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27 Giugno 2009

Letture

5+1 AA

5_1aa

5 + 1 AA
M. Pisani
Edilstampa Roma 2009
pp. 168 con numerose illustrazioni in b. e n. e a colori
€18,00

Ancora fresco di stampa appare in libreria, nella serie di I quaderni dell’industria delle costruzioni, l’agile volume dedicato ai 5 + 1 AA, ovvero Alfonso Femìa e Gianluca Peluffo realizzato da Mario Pisani, storico e critico dell’architettura, autore per la stessa collana dei volumetti dedicati ad Architecture Studio e ai SITE.
Il primo motivo di interesse per il libro che impiega un linguaggio piano e comprensibile ed è ben impaginato, secondo uno schema oramai consolidato che raccoglie il testimone, migliorandola, della serie dei volumetti della Zanichelli dedicati ai maestri dell’architettura contemporanea, consiste nel fatto che viene dedicato ad un gruppo italiano che per molti aspetti è in grado di rappresentare la nuova generazione di progettisti che vive ed opera nel nostro Paese, fuori dallo star system e dotata di un linguaggio in grado di competere sullo scenario internazionale senza perdere la memoria. Ovviamente essendo alla presenza di un mercato sempre più globalizzato sovente collabora con progettisti stranieri come Rudy Ricciotti con il quale hanno vinto il concorso internazionale per il nuovo Palazzo del Cinema a Venezia o il più giovane Jean Baptiste Pietri, per quello delle nuove strutture direzionali per Sviluppo Sistema Fiera a Milano.
Il secondo consiste nel fatto che hanno prodotto e realizzato, o in corso di completamento, un gran numero di architetture e non soltanto a Genova, dove il gruppo risiede, o in provincia, ma disseminate in tutta Italia. Da Aquileia dove è possibile ammirare il Centro Visite e l’Antiquarium del Foro a Moncalieri dove si trova il vasto edificio polifunzionale 45° Parallelo, dagli uffici direzionali del Ministero degli Interni nell’ex Caserma Ferdinando di Savoia a Roma al comparto residenziale a San Giuliano di Puglia, fino alla complessa ed articolata riqualificazione dell’intera area degli ex Frigoriferi Milanesi, già rappresentata nella nostra rivista, ed appena terminata.
Il tutto in circa 10 anni di intenso lavoro.
Giustamente segnalato da Pisani è il modo di realizzare le note di progetto, dove manifestano il desiderio, che si esprime forse segretamente, di permetterci di guardare oltre il realizzato, come da una porta lasciata volontariamente socchiuso. Si percepisce la sensazione che vogliano farci assistere al processo ideativo, ed insieme allo struggente tentativo di comunicarci il percorso compiuto ad immaginarlo, con animo candido e coscienza serena. Per fare ciò impiegano riferimenti che non appartengono tutti all’universo dell’architettura, ma piuttosto alla mitologia, alla letteratura, al cinema, alla pittura, all’universo che scaturisce dal quotidiano.
Un altro elemento degno di interesse che caratterizza l’attività del gruppo a cui si è aggiunta di recente Simonetta Cenci, è la particolarità del linguaggio impiegato che riesce a contaminare gli elementi tipici del tempo presente con l’atmosfera sospesa tipica degli autori che si rifanno al Realismo Magico, realizzando in questo modo “una poetica che si situa a metà strada tra l’elemento magico, surreale e la rappresentazione del tutto realista”. L’intento consiste nella descrizione puntigliosa della realtà, senza tralasciare alcun particolare, ma inserendo in essa un effetto di “straniamento” attraverso l’impiego di elementi magici o comunque del tutto inusuali. Gli esempi più affascinanti si ritrovano nell’ala di libellula della vetrata della sala principale nel progetto per il Palazzo del Cinema a Venezia, nella grande freccia di luce che si staglia all’esterno del Palazzo dei Frigoriferi a Milano, nei girasoli e nei colombi nella piazza delle Fornaci a Savona, nel grande pupazzo che si staglia fuori del Museo del Giocattolo a Cormano, realizzato in modo realistico per creare l’effetto voluto ma anche indicare una strada fuori dalla banalità che rischia di travolgere anche i giovani protagonisti di questa stagione.

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24 Giugno 2009

English

Bank in the Pesa Valley (1995 – 2002)
Ipostudio*

Versione italiana

This group of Florentine architects has created a special building designed to hold a new bank branch and a public meeting room in the form of a rectilinear masonry basement and an elevated curved volume. The site of this new construction is at the foot of a steep bank, at a crossroads just outside a small town in the Chianti area of Tuscany, where the river Pesa widens and flows between a weir and a stone bridge. In this context, the building designed by Ipostudio concludes a row of existing buildings, delimiting the bank to its rear with a large buttress; lying at a tangent to the road leading into the town, it does not block off the view of the hill behind, but its soft, rather elusive vertical profile and the long line of the basement, enable the observer to admire a series of new perspectives.
The building has been constructed on three levels. The triangular body of the ground floor, reserved exclusively for the use of the bank, is enclosed by a solid wall characterised by rather thick exterior cladding (about 15 cm.) in pietra forte. This local sandstone, with its yellowy-grey colouring, has been used to construe an irregular masonry wall design, where roughly-squared ashlars of various different sizes have been laid in pseudo-horizontal courses, giving rise to rough, rustic-looking facing. The deep joints between these ashlars have been left devoid of mortar, giving a dry-stone wall effect.
The solid, encompassing, defensive character of this basement contrasts with the lightness of the volume containing the two upper floors housing the bank’s offices and the previously-mentioned large public meeting room. The two upper floors present a curved curtain-wall facing out over the river, featuring cedar-wood sun-blinds. This elegant wooden frame was specially designed for this building: the large, electronically-controlled motorised blinds are composed of thin splines that can be inclined, raised and bunched together, or dropped completely and rotated to form a closed shield.

[photogallery]ipostudio_album[/photogallery]

At certain times of day, the effect is that of a calibrated transparency which, especially in the evening as the lights are turned on inside the building, presents the town with a “filtered” view of those working within, and a similar filtered view of the town to these same workers enclosed within their office spaces.
The refined use of natural materials, employed in a sober, sincere manner, sees stone playing the major role in Ipostudio’s designs. Inside the building, within the main hall, travertine slabs from Siena have been laid in a gigantic opus quadratum composition (using slabs of diverse sizes); outside, pietra forte has been laid in an opus incertum pattern to create pavements, walkways and other associated areas.

by Davide Turrini

* The re-edited essay has been taken out from the volume by Alfonso Acocella, Stone architecture. Ancient and modern constructive skills, Milano, Skira-Lucense, 2006, pp. 624.

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24 Giugno 2009

Opere di Architettura

Banca in Val di Pesa (1995-2002) di Ipostudio*

English version

ipostudio_1
Scorcio della facciata con elementi stratificati in pietraforte.

