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11 Ottobre 2008

Opere Murarie

Il teatro Ellenistico di Morgantina (EN)

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Il teatro dopo il recente restauro

Le campagne di scavo e i rapporti archeologici della Missione Americana
Dopo il rinvenimento di un primo muro di sostegno a sud-ovest nel 1956, ulteriormente esplorato nel 1957, e di un secondo muro simile più a nord nel 1959, nel 1960 fu scavata in profondità l’area tra i due muri e vennero in luce diversi elementi significativi, riconosciuti come gli analemmata di un teatro e i resti di un edificio scenico.
Il primo rapporto sugli scavi del teatro, che furono condotti nelle campagne del 1960 e del 1961, è stato curato da Prof. Erik Sjöqvist della Princeton University. Nel rendiconto dello Sjöqvist, trovano posto questioni di fondamentale importanza quali la cronologia del monumento e la sua dedica antica. L’archeologo ha sostenuto che il teatro fu costruito nei primi anni del tiranno siracusano Agatocle (c. 310 a.C.); più recentemente questa data è stata abbassata alla metà del III sec. a.C. nell’epoca di Ierone Il, sulla base di reperti numismatici. Per quanto riguarda la dedica, nell’alzata del decimo sedile del terzo settore della cavea è ben conservata l’iscrizione greca “ARCHELAS FIGLIO DI EUKLEIDAS [DEDICA QUESTO] A DIONYSOS”, cioè la dedica al dio Dioniso. Non sappiamo altro del ricco cittadino Archela figlio di Eukleida, che costruì a sue spese la cavea, o forse l’intero edificio.

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Planimetria del sito di Morgantina

Successivamente l’archeologo americano Richard Stillwell ha fornito una più analitica lettura del monumento, e poco più tardi, nel rapporto preliminare sulla campagna di scavo del 1966, lo stesso Stillwell ha descritto il primo intervento di restauro.

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Il Rilievo del teatro nel 1957

Descrizione del teatro
La cavea del teatro di Morgantina com’è oggi conservata fu costruita verso la metà del III sec. a. C., sul sito di un più antico e modesto edificio teatrale. Il teatro fa parte di un grande progetto unitario per l’abbellimento dell’agorà. Il koilon o cavea, costruito in opera quadrata con blocchi di calcare locale, ha un diametro massimo di m. 57,70 ed è suddiviso orizzontalmente in due sezioni: l’ima cavea, composta da sedici ordini di sedili, e la summa cavea, in terra battuta, che non presentava posti a sedere (se non le quattro file rettilinee dietro settore n. 4). L’ima cavea, è suddivisa in sei kerkides o settori da sette klimakes o scale, di cui due costruite a ridosso degli analemmata.
Il koilon poggia, per un quarto, su uno spiazzo in leggera pendenza del dorsale roccioso, sul quale venne posto materiale di riporto composto da sabbia e da terra. Questo materiale era contenuto dalle spesse mura o analemmata, supportate da contrafforti interni. Gli analemmata, tutti e due costituiti da un tratto perfettamente ortogonale all’asse del teatro e da un altro inclinato, come un trapezio rovescio, sono composti da paramenti murari a doppia cortina; quello esterno presenta una tessitura pseudoisodomica, mentre quello interno è irregolare; tra i due paramenti è stato posto del materiale a sacco con pezzatura informe.

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Il Rilievo del teatro dopo il restauro del 1963

Il restauro degli anni Sessanta
Nel 1963 è stato operato il restauro dell’analemma settentrionale, rinvenuto in posizione di crollo; in quell’occasione è stato costruito un contromuro interno all’analemma frontale, con lo scopo di sostenere il reinterro, che era necessario a ripristino del primo cuneo a nord. Nel 1966 sono stati restaurati i settori I e II, mentre nell’anno successivo il III e il IV. Nel primo settore a destra i restauratori avevano iniziato a rivestire le pietre di integrazione con intonaco, così com’è oggi visibile nei primi gradoni inferiori. L’intervento non era giudicato interamente riuscito, e in seguito si preferì la faccia-vista per il pietrame di integrazione. Il koilon è stato consolidato dalla costruzione di due briglie concentriche di muratura, in corrispondenza dei gradoni V-VI e X-XI. I gradoni sono stati ricollocati, ripristinati ed integrati mediante l’utilizzo della pietra locale. Malgrado l’uniformità complessiva che presentano i cunei restaurati, è possibile distinguere i blocchi originari da quelli utilizzati per il ripristino.

