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24 Aprile 2007

Paesaggi di Pietra

La Via della Pietra

“I bordi del tuo profilo diventano le pendici di una collina, le vette di un monte, declivi e precipizi abissali; le tue cavità sono grotte, e dalle loro fenditure della roccia rosata scorre silente l’acqua. Nella Parte si nasconde il tutto. E il tutto è la parte. Tu pietra tracci i diagrammi di un paesaggio. Sei tu il paesaggio stesso.”
Dimitris Pikionis1

INTRODUZIONE

Il progetto “La Via della Pietra”.

La “Via della Pietra” è un progetto volto alla promozione, attraverso la pietra naturale, della regione delle Tre Valli, Cantone Ticino, Svizzera2. La pietra rappresenta da sempre la principale risorsa regionale oltre ad essere il materiale che ne costituisce fisicamente il territorio. Non va inoltre dimenticato che l'”industria del granito”, una delle più antiche del Cantone Ticino, è sicuramente una delle ultime attività presenti sul territorio dedita allo sfruttamento delle materie prime locali.
L’idea di valorizzare la regione delle Tre Valli attraverso la pietra naturale è nata nell’aprile 2005 in seno alla Comunità della Riviera, associazione che si prefigge come scopo lo sviluppo del Distretto della Riviera, ma ha da subito assunto un’importanza regionale. Il presente studio è un sunto del progetto di MA in architettura da me svolto al Politecnico Federale di Losanna durante l’anno accademico 2005-2006 e del successivo sviluppo dello stesso realizzato in collaborazione con la Comunità della Riviera3. Il progetto è in questo momento in consultazione a livello politico.
Il progetto “Via della Pietra” si basa su tre punti: il percorso territoriale, la realizzazione di un edificio in pietra naturale con funzione di ostello, dei quali si tratterà qui di seguito, ed il Simposio Internazionale previsto per il mese di settembre 2007 a Biasca, Cantone Ticino, Svizzera.

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La regione delle Tre Valli, Cantone Ticino, Svizzera (Stefano Zerbi)

Per una nuova visione del territorio.

“La [regione, N.d.A.] Tre Valli possiede antica unità storica, ha una capitale naturale in Biasca, è zona di transito (Gottardo e Lucomagno). La sua estensione territoriale è notevole (almeno per le dimensioni svizzere), i suoi confini evidenti, i problemi della regione sono quelli di tutte le comunità che la compongono. Potrebbe soddisfare il concetto di nazione, nel senso primitivo del termine.”4

Questa citazione, tratta da uno dei più interessanti studi realizzati sul territorio del Cantone Ticino, riassume bene l’interesse che la regione Tre Valli costituisce per il medesimo. Ci sembra dunque legittimo proporre in questa specifica zona un itinerario territoriale che permetta agli abitanti e ai turisti di scoprire, o riscoprire, la ricchezza di queste vallate. Ciò avverrà attraverso un solo elemento: la pietra naturale.
L’interesse di questo itinerario è di porsi come alternativa alla visione romantica, ancora oggi valevole, del territorio osservato in quanto paesaggio, dunque nella sua sola dimensione estetica. Questa contemplazione è sicuramente una delle finalità di un tale percorso, ma non vanno dimenticati lo sguardo del ricercatore, quello del costruttore, del botanico, del geologo, ecc. Un “territorio come palinsesto” sul quale si depositano, non solo gli strati sedimentari o storici, ma sul quale si dirigono gli sguardi incrociati degli uomini. La visione estetica è figlia soprattutto del XVIII e del XIX secolo, degli artisti-filosofi e del “turista- il borghese urbano”5. L’attrazione per il pittoresco e per il sublime resero famoso il paesaggio della Svizzera, ma il fenomeno del turismo toccò solo marginalmente il territorio delle Tre Valli.
Nel XV e XVI secolo si aveva invece una visione diversa nei confronti del territorio (si utilizzerà volontariamente questo sostantivo perchè l’idea di paesaggio non esisteva ancora), lo si percepiva come una risorsa o meglio come un accumulo di risorse naturali a disposizione dell’uomo. Gli scienziati e gli artisti si impegnarono in una ricerca comune e l’interesse per i giacimenti di minerali, per gli opifici e le botteghe, per la ricchezza della flora medicinale, ecc. produsse delle meravigliose note di viaggio, dei trattati e delle opere d’arte6. Tra queste ultime da ricordare, a titolo d’esempio, La vergine delle cave di Andrea Mantegna, agli Uffizi, del 1489, oppure gli schizzi sulla stratigrafia delle rocce di Leonardo da Vinci della collezione Windsor, in particolare Le sommità alpine e Le stratificazioni rocciose. Questo movimento culturale si produsse soprattutto in Italia, ma il Cantone Ticino all’epoca ne era parte. Questa visione della terra come dispensatrice di ricchezze per la vita dell’uomo è ancora più antica, ed è in particolare quella che ci è stata trasmessa da Plinio il Vecchio attraverso la sua Historia Naturae.
Le opere summenzionate sono in chiaro contrasto con la produzione romantica dove il paesaggio e la montagna diventano luoghi di riflessione, di meditazione su se stessi e sul rapporto tra l’Io e l’immensità della Natura. Questa tendenza sarà acuita dal crescere del turismo alpino durante il XIX secolo che si rivolgerà alle regioni alpine al fine di trovare le ultime tracce dell’Arcadia, le “fonti del benessere” (le stazioni termali risalgono a questa epoca) e dei luoghi di svago da opporre all’oppressione della città emergente.
Oggi abbiamo la possibilità di riunire in unica visione tutte le esperienze fatte nel passato: la “Via della Pietra” partendo dalla risorsa mineraria permette di riallacciare ad un discorso comune tutte le componenti presenti sul territorio delle Tre Valli: le cave, i laboratori per la lavorazione della pietra, l’architettura, la flora caratteristica, le ricchezze naturalistiche, ecc. Permette inoltre di essere in contatto diretto con le componenti del territorio e perciò si differenzia nettamente dalla dimensione classica del museo. Questo tipo di progetto ci permette di rispondere in modo efficace ai pericoli che minacciano oggi il nostro rapporto alla natura e al paesaggio: “la museificazione, la manipolazione e la virtualizzazione”7.