Con due elementi caratterizzanti, un basamento murario rettilineo ed un volume curvo in elevazione, lo studio d’architettura fiorentino risolve la progettazione di un edificio specialistico destinato ad accogliere una nuova filiale bancaria ed una sala riunioni di uso pubblico.
Il luogo è quello di uno scoscendimento di terreno e di uno snodo viario alle porte di un piccolo centro del Chianti, laddove il corso del fiume Pesa dà vita ad uno specchio d’acqua che si allarga tra una pescaia ed un ponte di pietra. In questo contesto l’architettura concepita da Ipostudio si pone come testata a concludere una continuità di fabbricati esistenti, delimitando come un grande contrafforte la scarpata alle sue spalle; percepita di tangenza sulla viabilità di accesso al paese, essa non chiude la vista della collina retrostante ma, con il suo morbido volume verticale sfuggente ed il lungo tracciato lineare del basamento, accompagna lo sguardo lasciandolo libero di cogliere anche nuove profondità prospettiche.
L’edificio è a tre livelli. Il corpo del piano terreno di impianto triangolare, destinato esclusivamente agli spazi dell’agenzia bancaria, è chiuso da un muro continuo con rivestimento esterno di significativo spessore (circa 15 centimetri) in pietra forte. È l’arenaria del luogo, con il suo colore grigio-giallastro, a comporre un dispositivo murario irregolare dove bozze grossolanamente squadrate, di pezzature estremamente differenziate, si stratificano in ricorsi pseudo-orizzontali, dando vita ad un paramento esterno dalla superficie scabra, rustica. Le profonde commessure tra gli elementi lapidei che formano il muro sono lasciate vuote, prive di malta di giunzione, come se ottenute in un processo di posa a secco.
Il carattere solido, chiudente, difensivo di questo basamento si rapporta per contrasto con l’aerea leggerezza del volume che contiene i due piani in elevazione in cui trovano posto gli uffici della direzione e la grande sala pubblica per riunioni. I livelli superiori rivolgono verso il fronte del fiume una parete curva costituita da un curtain-wall interno e da persiane frangisole esterne in legno di cedro americano. Si tratta di un elegante involucro ligneo, totalmente e fittamente traforato, progettato ed eseguito appositamente per questo edificio. Le grandi persiane, motorizzate e controllate da un sistema elettronico, sono costituite da sottili listelli che possono essere inclinati, alzati e impacchettati; oppure abbassati totalmente e ruotati in modo da formare uno schermo chiuso.

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Lo spazio interno

[photogallery]ipostudio_album[/photogallery]

L’effetto – in certe ore – è quello di una calibrata trasparenza che, soprattutto di sera con l’attivazione dell’illuminazione artificiale interna, porge alla comunità la “filtrata” visibilità dei protagonisti della vita lavorativa svolta negli spazi della banca e a questi la vita che fluisce in esterno.
Nel raffinato dialogo dei materiali naturali utilizzati in modo sobrio e sincero è ancora la pietra a ritornare nelle soluzioni più interessanti di Ipostudio: all’interno, nella grande hall principale, il travertino senese in lastre composte con studiato disegno ad opus quadratum gigante con lastre di diversa pezzatura; all’esterno, la pietra forte posata ad opus incertum per pavimentare marciapiedi, percorsi e pertinenze.

di Davide Turrini

*Il saggio è tratto dal volume di Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Firenze, Lucense-Alinea, 2004, pp. 624.

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19 Giugno 2009

English

INTERNATIONAL AWARD ARCHITECTURE IN STONE 2009 – XI EDITION
44th Marmomacc – Verona 30 September/3 October 2009

Versione italiana


Snøhetta – Opera House © Jiri Havran

PRESENTATION
A new event hallmarked by quality for the ” International Award Architecture in Stone ” at Marmomacc, now celebrating its eleventh edition.
Since its institution in 1987, it has been a fundamental reference for architects, engineers and the university world involved in research into the use of stone materials in harmony with constructional disciplines but equally open to innovation.
The sequence of works selected in more than 20 years of history of the Award clearly demonstrates the extraordinary flourishing of languages in stone architecture all over the world: from refined, thin cladding to the imposing and massive walls experimented by the great masters of contemporary architecture. More recent editions have widened the viewpoint to other areas of quality that are less exposed to media limelight, to the extent of even focusing on vernacular architecture, one of the fundamental paradigms of current architecture that has inspired the work of many architects.
The 2009 edition of the Award, coordinated in continuity with previous events by Vincenzo Pavan, boasts a high quality international jury of historians, critics and professors of architecture to ensure pluralist yet at the same time rigorous decisions.
The jury especially privileged public works concerning major institutions in important European cities, as well as small urban spaces or even tiny educational structures in remote rural areas. While in the private sector, the choice went to a significant and exemplary task of urban re-utilisation and re-qualification.
Every work selected communicates the capacity of stone not only to create a strong bond with tradition but also to represent a material capable of inspiring essential and evocative relationships with nature.
The two special prizes not focusing on the contemporary world as such but substantially linked with it are particularly important: The “ad memoriam” Award and the “vernacular architecture” Award: the first is dedicated to one of the most representative buildings of the Modern Movement in Spain; the second to the great rural building tradition in the Atlantic area of the Iberian peninsula.
The Award essentially involves the publication of prestigious book with extensive documentation of the award-winning projects complemented by critical and historic essays by eminent personalities in the world of architecture.
During the 44th Marmomacc, the ” International Award Architecture in Stone will be one of the main cultural events scheduled for “Marble Architecture Design” involving two shows: The exhibition of award-winning works and the official Ceremony announcing the winners.

JURY
Francesco Cellini | Faculty of Architecture, Rome 3
Fulvio Irace | Faculty of Architecture, Milan
Juan José Lahuerta | Faculty of Architecture, Barcelona
Werner Oechslin | ETH, Zurich, Switzerland
Vincenzo Pavan | Faculty of Architecture, Ferrara

EVENTS
30 September/3 October 2009: Exhibition of award-winning works, set up in Hall 7B at VeronaFiere, together with other architecture and design shows The exhibition will involve drawings, photos, models, videos and the stone materials used in these works.
Saturday 3 October 2009: Official Ceremony announcing the winners, which will take place at Castelvecchio Museum in Verona in the presence of Dignitaries, the authors of the selected works, their patrons, the Jury and a large audience of architects, personalities in cultural fields and natural stone trade operators.

