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Incontro con ESPO

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Piano di cava

E.S.PO, ente sviluppo porfido, promuove il convegno “I progetti nelle città della costa, dal waterfront al piano spiaggia” all’interno di Euro P.A. Salone delle Autonomie Locali. Questo consorzio si pone in un’ottica propositiva di supporto all’uso di questo materiale talvolta considerato “fuori moda” o “monotono”, ma forse solamente non compreso fino in fondo, e non utilizzato sempre nella maniera più corretta.
Architettura di pietra ha incontrato il suo staff per espandere il mondo delle Pietre d’Italia anche al Trentino.

Veronica Cupioli: Da quali esigenze è nato il consorzio E.S.PO?
Stefano Tomasi (direttore): E.S.PO è nato negli anni ’70 come Ufficio del Porfido, un luogo di ritrovo di coloro che lavoravano nel settore dell’estrazione e della lavorazione di questo materiale, in cui cercavano di discutere e di trovare soluzioni a problemi pratici e di qualsiasi natura.
Da semplice luogo d’incontro si è trasformato, nel corso degli anni, in un vero e proprio ente, fornendo un numero maggiore di servizi ai propri consorziati.
Nel 1995 nasce il marchio Porfido Trentino Controllato, che viene dato dall’ente alle aziende che seguono un certo percorso produttivo e sulle quali vengono fatti determinati controlli qualitativi. Le norme comunitarie, approvate nel 2003, indicano un controllo qualitativo con standards inferiori rispetto a quelli richiesti dal nostro marchio.
Per ottenere la certificazione vengono effettuati 5 controlli all’anno, durante i quali vengono controllati tutti i prodotti, su questa base vengono redatti dei report di conformità o non conformità dei vari prodotti. Questo serve anche, e soprattutto, a tutelare l’acquirente, che sa di acquistare un prodotto controllato e garantito. Il marchio è una carta d’identità del prodotto, della sua localizzazione geografica e della sua qualità.

V.C.: Cosa garantite con il vostro marchio?
S.T.: Il nostro è un marchio di qualità sul prodotto, e a partire da questo, siamo arrivati piano piano ad un regolamento disciplinare per quel che riguarda la posa che rappresenta un elemento determinante. Non a caso organizziamo dei corsi di formazione e in seguito di affiancamento nella posa, in modo da controllare anche questa fase.
Ora stiamo provvedendo alla firma di un disciplinare, che abbiamo già sperimentato in quattro circostanze; la firma avviene con le amministrazioni comunali, per seguire tutte le fasi di lavorazione: dalla fase progettuale, al capitolato dettagliato e alla direzione lavori, grazie alla redazione di relazioni tecniche di controllo dei lavori, utili poi in fase di collaudo.

V.C.: Oggi siamo all’Euro P.A. Salone delle Autonomie Locali, e la vostra è una presenza importante, vista anche la promozione di questo convegno. In quali altri modi promuovete il vostro prodotto?
Patrizia Sandri (ufficio stampa e comunicazione): Ogni anno vengono organizzati 8-10 convegni come questo, con tematiche particolari per far conoscere il materiale e l’uso che se ne può fare: oggi la riqualificazione della costa, in altre occasioni la chiesa e il sagrato, ecc…soprattutto nell’ambito della riqualificazione e dell’arredo urbano. Organizziamo anche visite di tecnici e professionisti che ospitiamo in Trentino per far conoscere il porfido e i metodi di posa. Dal 96 ad oggi abbiamo avuto 14.000 iscritti.
Siamo su riviste di Architettura, sia con pagine pubblicitarie che con realizzazioni, siamo presenti in molte fiere del settore, su internet, e con pubblicazioni e materiale informativo divulgato attraverso mailing mirata ai progettisti.
Promuoviamo poi l’uso del materiale con Concorsi di Architettura: oggi, infatti, abbiamo ufficialmente promosso il concorso di quest’anno: Architettura orizzontale. Per la prima volta il concorso è aperto anche alle tesi di laurea. Questo è per noi il quarto concorso, e il secondo in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Ferrara. L’idea di Architettura orizzontale è nata in collaborazione con l’Arch. Marcello Balzani, con lo scopo di riportare l’attenzione sulla superficie di finitura orizzontale che talvolta viene lasciata come momento conclusivo del processo progettuale, sottomessa a limitazioni economiche e di tempo. Promuovere iniziative come questa, spinge i progettisti a riflettere sull’uso consapevole di un materiale nel modo più corretto.

