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4 Marzo 2013

Design litico

La piega e la forma*

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Raffello Galiotto per Lithos Design, Muri di Pietra, Graffio, Traccia, Onda.

Ad un primo sguardo privo della visione d’insieme, potrebbe sembrare che gli artefatti in pietra realizzati per Lithos Design siano frutto d’ispirazione istantanea, dono di eccezionali momenti creativi; contro ogni apparenza sono essi invece risultato di una lunga “sedimentazione interiore”, esito di un lavoro costante, in parte semi-conscio, mosso dalla fiduciosa apertura del designer verso la visionarietà del nuovo, dell’inesplorato.
Se osserviamo l’estensione d’insieme delle sue creazioni di design litico, un carattere permanente, una intrigante ricorrenza può imporsi ai nostri occhi: la “piega” che si rincorre “sopra” e “dentro” la materia.
Ci sentiamo di affermare che Raffaello Galiotto abbia alimentato il suo tragitto creativo attraverso il segno della “piega”, non solo come evento formale ma come complesso e preciso concetto produttivo.
Nell’incidere, tagliare, modellare la superficie (o l’intero blocco di pietra), rende piega la materia litica stessa, energia in tensione, in orientata e conformante torsione.
La superficie del materiale modellata dalle azioni trasformative, ne risulta connotata come “evento”, luogo del manifestarsi di un atto progettuale e processuale: il segno geometrico su di essa si mette in “movimento”, come spinto da forze plastiche ed elastiche che la luce rivela e fa vibrare. È la piega a determinare la forma e la profondità sfuggente e sottile della pietra che può esporsi con ironia mimetica giocando a scolpire e levigare, coprire e scoprire, celare e svelare se stessa, innescando inedite figure dove bidimensionalità e tridimensionalità si alternano e, a volte, si sovrappongono e si confondono tra luci e ombre in un dinamico chiaroscuro.
Le analogie si moltiplicano. La piega è per definizione la parte di una superficie, il punto in cui si interrompe l’andamento rettilineo e si forma un angolo più o meno ampio. Semplice è ciò che produce una piega sola (dall’avverbio semel, una sola volta); complesso all’opposto ciò che ne somma molte. Decine sono i composti, i derivati verbali, letterali e figurati, dell’atto del “piegare”, dal latino plicare e splicare, a partire da di-spiegare, eliminare le pieghe, applicare, complicare, replicare, duplicare, amplificare… molti di essi sono legati al senso traslato di intrecciare la materia o più materie, creando qualcosa comunque di connesso insieme, di “implicato”.
La piega è anche carattere senza tempo della materia litica; in geologia è la deformazione duttile, plastica e priva di rotture delle masse rocciose stratificate che giacciono originariamente orizzontali nel profondo della terra, capace di infondere alla roccia la forma di piega molto prima che sia l’uomo a trasformarla.


Raffello Galiotto per Lithos Design, Muri di Pietra, Traccia.

[photogallery]galiottomuri1_album[/photogallery]

Raffaello Galiotto progetta la superficie del materiale con la consapevolezza di quanto essa influenzi la nostra percezione e si identifichi con il principio di senso, riconoscibilità, identità, rappresentatività di ogni forma. La sua idea di modellazione è una sperimentazione costante e continua, non un punto d’arrivo definitivo ma un mutamento verso la potenziale forma successiva.
L’ininterrotto percorso creativo, reso possibile soltanto dal know-how tecnologico della giovane azienda vicentina che lo accompagna, ha raggiunto nell’ultimo anno due approdi di singolare valore, sia pur tappe sicuramente temporanee nella sua inarrestabile produzione.
Superata la complessità replicativa della collezione “Muri di Pietra”, la ricerca su artefatti in forte spessore prosegue ed è approfondita nel progetto dal titolo archetipico – perché proprio alle origini vuole guardare – di “Materia Litica”. Su un diverso fronte sperimentale la linea morbida, adottata come profilo dei conci monomaterici, si trasforma nella plastica tessilità degli elementi della collezione “Drappi di Pietra”.
Entrambi i sistemi – trattasi infatti di sistemi costruttivi completi e non di rivestimenti – mirano a realizzare uno spazio totalizzante e plurisensoriale, permettendo una forte caratterizzazione dell’ambiente costruito, fisica e psicologica. Attraverso la scelta del materiale litico, la composizione strutturale degli elementi consente di entrare nello spazio e viverlo come esperienza di “design totale”.
Spingendosi nella dimensione dell’abitare lo spazio con complicità del corpo, le creazioni di Galiotto tendono a produrre esperienza sensoriale, accogliendo diversità, originalità e sorpresa, caratteri in forte analogia con l’espressione che potremmo dire del “barocco”.
Lontani dall’evocare tale definizione come etichetta, quale ritorno ad uno “stile”, vogliamo piuttosto cogliere l’analogia con taluni aspetti di un sistema di figuratività e di gusto e afferrare come la ricchezza formale, il virtuosismo, la capacità di cogliere e accogliere modi, decori, ricchezze e frammenti formali dal passato (che sopravvivono al fluire del tempo), quella di giocare con gli effetti chiaroscurali della luce sulle forme, possano ritrovarsi a dialogare con noi, coesistere nella fusion ibridatoria e onnivora del contemporaneo.