SELECTED WORKS


Photo © by Ryoichi Takaoka (AAF)

ASIAN ARCHITECTURE FRIENDSHIP (AAF)
School complex
Philim, Nepal, 2007

[photogallery]aaf_album[/photogallery]

Motivation of the Jury
This school built far from urban settlements found its “obvious” form by following the modes, materials ad form always used in these upland areas. Simplicity was obligatory and imperative, influencing and dominating everything.
A group of Japanese architects was engaged for this task. Their know-how is evident in the architectural style and the organisation of interior and exterior space, thereby ensuring ideal inclusion in the natural landscape; building work as such was entrusted to the local population.
The favoured forms are those of the curvilinear style of homes and other spaces, between which a platform opens to create the canteen circle.
This complex is made legible and explicit by few forms. The simple character of the construction, focusing on the use of local stone, in any case brings everything together and to create a convincing and equally natural compactness.
Description
The AAF (Asian Architecture Friendship) group of volunteer architects set up inside the Takenaka Studio in Tokyo decided to provide its skills to implement a social project in the Himalaya area. Thanks to the involvement of the local population, it was possible to build a school complex in Philim, a village located at 1700 metres in the Nepal mountains about 150 km from Kathmandu.
The buildings, divided into various sections, are arranged in an arch and occupy a slope with a difference in height of 5 metres. The central area is dedicated to recreation.
Since the village is very difficult to access, the building used locally available materials: stone for walls and the roofing:, wood for the frontons, beams and fittings. The only deviation from the traditional building rules, that envisage only one door for every room, are the large, full-height windows that ensure more appropriate lighting for a school building.
The first stage (April 2003) saw the inauguration of the la school with classes from the first to the tenth year; the second stage (2007) welcomed the canteen and the workshops. Lodgings are currently under construction for teachers and students.
Main stone materials: Slate and river cobbles


Photo © Duccio Malagamba

FERMÌN VÁZQUEZ – b720
Restoration and lighting of Plaza del Torico
Teruel, Spain, 2007

[photogallery]b720_album[/photogallery]

Motivation of the Jury
This project is extremely interesting from the point of view of intervention in an urban space of limited dimensions and irregular form in the centre of the city.
Moreover, below ground there are many archaeological remains and the huge Mediaeval cisterns, saved by an underground route that at last completes this complex operation.
Stone was used in combination with an original form of lighting, so that stone and light become a single element.
Description
Plaza del Torico in Teruel, a town in the north east of Spain, is a site with a triangular form enclosing the treasures of several epochs: above the porticos, Mediaeval buildings and Art Nouveau palaces; underground, two huge Mediaeval cisterns, once used to collect rain water and now, after skilful restoration, home to an exhibition area.
In designing the paving of a square so rich in history, Studio b720 conceived a kind of illuminated stone “carpeting” capable of varying the intensity and the colouring of the light. To achieve this, architect Vázquez used modern technology with 1230 LEDs set into slabs of basalt and protected by hardened glass. An innovative work that dialogues with surroundings utterly permeated with the past to ensure even more enjoyable fruition.
Main stone materials: Basalt, Villa limestone


Photo © Cino Zucchi – Vincenzo Pavan

CINO ZUCCHI ARCHITETTI
Offices in the former Alfa Romeo canteen at Portello,
Milan, Italy, 2007

[photogallery]zucchi_album[/photogallery]

Motivation of the Jury
Set in a strategic area of Milan, this restructuring project of the former Alfa Romeo canteen building stands as the centre of gravity in a new residential zone that aims to become an important urban landmark in the Lombardy metropolis.
While retaining the fundamental structural elements of the pre-existing construction, Zucchi partially modified the outline and re-modelled the facades with a sophisticated pattern of apertures and stone cladding that materially distinguish the office building from the surrounding residential towers.
The resulting irregular and sharp-edged volume takes its character from the variegated stripes of Cardoso Stone mixed in ashlars of different shades.
Description
The general master-plan for Portello, designed by Gino Valle in the late 1990s in an abandoned area north west of Milan, aims to “tidy up” a fragmented and discontinuous part of the city and create a multi-purpose centre with residences, offices, commercial areas and a public park.
The office building developed by Cino Zucchi in the former Alfa Romeo canteen is in the middle of a residential area with towers and bodies in line he also designed. Only the facade of the original building overlooking Via Traiano was retained, while the overall volume was cut diagonally by a crossing route to create a sharp-edged and irregular wedge.
The horizontal ashlars of Cardoso Stone, characterising and identifying the building, and the large flush or recessed windows, give continuity to the facades. The split-level ground floor has a bar overlooking the new square; the last two floors also take light from an inside garden.
Main stone materials: Cardoso Stone


Photo © Vincenzo Pavan

GRAFTON ARCHITECTS
Bocconi University Extension

Milan, Italy, 2008

[photogallery]grafton_album[/photogallery]

Motivation of the Jury
The project responds to a very difficult programme that required co-existence of very different spaces in functional, dimensional, structural and environmental terms in a single, very dense and compact block.
The task was superbly met by a brilliant three-dimensional invention envisaging superimposing and integrating well-lit, small and overhead bodies over an imposing combination of settings and public courses underneath.
The result is an energetic volume, where substantial homogeneity is emphasised by the skilful use of Ceppo cladding (the par excellence stone of Milan); a single material skin that accentuates the plastic yet solid and protective image of the building.
Description
Grafton Architects, Ireland, directed by Yvonne Farrell and Shelley McNamara, in 2002 won the invitation-only international competition for a new complex of office buildings, studios for professors and the Auditorium at Bocconi University in Milan.
Built relatively quickly with innovative techniques, the imposing building occupies an area of 50 x 150 m and has six floors above ground plus three basements. The open Aula Magna with 1000 seats dialogues with the city through a large window.
The entire building is clad with Ceppo, a characteristic stone in Milanese architecture, with a colour shade similar to cement, that perfectly integrates inside with the enormous load-bearing beams. The offices were designed as floating volumes and are suspended from a bridge structure to create alternating solids and voids continually flowing through the spaces. The visual impact of the large wall is lightened by the broad windows that allow natural light to penetrate even as far as the basements.
Main stone materials: Ceppo di Grè, Marble, Lasa, Serena Stone, Carrara White


Photo © Statsbygg

SNØHETTA
Opera House
Oslo, Norway, 2008

[photogallery]snoetta_album[/photogallery]

Motivation of the Jury
With a focus on renovating the sea-front of Oslo, the Opera Theatre develops the urban implications of the project by transforming volumes into walk-on surfaces, and emphasising its public nature through extensive use of marble.
The image of slabs of ice frozen into Carrara white marble is impressively evocative and also recalls a certain Mediterranean tradition in the Modern Nordic school.
Description
Snøhetta in 2000 won the International Competition for the design of the new Opera Theatre in Oslo. The project is located in the port area of the city, on the Biørvika peninsula, a strip of land between sky and sea. The new building is set in the fjord like a fragment of polar ice-pack with a new perspective on the surrounding city. The immense terrace also acting as coverage is entirely clad with solid pieces of Carrara white marble of different thicknesses and is enjoyed by thousands of visitors as a meeting and resting place. The building therefore offers different kinds of usage by different people reclaiming a part of the city.
Four materials characterise the Opera House: Carrara white marble for the “carpeting”, oak wood for the “wave-wall” and large interior staircase, glass for the huge windows and aluminium, with special concave and convex bubble processing, to finish the “factory”, that is the theatre production areas.
Main stone materials: La Facciata Carrara White