LE TRE VALLI: VALLI DI PIETRA.

Genesi del territorio ticinese8.

Cominceremo con la descrizione del territorio delle Tre Valli, e del Cantone Ticino, dalla sua struttura più profonda, quella geologica, perchè “lo studio dell’aspetto della terra e della genesi del rilievo, della morfologia, produce una base solida per ogni poetica del paesaggio”9.

Le origini. Dalla Pangea all’orogenesi alpina.

Le tracce lasciate sul territorio antecedenti all’orogenesi alpina sono rare. La maggior parte delle rocce formatesi prima di questo importante evento tettonico sono state da esso trasformate. Ricorderemo però degli affioramenti isolati quali i calcescisti del Lucomagno e la Breccia di Arzo, rocce sedimentarie risalenti al Giurassico.
Lo scivolamento della placca africana al disopra di quella europea, con il conseguente corrugamento della crosta terrestre, è all’origine dell’orogenesi alpina e fu generato dalla rotazione che avvicinò le due placche, africana ed europea, di circa 600 km. Questi avvenimenti risalgono al Cretaceo (da 136 a 65 milioni di anni fa).
L’orogenesi alpina si produsse in tre fasi distinte e i fenomeni di metamorfismo delle rocce ad essa legati non si produssero su tutto il territorio dell’attuale Cantone Ticino poichè La Linea Insubrica, una discontinuità tettonica che corre all’altezza di Bellinzona e Locarno in direzione est-ovest, ha tenuto al riparo le zone a sud dagli importanti spostamenti legati alla formazione delle Alpi. Questi spostamenti in Ticino furono dell’ordine dei 20-25km in verticale e 60 km in orizzontale10. La Linea Insubrica, facente parte della più estesa Linea Periadriatica, è una delle faglie più importanti dell’arco alpino e lungo essa si assiste all’affiorare di una grande varietà di rocce e minerali: tra di essi i “marmi” di Castione.
Delle tre fasi dell’orogenesi, la più importante per il Cantone Ticino fu quella neoalpina, che cominciò 30 milioni di anni fa e che non si è ancora terminata. È caratterizzata dalla spinta di compressione finale tra le placche, africana e europea, che è stimata a circa 100km. Questa spinta produsse un nuovo fenomeno di metamorfismo che interessò le rocce alpine, caratterizzato da un elevata temperatura soprattutto all’altezza delle coltri Penniniche.
Il metamorfismo delle rocce, le pieghe delle coltri e le numerose faglie che si trovano sul territorio ci mostrano, in parte, l’energia che si sprigionò durante questi fenomeni: il territorio del nord del Ticino fu come forgiato in una fucina ardente.

