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15 Gennaio 2015

Opere di Architettura

Alejandro de la Sota, Gobierno Civil Tarragona, Spagna, 1957-1964

Tettoniche murarie
Il palazzo che ospita la sede del Gobierno Civil rivela subito il suo duplice ruolo di monumento civile e di polo urbano, posto alla fine della lunga prospettiva della Rambla Nova. L’edificio occupa un lotto di forma trapezoidale definito da due delle arterie principali, Avenida de Andorra e il prolungamento della Rambla Nova, che si irradiano dalla Plaza Imperial Tarraco.
Da questa forma trae origine l’impianto del piano terra e del primo, che costituiscono il basamento per il soprastante volume delle residenze. I piani riservati alla parte istituzionale assecondano infatti l’inclinazione delle due strade e si allargano consentendo di inserire l’ampio atrio di ingresso, la sala consiliare, gli uffici governativi e il corpo scale. Separate al secondo piano dal profondo taglio della loggia e dal salone dei ricevimenti, si trovano i tre piani delle residenze e l’attico, sempre destinato a residenza.
Nella concezione dell’edificio Alejandro de la Sota mostra la sua personale visione del Moderno.
Tenendo presente l’insegnamento dei maestri, soprattutto Mies Van der Rohe, e riprendendo la lezione del razionalismo di Terragni, riesce ad infondere un luminoso calore umano, tipicamente mediterraneo, all’architettura e a risolvere i margini irrisolti del Moderno.


Schizzi esplicativi del processo concettuale seguito nel progetto

L’elemento che caratterizza l’edificio è l’impiego della griglia geometrica come strumento sia per ordinare gli ambienti sia per modularne lo spazio interno e comporre i prospetti. Questo sistema è perfettamente leggibile nella concezione tettonica: diversamente da quanto stabilito dal razionalismo ortodosso, che voleva la separazione tra struttura e le pareti interne ed esterne, il telaio in cemento armato entra a far parte del corpo murario, come già aveva fatto Terragni nella Casa del Fascio di Como. Apparentemente tale scelta può sembrare il sintomo di un razionalismo imperfetto, mentre in realtà la sovrapposizione dei due sistemi costruttivi rivela un approccio critico e originale ai dogmi del Moderno, e consente a de la Sota di accentuare la stereometria della massa e, chiudendone la figura, la monumentalità dell’edificio. Il telaio e la tecnologia ad esso sottesa, come nell’architettura razionalista italiana, si legano ad una tettonica muraria che racchiude una diversa concezione spaziale dell’architettura: al posto dello spazio fluido del plan libre, una successione di spazi ben identificati e gerarchicamente concatenati.
Nell’edificio del Gobierno Civil il telaio, oltre garantire la stabilità dell’edificio, serve a comporne le facciate, disegnando la sua massa volumetrica scavata dove occorre per definire le funzioni interne. Il profondo taglio che separa gli uffici dalle residenze viene sottolineato e figurativamente concluso proprio dalla struttura che qui prende la forma di esili pilastri cruciformi che salendo dal piano terra attraversano il volume inferiore.


Foto di cantiere: costruzione e fase iniziale del rivestimento in pietra

Allo stesso modo i pilastri del telaio servono ad organizzare spazialmente la grande hall di ingresso per poi celarsi nelle pareti interne. Tutto l’edificio è qui giocato sulla sottile e ben calibrata ambiguità tra la percezione del telaio come sistema costruttivo moderno e la tradizionale configurazione muraria che contribuisce a determinare: la griglia geometrica della struttura appare infatti solamente dove serve a mantenere chiusa la figura, mentre dove non serve viene accuratamente celata nell’apparecchiatura muraria.
Il telaio diventa quindi in un colto strumento che consente a de la Sota di articolare linguisticamente l’architettura.
Il bando del concorso indetto nel 1956 richiedeva la realizzazione di un edificio pubblico che “rispondesse alle necessità moderne e allo stesso tempo si armonizzasse con le millenarie pietre della Tarragona Romana”.
Alejandro de la Sota andò oltre a questo, progettando e costruendo un vero e proprio monumento civico, tema che era stato pressoché dimenticato, se non negato esplicitamente, dal Movimento Moderno.
Egli evita di cadere nella trappola dell’accademismo, nella ripetizione cioè degli schemi e del linguaggio storicisti, che fino a quel momento il regime franchista aveva imposto per i progetti ufficiali, e allo stesso tempo evita i rigidi e dogmatici schemi compositivi dell’International Style che imponevano la profusione di materiali moderni. De la Sota invece parte dallo studio del palazzo tradizionale, composto da basamento, facciata e coronamento impostati secondo principi rigidamente simmetrici. Questi elementi e principi vengono sottoposti ad un’opera di astrazione figurativa che li inverte trasformandoli: il basamento si svuota e scompare il coronamento, mentre la simmetria è rotta ma ricomposta nell’equilibrio delle logge in facciata.