“AD MEMORIAM” AWARD


Photo © Fondacion De la Sota

ALEJANDRO DE LA SOTA (1913-1996)
Civil Govenment Building
Tarragona, Spain, 1959

[photogallery]de_la_sota_album[/photogallery]

Motivation of the Jury
De la Sota’s building is one of the most important in the history of Spanish architecture in the 50-60s and not only.. In the Spanish panorama of the times, dominated by repression under franco even in the field of architecture (and culture in general), the building by de la Sota emerges as a recovery of modern architecture prior to the civil war – not as a simple glance at the past but as a way of linking again with European currents, in particular those that consider modernity in relation to traditions in local architecture and its materials. In this regard, the use of stone is essential in this building: on the one hand, as cladding of the facade, in a compositional and constructional “game”; on the other hand, for the interior, playing with a huge range of textures and colours, from bright black stone to rough limestone, in distinct series of solids that combine and merge with the voids.
Description
An architecture competition was organised in 1956 to build the Civil Government head offices in Tarragona, in a broad, circular space known as Tarraco Imperiale, that then became the starting point for the development of the city in the 1960s. Fifteen projects were presented and the “prize” went to Alejandro de la Sota. Building work lasted from 1959 to 1963.
The building has six floors and includes government offices and apartments, differentiated in the facade by a terrace. The facade also reveals a strong bond with the language and development of the interior, that is intended to resolve the spatial relationships between the volumes containing the different destinations: the representation space is developed along an obligatory axis; the residential block is more informal and developed vertically.
The design eliminates every formalism and superstructure, preferring geometrical, almost sculptural abstraction between cuts and shadow lines, between solids and voids.
The use of traditional materials, such as local limestone for the facades, is joined by other avant-garde materials used for details, making this work one of the landmarks in post-war architecture.
Main stone materials: Piedra de Borriol, Piedra de Saint Vicenç

VERNACULAR ARCHITECTURE AWARD


Photo © Web sites

Espigueiros & Horreos.
Stone granaries in the Iberian peninsula
Portugal, Spain

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Motivation of the Jury
The stone version of a kind of store for cereals very common in Europe, perhaps the result of the progressive “petrification” process of an original wood model, the “horreos” of Galicia and the “espigueiros” of Portugal represent one of the most extraordinary and original examples of vernacular architecture in the Iberian peninsula.
The most elegant solutions recall ancient sarcophagus raised from the ground by means of a base structure of “mushroom-like” pillars to protect wheat against rodents. On the one hand, these buildings, in some cases, seem to suggest classic stylistic-formal architecture; on the other hand, they date back to remote origins, to an archaic matrix represented by certain funerary urns found in northern Europe.
The variety and quality of solutions found in this unique, specific type are certainly the outcome of the skill and creativity with which anonymous architects were able to model stone: the grey granite of the north-west Iberian regions.
Description
The need to protect the harvest against the humidity of the land and rodents meant that as early as Roman times local peoples built stores raised above ground alongside their country homes. Examples of “Horreos” can be found all over Europe in wood or stone; the latter material is especially used in north-west Spain. In Asturia, they prevalently have a square ground plan, supported by small stone pillars terminating with a flat slab, while the remaining part is prevalently wooden; in Galizia, a rectangular form prevails and these buildings are entirely in stone; in Portugal they are called “Espigueiros” and in this area are also entirely in stone; they can be seen at times in large numbers near villages as in the Lindoso region. Access is generally through a single door reached by climbing a small, mobile wooden ladder. The roof often has pinnacles and crosses, typical elements in rural traditions.
With the transition from traditional family-run agriculture to intensive and specialised agriculture, many of these buildings have lost their original function and risk seeing their simple and essential beauty compromised.
Main stone materials: Granite

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18 Giugno 2009

News

PREMIO INTERNAZIONALE ARCHITETTURA DI PIETRA
2009 – XI edizione
44° MARMOMACC – Verona 30 settembre / 3 Ottobre 2009

English version

A cura di Vincenzo Pavan

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Snøhetta – Opera House foto © Jiri Havran

PRESENTAZIONE DEL PREMIO
Un nuovo evento all’insegna della qualità, quello dell’International Award Architecture in Stone di Marmomacc, giunto alla undicesima edizione.
Dalla sua istituzione nel 1987 costituisce un riferimento fondamentale per architetti, ingegneri e mondo universitario impegnati nella ricerca di un uso dei materiali litici coerente con la disciplina costruttiva, ma aperto anche all’innovazione.
La sequenza di opere selezionate nel corso degli oltre 20 anni di storia del premio presenta in modo chiaro lo straordinario fiorire di linguaggi nell’architettura di pietra a livello mondiale: dai raffinati rivestimenti sottili alle potenti murature massive sperimentati dai grandi maestri dell’architettura contemporanea. Nelle ultime edizioni lo sguardo si è allargato ad altri filoni di qualità meno esposti alle luci medianiche, fino a scandagliare nell’architettura vernacolare, uno dei fondamentali paradigmi dell’architettura odierna che ha ispirato l’opera di molti architetti.
L’edizione 2009 del Premio, curata in continuità con le precedenti da Vincenzo Pavan, si è avvalsa di una giuria internazionale di storici, critici e docenti di architettura di alta qualità che ha garantito una scelta pluralista e nel contempo rigorosa.
La scelta della giuria ha privilegiato interventi pubblici riguardanti sia le grandi istituzioni di importanti città europee, sia piccoli spazi urbani o piccolissime strutture educative situate in remote aree rurali, mentre nel settore privato la scelta è caduta su un significativo ed esemplare intervento di recupero e riqualificazione urbana.
Ogni opera selezionata comunica la capacità della pietra di creare un forte legame con la tradizione, ma di rappresentare anche un materiale in grado di ispirare essenziali relazioni evocative con la natura.
Particolarmente importanti i due premi speciali non riferiti alla contemporaneità, ma sostanzialmente ad essa collegati: il premio “ad memoriam” ed il premio all’”architettura vernacolare”: il primo dedicato a uno degli edifici più rappresentativi del Movimento Moderno in Spagna; il secondo alla grande tradizione costruttiva rurale dell’area atlantica della penisola iberica.
La forma del premio è costituita dalla pubblicazione di un prestigioso volume contenente un’ampia documentazione delle opere premiate e numerosi saggi critici e storici di eminenti personalità del mondo dell’architettura.
Durante la 44° Marmomacc, il Premio Internazionale Architetture di Pietra sarà al centro degli eventi culturali programmati per “Marmomacc Architettura Design” e verrà articolato in due eventi: Mostra dei lavori premiati e Cerimonia ufficiale di proclamazione dei vincitori.

