del Wisconsin messo in opera in sottili e insistiti strati rettilinei; tale procedimento alla muratura stratigrafica affascinò a tal punto il maestro americano da spingerlo addirittura a forzare la natura di materiali lapidei scarsamente suddivisibili in strati. E’ il caso famoso della Casa sulla cascata dove utilizzò l’arenaria (pietra con una limitata propensione alla stratificazione) posandola in opera in modo tale da risultare simile al calcare del Wisconsin sud occidentale.
Risulta importante che le pietre – se di natura stratigrafica – vengano messe in opera assecondando il loro “letto” naturale (ovvero conservando una giacitura parallela al loro piano di stratificazione); il non rispetto di questa condizione può portare alla “sfoliazione” o addirittura alla rottura del materiale litico.
Gli elementi di pietra impiegati in queste tipologie di muri sono disposti – per tutto lo spessore della struttura di elevazione – secondo strati orizzontali adottando la classica orditura “a punta e a lista” in modo che si crei sempre un legamento, di tanto in tanto, tra i corsi che si susseguono. Le pietre di legamento che attraversano l’intero spessore del muro si posizionano a distanze predefinite lungo lo sviluppo longitudinale della parete muraria (in genere a 1,50 m l’una dall’altra); la ripetizione di queste spianature con pietre di punta devono essere rispettate, chiaramente, anche nella crescita verticale della muratura (in genere ogni 3-4 ricorsi).
Anche per le murature con elementi sbozzati o stratificati (al pari di quelle in pietre informi o in ciottoli) nei vani delle aperture, negli angoli, negli incroci, vanno collocati gli elementi lapidei più grossi che dovranno essere selezionati e lavorati con massima cura in forma squadrata su tutte le facce e posti in opera sfalsati in modo da ottenere il miglior collegamento delle sezioni murarie che s’intersecano in tali punti singolari della costruzione. Nel caso specifico dei materiali litoidi stratificati la disponibilità, all’interno del copioso e variegato materiale di cava, di pietre grandi ed oblunghe consente, in genere, di realizzare senza problemi efficaci ammorsature d’angolo unitamente ai necessari legamenti trasversali effettuati nello spessore del muro; al loro posto possono sempre essere previste anche catene angolari in mattoni di laterizio.

Muri misti o “listati”
Le origini dell’opera muraria mista vanno collocate all’interno dell’evoluzione che si produce nella tecnica costruttiva romana a partire dalla prima età imperiale quando l’enorme impulso dato alla produzione dell’argilla cotta ne promuove un largo uso in edilizia non solo all’interno dell’opus testaceum ma anche in soluzioni miste (pietra e laterizi) dove la compresenza dei due materiali ne valorizza le rispettive caratteristiche e qualità. Tali murature prevedono dispositivi con fasce orizzontali di laterizi poste ad individuare “cinture” di ripianamento all’interno di ossature murarie litiche in opera incerta, reticolata, “vittata”, o anche di ciottoli.
L’esigenza di procedere nella costruzione per piani orizzontali, capaci di assicurare una buona ripartizione dei carichi, trova nei regolari, flessibili ed economici prodotti in argilla cotta validi elementi di integrazione soprattutto in relazione all’uso di materiale lapideo informe.


Muro listato in pietra e laterizio (ph. A.Acocella)