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Le cave di Castione testimoniano, attraverso le linee di sedimentazione verticali, la forza sprigionata dai movimenti correlati all’orogenesi alpina (Stefano Zerbi)

Com’è già stata ricordato in precedenza la variazione della temperatura e della pressione subite dalle rocce genera in esse delle importanti trasformazioni nell’aspetto, nella struttura e nella composizione mineralogica. Questo fenomeno è chiamato metamorfismo ed i suoi effetti sono molto variabili secondo il luogo e le diverse fasi dell’orogenesi alpina. Le rocce delle Tre Valli appartengono alla famiglia degli “gneiss” che si dividono in “paragneiss”, ossia sedimenti metamorfizzati, come le “beole” della Vallemaggia o della Riviera, e “ortogneiss”, d’origine granitica, come i “graniti” delle Tre Valli e della Vallemaggia.
Un altro importante concetto introdotto riguardo all’orogenesi alpina è quello di coltre. L’origine delle coltri, che costituiscono dei “pacchetti” di rocce e il cui spessore è di diverse migliaia di metri, è da imputare ai movimenti tettonici della placca africana ed europea. Questi “pacchetti” furono piegati, fratturati e sovrapposti ad altre formazioni geologiche più antiche e compongono la complessa struttura tettonica delle Alpi.
Per quanto riguarda il territorio del Sopraceneri troviamo le coltri Penniniche, che si dividono in unità secondarie. Nelle Tre Valli è presente la coltre della Leventina alla quale si sovrappongono quella del Simano, all’ovest, e quella dell’Antigorio, all’est.
“Le coltri penniniche e in particolare la Coltre della Leventina rappresentano molto probabilmente l’unità tettonica più profonda dell’arco alpino. Gli gneiss lepontini, così definiti da WENK (1953) e tipici delle numerose cave della Riviera, ci offrono dunque la possibilità di guardare nel “cuore” delle Alpi.”11

Aspetto attuale: le glaciazioni e l’erosione fluviale.

Per arrivare alla forma attuale del territorio ticinese bisogna aggiungere agli effetti dell’orogenesi alpina quelli legati all’erosione. Infatti, il tasso di crescita delle Alpi, da 0,6 a 1mm all’anno12, era già bilanciato dall’erosione in epoca Terziaria in cui avvenne lo riempimento della Pianura Padana. La crescita odierna delle Alpi non è più dovuta all’orogenesi, cessata circa 10 milioni d’anni fa, ma alla lenta “scarica” dell’energia accumulata. L’erosione invece continua e si è accentuata a partire dal Quaternario, periodo iniziato due milioni di anni fa e nel quale noi ci troviamo. Esso è caratterizzato dall’alternanza di periodi freddi e caldi. Durante quelli freddi la crescita dei ghiacciai provocò il loro movimento e l’invasione delle valli fino alla pianura, questo fenomeno è detto “glaciazione”. Le glaciazioni modellarono il territorio ticinese e causarono forti cambiamenti della flora e della fauna. Soltanto alla fine delle ultime glaciazioni, nell’Olocene, si assistette al ripopolamento delle regioni alpine e all’apparizione dell’Uomo sul territorio ticinese.

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Il fiume Ticino ha scavato nella pietra una valle che penetra nel massiccio alpino (Sebastiano Pron)

Il territorio del Cantone Ticino, soprattutto nelle valli superiori, è caratterizzato da rilievi ben marcati, frutto delle immense forze endogene legate all’orogenesi alpina e ai lenti fenomeni esogeni, tali l’erosione glaciale e fluviale. Si divide nettamente tra Sopraceneri e Sottoceneri: il primo è compreso nell’orizzonte montano e alpino, il secondo in quello collinare.
Il territorio che interessa questo studio, vale a dire quello delle Tre Valli, è caratterizzato dalla forma delle valli glaciali: pendii ripidi, terrazzi elevati e valli laterali sospese.
Il fenomeno delle glaciazioni interessò il territorio ticinese durante tutto il periodo del Pleistocene (da 1,8 milioni a 10’000 anni fa), non fu continuo, ma si divise in quattro periodi principali: le glaciazioni di Würm, le più recenti, e quelle di Riss, Mindel e Günz. Il ghiacciaio principale fu quello detto “del Ticino” che ricopriva quasi interamente il territorio ticinese.
La forma tipica della valle glaciale è quella a “U”, ma in Ticino le testimonianze pure di questo tipo sono rare. La maggior parte delle valli attuali è stata rimodellata dall’azione erosiva dei fiumi e riempita dai detriti, come per la Valle del Ticino.