Facciata principale e laterale sinistra

L’articolazione dell’edificio è raggiunta attraverso un processo di addizione e sottrazione della materia mentre la ricchezza della decorazione è ottenuta sia con il ritmo di una composizione bilanciata dei pieni e dei vuoti, sia attraverso l’impiego del materiale litico.
Proprio la scelta del rivestimento lapideo, in quegli anni di anonime curtain walls, fa risaltare l’edificio, quasi che de la Sota volesse riallacciare un discorso con la storia senza dimenticare il presente. Nella relazione di progetto de la Sota scrive che “il rispetto per l’antico si deve tradurre nella sua conservazione quando la sua qualità lo consente; ma non si deve intendere come un obbligo nel ripeterlo”. In questa allusione alle “millenarie pietre romane di Tarragona” è fondamentale la scelta di rivestire interamente l’edificio con la Piedra de Borriol.
Questa, cavata nella regione di Castellón fin dall’epoca romana, è uno dei materiali da costruzione più utilizzati e conosciuti nella realizzazione tanto dei monumenti quanto degli altri edifici cittadini dell’intera regione di Valencia.
Il rivestimento è composto da lastre di un’unica dimensione 40×60 cm e spessore 2 cm. e da lastre di Piedra de San Vicenç, sempre delle stesse dimensioni, che, disposte su di una fila svolgono il ruolo di marcapiano. Tutte le lastre sono ancorate al muro retrostante attraverso quattro zanche in acciaio e presentano un’imbottitura di malta di calce che serve a garantire l’aderenza delle lastre al muro retrostante.


Veduta dell’atrio d’ingresso

In questo modo il rivestimento viene trattato come una omogenea placcatura che da un lato rinforza la tettonica muraria dell’edificio e quindi il carattere scultoreo della massa, dall’altro enfatizza l’astratta monumentalità del volume segnato da quella stessa griglia geometrica che modula l’intero progetto.
La Piedra de Borriol è una grainstone che si presenta in due varietà principali, la Borriol Ocra e la Borriol Rossa, la prima caratterizzata da un’alta capillarità che le conferisce una minor resistenza agli agenti atmosferici, soprattutto se in elementi di grandi dimensioni, a differenza della seconda che è più resistente all’azione disgregatrice degli agenti atmosferici. La differenza tra le due varietà è dovuta alla differente percentuale dei principali elementi costitutivi, la calcite e la dolomite, che rende più porosa la variante Ocra e più compatta quella Rossa. La Piedra de San Vicenç è invece un calcare locale di colore grigio chiaro abbastanza uniforme, impiegabile sia per gli interni che per gli esterni.
La scelta di impiegare ancoraggi nascosti con imbottitura di malta, caratteristica di quando si vuole mantenere il carattere astratto e figurativo dell’architettura, ha comportato il degrado degli elementi metallici di ancoraggio. Questo ha creato il degrado fisico delle lastre di spessore e stremamente sottile e problemi per la loro stabilità, tali che durante il restauro, eseguito nel 1987 dallo stesso de la Sota insieme all’Arch. Josep Llinás Carmona, si è reso necessario il rinnovo di una parte cospicua del rivestimento lapideo: le lastre sono state rimosse, pulite e, dopo aver sostituito quelle danneggiate, rimontate con l’inserimento di nuovi ancoraggi in acciaio inossidabile.

di Angelo Bertolazzi


Pianta piano terra, primo, secondo, quinto e sesto
Prospetti principale, posteriore, laterale destro, laterale sinistro
Facciata principale e laterale sinistra
Clicca per allargare

SCHEDA TECNICA
Titolo dell’opera: Gobierno Civil
Indirizzo: Plaça Imperial Tarraco, Tarragona, Spagna
Data di progettazione: 1954-1957
Data di realizzazione: 1956-1961
Data di restauro: 1987
Committente: Ministerio de la Gobernación
Proprietà: Ministerio de la Gobernación
Progettazione: Alejandro de la Sota
Progettazione Restauro: Alejandro de la Sota, Josep Llinás Carmona
Impresa di Restauro: Fomento de Obras Constructiones
Materiale lapideo utilizzato: Piedra de Borriol, Piedra de Saint Vicenç

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*La presente opera architettonica è tratta dal volume Litico Etico Estetico (a cura di Vincenzo Pavan), Faenza, Faenza Industrie Grafiche, 2009, pp. 157 editato in occasione di Marmomacc 2009.
Si ringrazia Verona Fiere e Marmomacc per l’autorizzazione alla rieditazione in rete.

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