GIURIA DEL PREMIO 2009
Francesco Cellini | Facoltà Architettura Roma 3
Fulvio Irace | Facoltà Architettura di Milano
Juan José Lahuerta | Facoltà di Architettura di Barcellona
Werner Oechslin | ETH di Zurigo, Svizzera
Vincenzo Pavan | Facoltà Architettura di Ferrara

EVENTI
Mostra delle opere premiate: 30 settembre – 3 ottobre 2009.
Mostra dei lavori premiati, allestita presso il padiglione 7B della Fiera di Verona, insieme ad altre esposizioni di architettura e design.
La Mostra è formata da disegni, foto, modelli, video e materiali lapidei impiegati nelle opere.

Cerimonia ufficiale di proclamazione: Sabato 3 ottobre 2009.
La cerimonia ufficiale di proclamazione dei vincitori, che avrà luogo presso il Museo di Castelvecchio di Verona alla presenza delle Autorità, degli autori delle opere selezionate, dei loro committenti, della Giuria e di un folto pubblico di architetti, personalità della cultura ed operatori del settore del marmo.

LE OPERE PREMIATE

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Foto © by Ryoichi Takaoka (AAF)

ASIAN ARCHITECTURE FRIENDSHIP (AAF)
Complesso scolastico
Philim, Nepal, 2007

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Motivazione della Giuria:
Questa scuola costruita lontano da insediamenti urbani ha trovato la sua forma “ovvia”, seguendo i modi, i materiali e le forme utilizzate da sempre in queste zone alte. La semplicità è d’obbligo, imperativa, influisce e domina tutto.
Un gruppo di architetti giapponesi si è assunto questo lavoro. Del loro sapere rimane, come segno architettonico, l’organizzazione degli spazi interni ed esterni, e quindi il riuscito collocamento nella natura, mentre il fare costruttivo è stato affidato alla popolazione locale.
Si aggiungono le forme privilegiate del modo curvilineo delle abitazioni e degli altri spazi tra i quali si apre una piattaforma che da luogo al cerchio della mensa.
Questo complesso è reso leggibile ed esplicito da poche forme. Il carattere semplice della costruzione, imperniato sull’uso della pietra locale unisce d’altra parte il tutto e ne forma in modo convincente una compattezza altrettanto naturale.
Descrizione
Il gruppo di architetti volontari AAF (Asian Architecture Friendship), costituitosi all’interno dello studio Takenaka di Tokio, ha scelto di mettere a disposizione le proprie competenze per realizzare un’opera sociale nell’area Himalayana. Coinvolgendo la popolazione locale, ha permesso la costruzione di un complesso scolastico a Philim, un villaggio sito a 1700 metri nelle montagne nepalesi, a circa 150 km da Kathmandu.
Gli edifici, suddivisi in vari corpi di fabbrica, sono disposti ad arco e si sviluppano su un pendio con dislivello di 5 metri. L’area al centro è dedicata alle attività ricreative.
Essendo il villaggio in luogo di difficile accesso, per la costruzione sono stati impiegati materiali reperibili in loco: pietra per le murature e per le coperture, legno per i frontoni, le travi e i serramenti. Unico strappo alla regola costruttiva tradizionale, che prevede solo una porta per ogni locale, sono le ampie finestre ad altezza intera che permettono un’illuminazione più consona ad un edificio scolastico.
Nella prima fase (aprile 2003), è stata inaugurata la scuola con classi dal primo al decimo anno; nella seconda fase (2007) la mensa e i laboratori. Attualmente sono in costruzione gli ostelli per gli insegnanti e per gli studenti.
Materiali lapidei principali: Ardesia e ciottoli di fiume

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Foto © Duccio Malagamba

FERMÌN VÁZQUEZ – b720
Restauro e illuminazione di Plaza del Torico
Teruel, Spagna, 2007

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Motivazione della Giuria:
Il progetto presenta un grande interesse dal punto di vista dell’intervento su uno spazio urbano che nello stesso tempo è centrale nella città, ma di dimensioni limitate e di forma irregolare.
Inoltre nel sottosuolo si trova una serie di resti archeologici e delle grandi cisterne medievali, recuperate in un percorso sotterraneo che finalmente completa la complessa operazione.
La pietra è stata usata in combinazione con una originale forma di illuminazione, rendendo pietra e luce una cosa sola.
Descrizione
La Plaza del Torico a Teruel, cittadina del Nord est della Spagna, è un lotto di forma triangolare che racchiude tesori di varie epoche: sopra i portici, edifici medievali e palazzi Art Nouveau; nel sottosuolo due grandi cisterne medievali, utilizzate un tempo per la raccolta dell’acqua piovana e ora, dopo un sapiente restauro, adibite a spazio espositivo.
Nel progettare la pavimentazione di una piazza così ricca di storia, lo studio b720 ha pensato ad un “tappeto” litico luminoso, che potesse variare sia l’intensità che la colorazione della luce. Per realizzare ciò, l’architetto Vázquez ha utilizzato una tecnologia moderna, 1230 LED incastonati nelle lastre di basalto e protetti da un vetro temperato. Un’opera innovativa che dialoga con un intorno così permeato dal passato e ne permette una fruizione più godibile.
Materiali lapidei principali: Basalto, Pietra calcarea Villalba

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Foto © Cino Zucchi – Vincenzo Pavan

CINO ZUCCHI ARCHITETTI
Uffici nell’ex mensa Alfa Romeo al Portello
Milano, Italia, 2007

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Motivazione della Giuria:
Inserito in un’area strategica di Milano l’intervento di ristrutturazione dell’edificio della ex mensa Alfa Romeo si pone come baricentro di una nuova zona residenziale che ambisce diventare un importante frammento urbano nella metropoli lombarda.
Mantenendo gli elementi strutturali basilari della costruzione preesistente, Zucchi modifica parzialmente il taglio della pianta e rimodella le facciate con un raffinato disegno delle aperture e con un rivestimento lapideo che distingue matericamente l’edificio con nuova destinazione a uffici dalle torri residenziali circostanti.
L’irregolare e spigoloso volume che ne risulta trae il proprio carattere dalle variegate striature di Pietra del Cardoso mescolata in conci di diverse tonalità.
Descrizione
Il masterplan generale del Portello, disegnato da Gino Valle alla fine degli anni ’90 in un’area dismessa nella zona nord ovest di Milano, vuole ricucire una parte di città frammentata e discontinua, creando un polo polifunzionale con residenze, uffici, aree commerciali e un parco pubblico.
La palazzina uffici ricavata da Cino Zucchi nell’ex mensa dell’Alfa Romeo, è inserita al centro di un comparto residenziale a torri e a corpi in linea progettato da lui stesso. Dell’edificio originario è stato mantenuto solo la facciata su Via Traiano, mentre il volume complessivo è stato tagliato diagonalmente da un percorso di attraversamento creando un cuneo spigoloso e irregolare.
I conci orizzontali di Pietra del Cardoso, che caratterizzano e rendono riconoscibile l’edificio e le ampie vetrate a filo o incassate, danno continuità alle facciate. Il piano terra, a doppia altezza, ospita un bar che si affaccia sulla nuova piazza; gli ultimi due piani prendono luce anche da un giardino interno.
Materiali lapidei principali: Pietra del Cardoso