V.C.: Grazie a questi concorsi riuscite quindi a promuovere anche la ricerca sul materiale?
P.S.: La promozione della ricerca di un uso alternativo avviene, ad esempio, grazie a campagne di ricerca in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria di Trento: dalla lavorazione, alla movimentazione dei carichi, alle innovazioni strutturali o dei materiali, alla salvaguardia delle risorse energetiche e delle cave stesse, fino allo studio di nuovi macchinari per migliorare le condizioni di lavoro in cava.
Una grande attenzione è rivolta anche all’impatto ambientale. La legge provinciale che di fatto permette lo sfruttamento delle cave, vincola l’estrattore già dalla presentazione dell’autorizzazione all’estrazione a presentare un progetto di ripristino dell’area all’esaurimento della cava e una fideiussione bancaria al comune affinchè questo venga attuato; la proprietà è del comune, e viene quindi pagato un affitto, che consente un benessere maggiormente distribuito sul territorio.
Gli interessi economici dei singoli sono comunque subordinati alla tutela dell’ambiente, sul nostro esempio si sono mossi altri comuni in Italia e in Europa.

V.C.: Come vi occupate della formazione?
Andrea Angheben (ufficio tecnico): La formazione inizia con corsi per posatori, della durata 5 settimane, dove vengono approfondite sia conoscenze teoriche che pratiche sul materiale. Ma contemporaneamente viene dato anche un sostegno nella gestione del lavoro, nella conoscenza e nell’organizzazione del cantiere.
Organizziamo poi corsi di aggiornamento sulle nuove tecnologie di posa, o su particolari tipi di pose, di specializzazione, per grandi ditte di posa, corsi di manutenzione e ripristino per operai pubblici che necessitano di conoscere le tecniche di ripresa di eventuali cubetti saltati, e per essere pronti ad intervenire tempestivamente.
Per i progettisti, invece, organizziamo una immersione nel mondo del porfido della durata di 2 giorni che comprende la visita alle cave e un approfondimento teorico durante la prima giornata, un approfondimento tecnico e pratico il secondo giorno. Ai nostri associati poi, offriamo corsi di interessi interni come, ad esempio, sul mantenimento della qualità e sul piano commerciale.

V.C.: Quali sono le caratteristiche che distinguono il vostro materiale dalle altre pietre?
A.A.: La principale caratteristica tecnica del materiale è la stratificazione naturale: il piano di cava si presenta con queste particolari stratificazioni con spessore variabile da 1 a 30 cm. La prima fase di lavorazione è quella di aprire questi strati con una vera e propria sfaldatura per ottenere il piano di naturale di cava, che diventa piano di calpestio e che rimane inalterato nel tempo. Rimane scabroso, naturalmente antiscivolo, anche secondo la normativa europea; il coefficiente di usura rimane il più alto rispetto ai parametri utilizzati.
Il porfido grazie alla sua durezza non teme l’usura, non è gelivo e si presta a qualsiasi destinazione d’uso. E’ durevole perchè resiste molto bene all’inquinamento, agli sbalzi di temperatura e all’irraggiamento mantenendo la stessa colorazione dalla cava alla posatura. Come è in natura, così si presenta nel tempo. Bisogna saperlo posare, per mettere in risalto le sue qualità, ed inoltre la variabilità cromatica può essere sfruttata per diverse composizioni. Ci sono 4-5 tonalità che vanno dal rosso ruggine al violaceo al grigio, adattabili alle diverse situazioni. La superficie può essere trattata in diversi modi, dalla levigatura alla fiammatura; se, ad esempio si vuole realizzare un pavimento per interni, il porfido mantiene comunque le sue caratteristiche prestazionali di durezza e durabilità.

V.C.: Il vostro approccio alla formazione coinvolge anche la rete, internet?
S. T.: Si, offriamo un servizio on-line molto comodo. Inserendo un disegno realizzato con qualsiasi programma cad, e salvato in formato .dxf. I poligoni chiusi vengono riconosciuti da porficad e vengono restituiti con il disegno della pavimentazione selezionata. L’evoluzione che studiando metterà in relazione il disegno con il capitolato, che comunque è già disponibile on-line.

V.C.: Quali sono i vostri programmi per il futuro?
S.T.: Dal 2002, abbiamo creato il Distretto del Porfido, per arrivare a qualcosa di più coordinato. La localizzazione geografica che pone tutti i produttori, posatori e lavoratori del settore, in una zona molto ristretta, implica che le diverse aziende si conoscano e crescano insieme. Il distretto si pone come obiettivo la fornitura di un prodotto finito di pavimentazione. La novità è puntare sulla qualità del prodotto e tentare di fare filiera con un prodotto naturale.

Intervista a cura di Veronica Cupioli

Visita il sito E.S.P.O.

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