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Il Rilievo del teatro dopo il recente restauro

Il nuovo restauro
Operato negli anni 2003-2006, il restauro ha coinvolto i settori V-VI e il consolidamento dell’analemma meridionale che rischiava il ribaltamento. In corso d’opera sono stati eseguiti vari saggi. Nel saggio di scavo n. 7, operato a ridosso dell’analemma, è stata messa in luce la fondazione per evidenziare sia i filari interrati e in elevazione, sia il fuori-piombo. La presenza di una risega al piede del muro faceva avanzare l’ipotesi di una euthynteria, l’estradosso di fondazione; ma dalla diversità dei fuori-piombo, dalle dimensioni lapidee, e dalla diversa natura della pietra deriva un’altra ipotesi più attendibile: che esisteva il muro CI-C3 che aveva subito un ribaltamento; in seguito, demolito parzialmente il muro di elevazione, è stato costruito il nuovo muro C4-C9 con altro pietrame, con diversa tessitura muraria, e in posizione leggermente rientrata, che a sua volta ha subito un’altra deformazione.
Per ricercare le cause di queste deformazioni sono state eseguite prove di laboratorio necessarie per valutare le proprietà meccaniche dei materiali. Due campagne di indagini geognostiche sono state eseguite ed hanno individuato due principali orizzonti: a) un materiale di riempimento posto nell’intradosso dell’analemma meridionale, materiale eterogeneo con granulometria che va dalle argille alle ghiaie; b) limi argillosi e sabbiosi che rappresentano la formazione geologica in situ ed il sedimento di fondazione dell’analemma. Analizzando le risultanze di laboratorio è stato rilevato che l’analemma meridionale, a causa delle spinte esercitate dal terrapieno, costituito da materiale con una percentuale superiore al 50% di fini ed in cui le acque di infiltrazione esercitano pressioni idrostatiche, ha subito in alcuni setti una rotazione, facendo registrare tra la testa della struttura e la base della fondazione un fuori-piombo di circa cm 40. Questo materiale non era certamente adeguato per il rinterro e pertanto se ne consigliava la totale rimozione; si sono invece sostituti materiali sciolti, sabbie o ghiaie, evitando in modo assoluto l’impiego di materie che, con l’assorbimento di acqua, gonfiano generando spinte.

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Ipotesi geometrica della pianta del teatro secondo il modello vitruviano dei tre quadrati (teatro greco) e dei quattro triangoli (teatro romano); in basso l’ipotesi che la geometria del teatro possa essere regolata dalla rotazione di due pentagoni.

Pertanto è stato operato lo smontaggio parziale del muro, la sostituzione dell’attuale rinterro, utilizzando materiale arido nell’intradosso, la posa di un tubo dreno alla base dello scavo, l’impermeabilizzazione delle pareti con geomembrana rinforzata, accoppiata a geocomposito per agevolare il drenaggio delle acque di infiltrazione, l’utilizzo di geogriglie tessute ogni cm 60-90 di rinterro arido. Un tale procedimento assicura un idoneo supporto ai gradoni dei settori V e VI. Per essi sono stati realizzati due tipi di intervento: 1) la ricollocazione dei gradoni che si trovano ancora in situ, scivolati almeno di un filare, e che sono stati posti in opera, con l’ausilio di materiale lapideo di riempimento; 2) l’integrazione dei filari mancanti con blocchi di piccola pezzatura, così come realizzato nel restauro degli anni Sessanta.
L’intervento di restauro, progettato e diretto dall’arch. Alberto Sposito, è stato promosso dalla Provincia Regionale di Enna ed è sato finanziato con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (F.E.R.S) per un importo di € 1.549.371,00.

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Il paramento murario dell’analèmma di sinistra (sopra) e di destra (sotto)

Alberto Sposito*, Vanna. Lisa Ruggirello**

* Professore Ordinario, Facoltà di Architettura – Università di Palermo
** Assegnista di Ricerca, Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia – Università di Palermo

Bibliografia:
“American Journal of Archaeology” (AJA) 61 (1957) 152-153; 62 (1958) 162; 64 (1960) 129-130; 65 (1961) 279; 66 (1962) 137-138; 71 (1967) 245-246; 74 (1970) 359-366; 86 (1982) 584-585. KOKALOS 10-11 (1964-65) 579-588; 21 (1975) 226-230.
Karina Mitens, “Teatri greci e teatri ispirati all’architettura greca in Sicilia e nell’Italia meridionale, c. 350-50 a. C.,” in Analecta Romana Instituti Danici, suppl. XIII, 1987;
Sposito A. et Al., Morgantina e Solunto: analisi e problemi conservativi, Dipartimento DPCE, Palermo 2001;
Sposito Alberto et Al., Morgantina: Architettura e Città Ellenistiche, Alloro, Palermo, 1995;
Sposito
Alberto, “Il Teatro ellenistico di Morgantina” in Dioniso n.2, Palumbo, Palermo 2003, pp. 318-349;
Ruggirello V.L., “Regole progettuali di alcuni edifici teatrali in Sicilia”, in Dioniso n.5, Palumbo, Palermo 2006, pp.284-296.

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