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Foto © Vincenzo Pavan

GRAFTON ARCHITECTS
Ampliamento Università Bocconi
Milano, Italia, 2008

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Motivazione della Giuria:
Il progetto risponde ad un programma di grande difficoltà che chiedeva la convivenza di spazi molto diversi per caratteri funzionali, dimensionali, strutturali ed ambientali, riuniti in un unico blocco molto denso e compatto.
Il tema viene risolto grazie ad una brillante invenzione tridimensionale che prevede la sovrapposizione e l’integrazione di sottili corpi aerei, permeabili alla luce, su un potente insieme di ambienti e percorsi pubblici sottostante.
Ne deriva una volumetria energica, la cui sostanziale omogeneità è sottolineata dal sapiente uso del rivestimento lapideo, in Ceppo (pietra milanese per eccellenza); una scorza monomaterica che accentua l’immagine plastica, solida e protettiva dell’edificio.
Descrizione
Lo studio irlandese Grafton Architects, diretto da Shelley McNamara and Yvonne Farrell, vinse nel 2002 il concorso internazionale ad inviti per la costruzione di un nuovo complesso di edifici dedicati ad uffici, studi per i docenti e Auditorium della Università Bocconi di Milano.
Costruito in tempi relativamente brevi e con tecniche innovative, l’imponente edificio occupa un’area di m. 50 x m.150 e si eleva per sei piani fuori terra più tre interrati. L’Aula Magna con capienza di 1000 posti, si apre e dialoga con la città attraverso un’ampia vetrata.
Tutto il palazzo è rivestito in Ceppo, una pietra caratteristica dell’architettura milanese, in una tonalità simile al cemento, che ben si integra all’interno con le enormi travi portanti. Gli uffici concepiti come volumi flottanti, sono sospesi ad una struttura a ponte, creando un’alternanza di pieni e vuoti e un fluire continuo degli spazi. L’impatto visivo della grande massa muraria è alleggerito dalle ampie superfici vetrate che permettono alla luce naturale di penetrare all’interno fino ai piani interrati.
Materiali lapidei principali: Ceppo di Grè, Marmo, Lasa, Pietra Serena, Bianco Carrara

snoetta
Foto © Statsbygg

SNØHETTA
Opera House
Oslo, Norvegia, 2008

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Motivazione della Giuria:
Puntando su un’operazione di recupero del fronte mare di Oslo, il teatro dell’Opera ne sviluppa le implicazioni urbane, trasformando i volumi in superfici calpestabili, la cui natura pubblica risulta enfatizzata dall’uso estensivo del marmo.
L’immagine delle lastre di ghiaccio congelate nel bianco del Marmo di Carrara conferisce all’opera una particolare suggestione che si arricchisce anche di rimandi a una certa tradizione mediterranea del Nordico Moderno.
Descrizione
Snøhetta ha vinto nel 2000 il Concorso Internazionale per la progettazione del nuovo Teatro dell’Opera di Oslo. L’intervento è situato nell’area portuale della città, sulla penisola Biørvika, una lingua di terra tra cielo e mare. La nuova costruzione si inserisce nel fiordo come uno spezzone della banchisa polare, una nuova prospettiva sulla città circostante. L’immensa terrazza che fa da copertura, interamente rivestita da masselli in Marmo Bianco di Carrara di diversi spessori, viene infatti fruita da migliaia di visitatori come un luogo di incontro e di sosta. Un edificio quindi con diversi gradi di utilizzo da parte di pubblici diversi che si sono riappropriati di una parte della città.
Quattro i materiali che caratterizzano l’Opera House: il Marmo Bianco di Carrara per il “tappeto”, il legno di quercia per il “muro-onda” e lo scalone interno, vetro per le immense vetrate e alluminio, con una particolare lavorazione a bolli concavi e convessi, per rivestire la “fabbrica”, ossia le aree produttive del teatro.
Materiali lapidei utilizzati: Bianco Carrara La Facciata

PREMIO “AD MEMORIAM”
(dedicato ad un autore scomparso)

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Foto © Fondacion De la Sota

ALEJANDRO DE LA SOTA (1913-1996)
Sede del Gobierno Civil
Tarragona, Spagna, 1959

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Motivazione della Giuria:
L’edificio di de la Sota è uno dei più importanti della storia dell’architettura spagnola degli anni ‘50-’60 e non solo. Nel panorama spagnolo di quegli anni, dominato dalla repressione franchista anche nel campo dell’architettura (e della cultura in generale), l’edificio di de la Sota si propone come recupero dell’architettura moderna anteriore alla guerra civile, però non come semplice sguardo al passato, ma come modo di ricollegarsi alle correnti europee, in particolare quelle che considerano la modernità in relazione con le tradizioni della propria architettura e dei suoi materiali. In tal senso, l’uso della pietra è essenziale in questo edificio: da un lato come rivestimento della facciata, in un gioco allo stesso tempo compositivo e costruttivo; dall’altro lato all’interno, giocando con una vasta gamma di textures e colori, dalla pietra nera brillante al calcare rugoso, in distinti modi di pieni che si combinano e compongono con i vuoti.
Descrizione
Nel 1956 viene bandito un concorso di architettura per la costruzione della sede del Governo Civile a Tarragona, in un largo spazio circolare noto come il Tarraco Imperiale, che diventerà punto di partenza per lo sviluppo della città negli anni ’60. Tra i 15 progetti presentati vinse quello di Alejandro de la Sota. E la costruzione durò dal 1959 al 1963.
L’edificio si sviluppa su sei piani e comprende uffici governativi ed abitazioni, differenziate in facciata da una terrazza. In facciata è anche possibile leggere una stretta corrispondenza tra linguaggio e sviluppo interno, inteso a risolvere i rapporti spaziali tra i volumi che contengono le differenti destinazioni: lo spazio destinato alla rappresentanza si sviluppa su un’assialità obbligata; il blocco residenziale è più informale e si sviluppa in verticale.
Il disegno, epurato da ogni formalismo e sovrastruttura, predilige l’astrazione geometrica, quasi scultorea tra tagli e linee d’ombra, tra pieni e vuoti.
L’impiego di materiali tradizionali, come la pietra calcarea locale per le facciate, si affianca all’uso di altri di avanguardia utilizzati per i dettagli, rende quest’opera uno dei capisaldi dell’architettura del dopoguerra.
Materiali lapidei principali: Piedra de Borriol, Piedra de Saint Vicenç

PREMIO ARCHITETTURA VERNACOLARE
(originale esempio della tradizione costruttiva contadina)