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Comunemente gli elementi laterizi sono messi in opera attraverso fasce longitudinali continue, insistenti su tutta la profondità della muratura, sotto forma di veri e propri ricorsi orizzontali, interposti ad intervalli regolari nella struttura di elevazione della muratura stessa. L’obiettivo, chiaramente, è di conferire maggiore stabilità e resistenza alla muratura grezza. Tale dispositivo costruttivo è particolarmente efficace quando si vuol dare vita ad una struttura muraria resistente e si ha la sola disponibilità di pietre irregolari non stratificabili o, addirittura, di ciottoli.
In queste tipologie murarie, il ricorrere all’uso del mattone trova spiegazione nella necessità di “riquadrare” e di regolarizzare geometricamente il piano di posa del pietrame. Le fasce orizzontali, di muratura ottenute mediante l’uso degli elementi di laterizio, vengono comunemente identificate con il nome di cinture per il loro ruolo di fasciamento, di “cerchiatura” continua, esercitato rispetto all’impaginato murario (possono essere: doppie, triple, quadruple a seconda del numero dei filari di cui risultano composte).
I ricorsi di mattoni, disposti perfettamente in orizzontale, svolgono il ruolo di collegamento e di ripartizione uniforme dei carichi; si intuisce, conseguentemente, la necessità di ricorsi multipli con elementi laterizi convenientemente concatenati fra loro; la predisposizione di un unico corso di mattoni non assicurerebbe condizioni adeguate di ripartizione dei carichi.
Sotto il profilo figurativo le cinture di mattoni, con la loro morfologia e reiterazione geometrica regolare, concorrono a suddividere le facciate in senso orizzontale individuando delle “linee” ben evidenti che smorzano l’uniformità data dalla continuità del materiale lapideo.
Normalmente, nei muri listati con pietre grezze, si cerca di far corrispondere le cinture ai solai, all’imposta degli archi, agli architravi delle finestre. La distanza d’interasse fra le varie cinture che si predispongono nello sviluppo verticale non supera i 150-160 cm e non è mai inferiore ai 70-80 cm.
È importante evidenziare come in queste murature miste il collegamento fra i due diversi tipi di materiali, dovrà essere effettuato, oltre che in senso orizzontale, anche verticalmente. A tal fine si formano dei “cantonali”, delle “riseghe”, con “ammorsature” rispetto alla restante struttura in pietrame ponendo una particolare attenzione alla formazione delle spalle dei vani, degli spigoli e degli incroci delle murature stesse. Il dispositivo di concatenamento viene eseguito in modo tale da formare un “addentellato”, proporzionato alle dimensioni delle pietre utilizzate, funzionale a rendere il più possibile interconnesso l’ordito dei mattoni con quello delle pietre.
Negli spigoli e negli incroci delle murature queste ammorsature si effettuano disponendo “blocchi” di almeno tre mattoni posati in chiave, una volta lungo l’asse longitudinale di una parete ed una volta lungo quello dell’altra.


Muro listato in pietra e laterizio (ph. A.Acocella)

L’uso contestuale di pietre e mattoni può essere scelto non solo per “migliorare” costruttivamente le murature in pietrame irregolare bensì anche per valori squisitamente architettoniche. Estremamente interessante è l’uso dell’opera listata protesa al raggiungimento di particolari esiti figurativi dove i mattoni si attestano – in diversificata cromia e ritmo dimensionale – su assise di conci regolari di pietra.
E’ il caso, ad esempio, dei comuni blocchi di tufo (così diffusi in molte aree territoriali del centro e del meridione d’Italia) il cui costo non elevato li rende particolarmente idonei ad essere utilizzati secondo una logica di integrazione che affida al materiale “artificiale” – ovvero il mattone – un significato “arricchente”, unicamente decorativo. La pietra fa da sfondo, dando vita ad un’opera muraria “ fasciata”, a bande orizzontali, segnata dai laterizi che corrono – a ricorsi singoli o multipli (allineati, rientrati, sporgenti) – rispetto ai blocchi litoidi.
A differenza dell’integrazione fra mattoni laterizi e pietre informi, in questa seconda ipotesi il numero e l’alternanza dei ricorsi in elementi laterizi, la loro predisposizione nelle costolature, lungo le linee verticali di intersezione risultano più liberi in quanto il dispositivo murario in pietra ad elementi squadrati già di per sé ha prerogative costruttive di piena autonomia statica e di portanza.

Alfonso Acocella

Note
* Il saggio è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.

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