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20 Gennaio 2011

Design litico

Le nuove collezioni Lithos Design:
rivestimento, spazio, parete.


Un’ambientazione del modello Onda della nuova collezione Muri di Pietra.

Porsi al confronto con il tema dei rivestimenti parietali in ambito lapideo, o addirittura con quello delle pareti nella loro complessa interezza, è intento affatto banale per chi lo affronti con la consapevolezza del portato storico-tecnico sotteso ai due campi. Consci di questa premessa – ne è riprova l’eccellenza degli esiti – i progettisti di Lithos Design hanno recentemente aggiornato il ventaglio di possibilità già esperite sulla pietra nelle loro prime collezioni, ampliando ora la ricerca ed i risultati da essa conseguiti, dal mondo commerciale del puro rivestimento lapideo ad alcune sue importanti evoluzioni spaziali, sino a distaccare definitivamente la materia litica dal supporto murario per renderla finalmente autonoma, essa stessa parete, con applicazioni adatte ad esempio agli ambienti della casa o del commercio.
Storicamente il muro naturale in opera isodoma s’è lasciato ibridare per i motivi dell’avanzamento tecnico, dello sviluppo di talune tecnologie, delle ragioni economiche e della reperibilità del materiale. Ora come allora le logiche di cantiere e di industrializzazione dell’edilizia fanno sì che ciò che definiamo muro nei suoi diversi spessori sia costruito in svariate maniere dettate sia dal requisito tecnico, sia e soprattutto da valutazioni di praticità e sveltezza realizzative. Ne consegue una necessità di rivestimento, non solo per migliore finitura, ma anche, nei casi migliori, per la volontà di suggerire continuità spaziale oltre che superficiale fra ambienti diversi. Da ciò la pietra non discende inevitabilmente quale soluzione unica ed esclusiva, ma al confronto con molti altri materiali quali l’intonaco, o più recentemente i metalli, essa può essere certamente preferita per le maggiori resistenze agli agenti ed all’usura, come pure per le doti inerziali di rilascio del calore anche artificialmente prodotto, o più in generale per i molteplici contenuti sensoriali ed espressivi afferenti il mondo naturale in essa evidenti.
Nella storia del rivestimento lapideo il ruolo di protagonista interpretato dall’opus sectile ha determinato nel tempo commistioni varie con la pittura, dal primo alla seconda, ed anche di rimando dalla seconda al primo. L’affinamento della tecnica per la messa in opera dei decori lapidei alle pareti costruite ha guidato ai primi casi di applicazione mediante inserti metallici, con ammorsature quale migliore elemento di tenuta fra i conci e le lastre.


Il prezioso sfondo realizzato con elementi della collezione Luxury.

[photogallery]piba_11_album1[/photogallery]

Le nuove collezioni di Lithos Design presentate nelle occasioni dello scorso Marmomacc spaziano con curiosità critica e felicemente indagativa entro questi mondi, ad esempio offrendo supporto agli inserti pittorici nella collezione Luxury ovvero celando gli innesti metallici fra i conci della collezione Muri di Pietra. Con la disciplina ed il rigore a cui la produzione industriale ci richiama oggi, le singole lastre delle diverse collezioni parlano un comune linguaggio dimensionale ed applicativo, così da essere intercambiabili ed offrirsi ai molteplici desideri estetico-funzionali del fruitore degli spazi.
In una fase storica, l’attuale, in cui al materiale lapideo è spesso richiesto d’assottigliarsi e contemporaneamente superarsi nelle prestazioni, il tema della profondità – lo spessore della lastra insieme alle sue possibilità espressive – assume rilevanza speciale. Ad esaltarla sono ad esempio particolari soluzioni d’angolo, o talune scelte di fuga fra gli elementi, l’opportunità di eseguire incisioni e rilievi superficiali, ovvero la privazione di un concio che conceda di traguardare oltre la barriera. A tutti questi modi si aggiunge ora quello di ricercare nello spessore del materiale non solo l’ispirazione espressiva, ma anche concretamente lo spazio per alloggiare componenti tecnici ed impiantistici, quali ad esempio quelli per corpi illuminanti, a loro volta capaci di esaltare il trattamento superficiale dei conci lapidei con fasci di luce radenti sul materiale; è quanto accade nella collezione Pietre Incise Curve Luce. A fronte della perfetta riuscita, risulta forse ovvio, ma doveroso, l’accento posto sulla molto maggiore difficoltà tecnica e realizzativa al raggiungimento dell’obiettivo con il materiale lapideo, rispetto a quanto recentemente compiuto anche con altri materiali frutto di varie miscele ed impasti plasmabili, con i quali si sia cercato analogo risultato.
Ulteriori note d’encomio sono dovute alla sapiente integrazione di apporti artigianali tradizionali nazionali, come ad esempio per le integrazioni pittoriche di talune collezioni, al coerente impegno non solo scultoreo di Raffaello Galiotto, alla maestria nell’impiego delle strumentazioni di progetto e di realizzazione tridimensionale dei manufatti mediante sistemi a controllo numerico. Alla sostenibilità della proposta risulta inoltre fondamentale ed assai apprezzato l’importante lavoro di ricerca svolto a determinare la forma e la dimensione del prodotto, pure in funzione del contenimento e dell’ampio riutilizzo del materiale naturale di scarto.


La luce radente esalta la superfici della collezione Pietre Incise Curve Luce.

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di Alberto Ferraresi

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