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Foto © siti internet

ESPIGUEIROS E HORREOS
Granai in pietra della penisola iberica
Portogallo, Spagna

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Motivazione della Giuria:
Versione lapidea di una tipologia di magazzino per la conservazione dei cereali assai diffusa in Europa, frutto forse del processo di progressiva “pietrificazione” di un originario modello ligneo, gli horreos galiziani e gli espigueiros portoghesi rappresentano uno dei più straordinari e originali episodi di architettura vernacolare della penisola iberica.
Nelle soluzioni più raffinate ricordano antichi sarcofagi sollevati da terra mediante una sottostruttura di pilastri a fungo per preservare il grano dai roditori. Da un lato questi edifici sembrano, in alcuni casi, avvicinarsi all’architettura stilistico-formale classica, dall’altro rimandano ad un’origine remota, ad una matrice arcaica rappresentata da certe urne cinerarie preistoriche rinvenute nell’Europa settentrionale.
La varietà e la qualità delle soluzioni in cui è declinata questa unica, specifica tipologia è certamente dovuta alla sapienza e creatività con cui gli anonimi architetti hanno saputo modellare la pietra: il granito grigio delle regioni iberiche nord occidentali.
Descrizione
La necessità di proteggere il raccolto dall’umidità del terreno e dai roditori ha fatto sì che fin dall’epoca Romana le popolazioni costruissero accanto alle case di campagna dei depositi sopraelevati dal suolo. Si trovano esempi di Horreos in tutta Europa in legno o in pietra, in quest’ultimo materiale soprattutto nel nord Ovest della Spagna. In Asturia, prevalentemente a pianta quadrata, poggiano su pilastrini di pietra terminanti terminano con una lastra piatta, mentre la parte rimanente è prevalentemente lignea, in Galizia prevale la forma rettangolare e la costruzione si presenta interamente in pietra; in Portogallo sono chiamati Espigueiros, anche in questa area interamente lapidei e li troviamo a volte concentrati vicino ai villaggi come nella zona di Lindoso. L’accesso avviene generalmente da un’unica porta raggiungibile con una scaletta mobile di legno. Sul tetto si notano spesso pinnacoli e croci, elementi tipici della tradizione contadina.
Con il passaggio da un’agricoltura tradizionale, a conduzione familiare, ad una agricoltura intensiva e specializzata, molti di questi edifici hanno perso la loro funzione originaria e rischiano di vedere snaturata la loro semplice ed essenziale bellezza.
Materiali lapidei principali: Granito

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17 Giugno 2009

News

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il progetto dello spazio pubblico

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15 Giugno 2009

News

ESPLORARE NUOVI MONDI
La 53^ Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia

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Michelangelo Pistoletto

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Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce. Rappresenta una visione del mondo, e, se presa seriamente, deve essere vista come un modo di “costruire un mondo”.

È con queste parole che Daniel Birnbaum, direttore della 53. Esposizione Internazionale d’Arte, esprime e sintetizza il filo conduttore della mostra Fare mondi // Making Worlds (aperta al pubblico dal 7/6 al 22/11) che presenterà nei luoghi del rinnovato Palazzo delle Esposizioni (Giardini) e dell’Arsenale, i lavori di più di novanta artisti provenienti da tutto il mondo.
Questa Biennale d’Arte diviene così nell’intenzione del curatore e critico svizzero, Rettore della Staedelschule di Francoforte sul Meno, un’occasione per esplorare variegate realtà artistiche, create – ed esposte – non per soddisfare le aspettative delle istituzioni e del mercato dell’arte, ma bensì per allargare l’orizzonte verso scenari nuovi e sempre mutevoli di visione e fruizione.
Immaginari progettuali potenti, dunque, che spazieranno dall’installazione alla videoarte, dalla scultura alla performance, dalla pittura al disegno. Entreranno in gioco cioè tutti i vari linguaggi propri dell’arte contemporanea, i quali – nella maggior parte dei casi – si contamineranno reciprocamente, rafforzando in tal modo la complessità della visione offerta dall’opera.
É il caso delle “sperimentazioni pittoriche” – intese in un senso allargato rispetto a quello pure superfici bidimensionali campite da colori – proposte da artisti che non sempre possono essere definiti propriamente pittori, quali ad esempio Tony Conrad, Ulla Von Brandenburg, Cildo Mereles, Wolfgang Tillmans. O ancora Michelangelo Pistoletto che per l’occasione ha realizzato un’installazione illusionistica chiamata Seventeen Less One composta da diciassette specchi incorniciati e appesi a parete come fossero grandi tele.

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Thomas Saraceno

Tra gli altri temi che ricorrono in molti progetti esposti in questa Biennale è la ricerca architettonica, già implicita nel titolo di questa esposizione che con l’espressione “fare mondi” allude – tra i vari significati – all’idea di costruzione sottesa ad ogni creazione artistica. Lo dimostra l’opera visionaria di Yona Friedman o l’installazione fatta con fili di rame ed oro di Lygia Pape che accoglie i visitatori all’entrata dell’Arsenale, così come le ricerche grafiche o scultoree di artisti più giovani quali Marjetica Potrc e Thomas Saraceno.
Da segnalare, per quanto riguarda i Padiglioni Nazionali, quello degli Stati Uniti che propone la mostra antologica dedicata a Bruce Nauman Topological Gardens, e il padiglione della Danimarca e dei Paesi Nordici curato dal duo Elmgreen&Dragset, vincitore della menzione speciare “curare mondi”.

di Alessandra Acocella

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12 Giugno 2009

Appunti di viaggio

Ampliamento al cimitero di Molinetto (BS)

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L’appuntamento con l’opera dalle ombre lunghe è per le ore diciannove. Di ombre ce ne sono tante, create da una calda luce rosata e proiettate all’interno del nuovo recinto cimiteriale.
Dopo aver parcheggiato la bicicletta all’ingresso del vecchio cimitero, unica via di accesso preceduta da un viale con alti cipressi, percorro lo spazio che mi divide dal nuovo ampliamento, non senza suscitare una certa curiosità tra i pochi frequentatori. Lo spazio rispecchia una disposizione volumetrica molto frequente in Lombardia, due ampie corti per lo più lasciate a verde sono circondate perimetralmente da modesti edifici contenenti i loculi.
Percorro il sentiero principale lastricato. Qua e là qualche persona con in mano degli annaffiatoi, altri a mani conserte, frequentatori giornalieri che mi seguono con lo sguardo stupito mentre mi dirigo verso il nuovo ampliamento.

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Mi fermo davanti al grande portale di accesso: una “L” bianca rovesciata che produce uno sfondamento prospettico, proiettando lo spazio del vecchio cimitero nel nuovo. Una sorta di cerniera, un grande meccanismo che tiene assemblate le due parti così diverse tra loro e allo stesso tempo invita il visitatore ad entrare, non senza un certo sentimento di riverenza e misticismo.
Appena entrati ci si sente calati in una situazione spaziale totalmente capovolta.
Si prova una sensazione di apertura verso la campagna circostante, nonostante un’alta recinzione in blocchi di cemento di poco distanziati segua il perimetro.
Una quinta di “colonne” squadrate e permeabili al mutare del sole, ai rumori lontani della campagna, ma soprattutto al vento che s’infrange sul recinto producendo leggeri sibili e gradevoli brezze che ti accompagnano in una visita poco usuale. Queste “colonne”, distanti all’incirca venti centimetri l’una dall’altra, permettono una trasparenza frontale al visitatore, ma appena l’angolo visuale cambia lo circondano in una religiosa cortina.
Muovendosi lungo il sentiero, largo all’incirca sei dei miei passi, addossato al vecchio impianto cimiteriale e perpendicolare all’asse d’entrata si percepisce chiaramente l’intento di creare due luoghi simmetrici.
Luoghi dalla libera fruibilità, costellati da inusuali loculi erti nell’aria come totem, fissi nelle interserzioni di una ipotetica griglia ordinatrice.