Raffello Galiotto per Lithos Design, Muri di Pietra, Onda.

[photogallery]galiottomuri2_album[/photogallery]

Per tornare al valore “plastico-tridimensionale” della piega, ricorriamo al pensiero di Gilles Deleuze, filosofo acuto e originale, che ne precisa il concetto nell’omonimo scritto1, sulla base dell’interpretazione filosofica di un altro pensatore – non casualmente di età barocca –, Leibniz. Il Barocco, secondo Deleuze, curva e ricurva le pieghe e soprattutto (benché le pieghe non siano certo una novità in quanto esistono da sempre nella storia figurativa) le “porta all’infinito”. Riconducendo alla piega l’essenza del “barocco”, Deleuze giunge a scoprire come tale carattere travalichi i confini temporali e sia costante, “piega su piega”, anche del presente. In Deleuze la “piega” è una metafora, è il costruirsi dell’anima e della coscienza contemporanea.
Nell’infinito riprodursi delle pieghe, nel loro incessante stratificarsi che produce composizioni visive, rapporti geometrici, “accordi”, possiamo rintracciare l’analogia con la visione non-convenzionale del design litico di Lithos Design.
Nelle collezioni realizzate con Raffaello Galiotto la linea grafica e geometrizzante che configura i profili guarda, si confronta, con le tante pieghe già esistenti nella storia delle arti figurative – quelle greche, romane, classiche –, quelle più semplicemente dei tessuti, quelle contemporanee rese possibili dalla progettazione assistita da software, e attraverso di esse increspa, curva, va a ripiegare la materia litica.
È nell’incontro con la risorsa rocciosa che si aziona poi l’incantesimo.


Raffello Galiotto per Lithos Design, Muri di Pietra, Biblos.

Nella transizione dalla bidimensionalità del disegno alla terza dimensione della realtà fisico-materica, la piega può replicarsi più volte, molti-plicarsi (anche in questo verbo l’etimo di “piega”) e, serializzata grazie alla tecnologia delle macchine a controllo numerico, comporre una iterazione di sé potenzialmente senza fine.
L’utensile meccanico, attraverso la piega, rende possibile l’estensione infinita della decorazione, la combinabilità iterativa e continua degli elementi, secondo una vocazione della materia sofisticata, “bizantina”; un’attitudine ad implicarsi in intrecci privi di confini, rivolti verso l’infinito, o forse verso l’indefinito. Oltre ai riferimenti diretti alle forme della cultura occidentale, l’ornamentazione delle superfici di Galiotto conduce lo spettatore a provare un’esperienza simile a quella dove le figure si ripetono identiche a sé stesse – come nella tradizione aniconica dell’Oriente – e si offrono ad una fruizione contemplativa, immobile, posta ad alimentare un’esperienza di interiorizzazione.

Veronica Dal Buono

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Nota
1 Gilles Deleuze, La piega. Leibniz e il Barocco, Torino, Einaudi, 1988, pp. 228 (ed. or. Le pli. Leibniz et le Baroque, Paris, Les Éditions de Minuit, 1988).

* Il presente saggio è tratto dal volume Veronica Dal Buono, Raffaello Galiotto. Design digitale e materialità litica, Melfi, Librìa, 2012.
Sempre su Architetturadipietra.it, verrà ri-editato l’intero volume in forma progressiva nel corso delle prossime settimane.

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