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Le valli laterali sono caratterizzate da “scalini” glaciali che formano maestose cascate come nel caso di quella di Santa Petronilla presso Biasca (Stefano Zerbi)

L’erosione fluviale è anch’essa molto antica, antecedente al sollevamento alpino. L’attuale erosione cominciò in epoca Terziaria e continua ancor oggi. Ad ogni periodo erosivo corrisponde, nel caso del fiume Ticino, un sistema di terrazzi.
A sud di Biasca, lungo i versanti della Valle del Ticino, è ancora possibile osservare i livelli dei quattro principali sistemi di terrazzi erosivi. A ciascun sistema corrispondono altrettanti sistemi di valli e di istallazioni umane.
Il sistema più antico, detto di “Pettanetto”, risale alla fine del Miocene-inzio del Pliocene, e si situa ad un’altitudine compresa tra 1’600 e 1’000 m s/m, in corrispondenza degli alpeggi più elevati.
Scendendo si incontra, tra 1’300 e 700 m s/m, il sistema “Bedretto”, la cui formazione risale al periodo compreso fra il Pliocene e il Quaternario. Si trovano a quest’altitudine, sul lato sinistro della valle, le stazioni stagionali.
Il sistema successivo, detto di “Sobrio”, risale al Pleistocene e si situa tra 900 e 300 m s/m. A questa quota si trovano, lungo i due versanti della valle, le antiche istallazioni sparpagliate, tra le quali gli alpeggi più bassi, di occupazione permanente. Gli antichi nuclei di Cresciamo Sul Sasso e Paglio a Lodrino si situano a questa quota.
L’ultimo livello di erosione corrisponde all’attuale fondovalle, esso risale alle ultime glaciazioni del Quaternario e alla successiva erosione fluviale. La sua quota varia tra i 300 e i 200 m s/m.

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Sui versanti della valle del Ticino sono ben visibili i differenti livelli dovuti alle diverse fasi erosive (Stefano Zerbi)

Il territorio è dunque relativamente giovane e ancora soggetto a fenomeni di assestamento. Sui versanti delle Tre Valli sono ben visibili le tracce lasciate dalle numerose frane che interessano queste zone. Esse sono dovute all’erosione e al continuo aumento della pendenza dei versanti dovuto alla crescita alpina. La trasformazione del suo aspetto è ancora attuale ed è stata anzi accentuata negli ultimi 5’000 anni dalle azioni del genere umano.

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La frana del cosiddetto “Valegion” presso Preonzo ,che si sta producendo, ci informa dell’instabilità dei versanti delle vallate alpine e dei movimenti tettonici residui (Stefano Zerbi)

di Stefano Zerbi

Note

1 Pikionis, Dimitris, “Topografia estetica” in, Ferlenga, Alberto, Dimitris Pikionis 1887-1968, Milano, Electa, 1999, p.330.
2 Le Tre Valli costituiscono una regione politica del Cantone Ticino che comprende i Distretti di Blenio, Leventina e Riviera ed i comuni di Preonzo, Moleno e Gnosca del Distretto di Bellinzona.
3 Il progetto di MA in architettura è stato realizzato al Politecnico Federale di Losanna sotto la direzione dei professori Luca Ortelli, Arduino Cantàfora, Aurèle Parriaux e Gilles Perraudin. Per il progetto “Via della Pietra” è stato istituito un gruppo di lavoro presieduto dall’Ingegner Massimo Ferrari e comprendente gli specialisti del settore estrattivo, le autorità politiche ed il sottoscritto.
4Rossi, Aldo, Consolascio, Eraldo, Bosshard, Max, La costruzione del territorio nel Cantone Ticino, s.l., Fondazione Ticino Nostro, 1979, p.98.
5Jakob, Michael, L’èmergence du paysage, (“Collection Archigraphy Paysages”), Gollion, Infolio èditions, 2004.
6Vedi a questo proposito, Camporesi, Piero, Le belle contrade. Nascita del paesaggio italiano, s.l., Garzanti editore, 1992. Soprattutto il capitolo “dal paese al paesaggio”, pp.9-39.
7Jakob, Michael, op. cit., p.40.
8Per un approfondimento si veda: Cotti, Guido, Felber, Markus, Fossati, Alessandro, Lucchini, Gianfelice, Steiger, Elio, Zanon, Pier Luigi, Introduzione al paesaggio naturale del Cantone Ticino. 1. Le componenti naturali, Bellinzona, Dipartimento dell’Ambiente, 1990.
9Focillon, Henry, Vie des formes, Paris, Presses Univeritaires de France, 2000, p.51 (testo originale in francese, traduzione dell’autore).
10Cotti, Guido, Felber, Markus, Fossati, Alessandro, Lucchini, Gianfelice, Steiger, Elio, Zanon, Pier Luigi, Introduzione al paesaggio naturale del Cantone Ticino. 1. Le componenti naturali, Bellinzona, Dipartimento dell’Ambiente, 1990, p.78.
11Ibid., p.76.
La stessa considerazione si trova anche in: Labhart, Toni P., Decrouez, Danielle, Gèologie de la Suisse, (“Les compagnons du naturaliste”), Lausanne-Paris, Delachaux et Niestlè, 1997, pp.88-89.
12Cotti, Guido, Felber, Markus, Fossati, Alessandro, Lucchini, Gianfelice, Steiger, Elio, Zanon, Pier Luigi, , p.80.

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