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Nel momento in cui ci si addentra tra l’erigersi di questi bianchi totem, la simmetria e l’ordine si attenuano lasciando spazio al movimento rotatorio dei parallelepipedi. Ruotano con una apparente casualità l’uno sull’altro, come fossero girandole spiraliformi, che sfruttando le brezze presenti per mettersi in moto.
Mi addentro, giro, cammino sulla fine ghiaia rossastra producendo leggeri fruscii: la pausa è centrale.
Una inusuale cappella all’aperto si trova al centro dell’ala nuova, un’oasi di preghiera che mantiene un intenso legame con i luoghi di tumulazione laterali.
Sullo sfondo absidale una grande lastra di acciao corten sulla quale è incisa una grande croce stilizzata.

Emmanuele Visieri

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10 Giugno 2009

Citazioni

Parliamo d’architettura» con Paul Valéry

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Parliamo d’architettura: Eupalinos è presente tra noi. «La cosa più importante», dice Valéry, «è la distinzione tra quello che è veramente l’architettura, che deve rispondere a una regola, a un canone, a una misura, e quello che è soltanto décor de théatre. Per questo tra gli stili del passato preferisco il classico greco-romano … L’architettura deve essere musica, armonia tra le parti; corrispondenza a una misura, appunto come la musica. Le fabbriche degli architetti moderni non m’ispirano mai la voglia di fermarmi un momento per un croquis… Oggi l’architettura è solamente utilitaria, ed è giusto; ma insieme con l’utile si deve anche soddisfare l’occhio. Si è combattuto il vecchio decorativismo, ma non si è creata una decorazione nuova… L’architettura moderna manca d’adattamento all’ambiente; un architetto oggi disegna un progetto nel suo studio, senza pensare se la costruzione dovrà essere fatta a Parigi o a Pechino. Le architetture contemporanee si somigliano tanto tra loro in tutti i paesi, e in tutte le scuole, che ad un critico o ad uno storico futuro sarà impossibile distinguere le opere di un artista da quelle di un altro. E lo stesso si può dire per la pittura e per la scultura…».
Anche Ojetti nel suo recente articolo sul Corriere, ha detto la medesima cosa: ma c’è da domandarsi se sia un male così grande questa impossibilità di individuare le varie personalità; e poi, in altri tempi, non sarà accaduto lo stesso? I templi greci e romani nella loro uniformità permettevano di distinguere lo stile di un architetto da quello di un altro? E in certe cattedrali gotiche di Francia non troviamo pure la stessa identità di elementi, quando la personalità dell’artista si annegava nell’anonimato delle maestranze?

Antonio Muñoz, Con Paul Valéry a Santa Sabina e sulla Via Appia, in L’Urbe, Rivista Romana, Roma, Fratelli Palombi Editori, Anno II (1937), n. 4, p. 40.

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9 Giugno 2009

News

PELLE, SKIN, TEXTURE

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La Triennale di Milano ospita la mostra “Pelle, Skin, Texture” promossa da Marmomacc

“Pelle, Skin, Texture”. L’argomento è stimolante e poco dibattuto nell’ambito del design, poiché spesso si tende ad associarlo al mero rivestimento di pareti e pavimenti, o piani degli arredi. Ma il tema non è stato pienamente indagato come potenzialità creative. Per esempio, la pietra per sua natura aggiunge un valore precipuo: l’unicità del colore e delle venature appartenenti al pezzo di cava, ovvero l’irripetibilità della provenienza del materiale che può essere trasferita a prodotti replicabili.
Gli effetti legati alle texture variegate e policrome del marmo, così come alle relative tecniche artigianali di lavorazione, possono diventare il punto di partenza progettuale per arredi dall’estetica contemporanea. Analogamente, l’interpretazione per il tema della pelle può superare l’accezione bidimensionale ed essere espresso in chiave di plasticità o tridimensionalità delle forme. Come nei progetti della scorsa edizione (2007), la pelle può diventare sinonimo di sostenibilità e leggerezza, in contrasto con il peso del materiale e spingendo il confine tra naturale e artificiale.

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Marmomacc – Mostra Internazionale di Pietre, Design e Tecnologie promossa da Veronafiere, giunta quest’anno alla 44a Edizione – presenta questo progetto a cura di Evelina Bazzo, che si propone come annuale appuntamento tra marmo, pietra e design. Per la sua seconda edizione 2008, Marmomacc Incontra il Design ha scelto d’indagare proprio il tema della pelle, chiamando a rappresentarlo progettisti noti a livello internazionale ed aziende che hanno enfattizzato le attitudini del marmo in applicazioni a carattere sperimentale.
Da martedì 26 maggio, in concomitanza dell’annuale conferenza stampa di presentazione della prossima edizione di Marmomacc alla Triennale di Milano, la mostra “Pelle, Skin, Texture” espone gli esiti di questa esperienza con un allestimento di Cibic Workshop presso lo Spazio Material ConneXion fino al 26 giugno 2009, (il più grande centro di documentazione e ricerca sui materiali innovativi con sede a Milano e in altre città del mondo).

Espongono: Mario Bellini per Minera Norway, Riccardo Blumer per Scalvini Marmi, Roberto Canovaro per Marmo Arredo, Aldo Cibic per Quarella, Michele De Lucchi con Philippe Nigro
per Pibamarmi, Stefano Giovannoni per Grassi Pietre, Massimo Iosa Ghini per Budri,
James Irvine per Marsotto, Pietro Ferruccio Laviani per Citco, Simone Micheli per Odorizzi Porfidi, Pongratz Perbellini Architects per Testigroup, Marco Piva per Lasa Marmo, Denis Santachiara
per Marmi Ghirardi, Luca Scacchetti per Santa Margherita, Claudio Silvestrin per Il Casone.

Si annuncia, inoltre, la terza edizione del progetto.
Marmomacc Incontra il Design 2009, alla Fiera di Verona dal 30 settembre al 3 ottobre, percorso tra gli stand con il nuovo tema “Hybrind and Flexible”.

Mostra “Pelle, Skin, Texture”
26 maggio / 26 giugno 2009
Location: Spazio Material ConneXion – La Triennale di Milano – Viale Alemagna 6
Orari apertura: 10.30 – 20.30, chiuso il lunedì
Ingresso: libero

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